Esteri

Spagna alle urne, Ue in ansia: il voto di Madrid avrà riflessi a Bruxelles

21
Luglio 2023
Di Giampiero Gramaglia

Un voto cruciale, per la Spagna e per l’Europa: le elezioni politiche anticipate spagnole di domenica 23 luglio decideranno chi governerà la Spagna nella prossima legislatura, ma avranno un impatto anche sugli equilibri politici nel Consiglio europeo e un’influenza sul rinnovo, nel giugno prossimo, del Parlamento europeo.

Al voto, deciso dal capo del governo spagnolo, il socialista Pedro Sanchez, si arriva in un clima reso febbrile, nell’Ue, dalla decisione del vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans di lasciare Bruxelles per guidare il partito socialista olandese nelle prossime elezioni politiche, dopo le dimissioni a sorpresa del premier liberale Mark Rutte, che lascerà la politica – in carica da quasi 13 anni, è il decano del Consiglio europeo -.

Nell’analisi di EurActiv, le elezioni spagnole, che si svolgono mentre Madrid esercita la presidenza di turno del Consiglio dei Ministri dell’Ue, e che sono le ultime prima della pausa estiva, possono ribaltare i rapporti di forza attuali nel Paese, “ma anche quelli in Europa”.

La Spagna è ora governata da un’alleanza tra i socialisti e una coalizione di movimenti di sinistra, Sumar. Il Partito popolare, conservatore e guidato da Alberto Núñez Feijóo, è favorito nei sondaggi e potrebbe creare una coalizione di destra insieme al movimento di estrema destra Vox, accreditato del 13/14%. La legge elettorale dà ampie possibilità ai partiti regionalisti di entrare nelle Cortes, cioè in Parlamento..

Nell’imminenza del voto, il Financial Times osserva che l’estrema destra spagnola potrebbe tornare al potere per la prima volta dall’era franchista, chiusasi nel 1975. “Questa prospettiva sta suscitando una profonda inquietudine in Spagna e all’estero”, continua l’articolo, perché Vox vuole, fra l’altro, abrogare una legge che sancisce i diritti delle persone Lgbt+, respinge le preoccupazioni sul clima come “fanatismo di massa” e usa termini come “invasione musulmana” parlando d’immigrazione.

Il Washington Post titola: “Un’Unione europea di estrema destra potrebbe essere dietro l’angolo”, collocando le elezioni spagnole nella prospettiva di quelle europee. Meno drastico Politico, che considera il voto spagnolo “il più importante di quest’anno”: i popolari sono favoriti, ma il risultato “è imprevedibile e potenzialmente esplosivo”. Per il giornale, Sanchez potrebbe ancora vincere quello che è sostanzialmente un referendum sul suo operato; ma la prospettiva più probabile è, comunque, una vittoria di Feijóo.

Ultimo dibattito senza il candidato favorito
Nell’ultimo dibattito televisivo pre-voto tra i leader politici spagnoli, disertato, fra molte polemiche, dal favorito Feijóo, il leader dei popolari, l’asse progressista tra Sanchez e Yolanda Diaz, sua vice, leader di Sumar, ha messo alle corde – nella lettura fattane dai media spagnioli – il leader di Vox Santiago Abascal.

I due esponenti del governo uscente hanno largamente profittato dell’assenza di Feijòo, mostrandosi compatti. In particolare la leader di Sumar pare esserne uscita meglio di tutti, difendendo le donne e i loro diritti. Lei e Sanchez hanno criticato Giorgia Meloni, che appoggia Vox: Diaz ha affermato che la premier italiana “ha approvato una controriforma del lavoro il Primo Maggio”; e Sanchez, parlando di migranti, ha ricordato che “gli sbarchi più numerosi avvengono nell’Italia di Meloni, non in Spagna”.

La coppia di sinistra mirava a colpire, attraverso Abascal, anche il grande assente, il candidato premier popolare. E chissà che Feijòo non debba pentirsi di avere disertato il duello tv a tre giorni dal voto. In vantaggio nei sondaggi, ha preferito non rischiare, ma c’è chi commenta che “le elezioni non si vincono stando a casa, seduti sul divano di casa”.

Il confronto a trev è stato decisamente più pacato, e più argomentato del faccia a faccia tra i leader del Psoe e del Pp, Sanchez e Feijóo. Tuttavia, malgrado un  clima decisamente civile, ci sono stati momenti molto accesi. Abascal ha ribadito di voler abrogare le norme sulla violenza di genere. Diaz ha reagito mostrandogli la foto di due esponenti di Vox, che ridevano durante un minuto di silenzio per una vittima di femminicidio: “Smetta di ridere di noi … Non le permetteremo di toccare i diritti delle donne…”.

Un altro momento molto forte è stato quando Sanchez ha spiegato perché, a suo giudizio, il leader del Pp non ha partecipato al dibattito televisivo: “La verità è che Feijòo si vergogna di farsi vedere al fianco di Abascal: non si vergogna di usare i suoi voti e non si vergogna di governare con lei nelle regioni, ma di stare qui con lei sì”. Altri attacchi a Abascal sono venuti sul fronte dei diritti Lbgti+ e soprattutto sul cambio climatico: “Chi lo nega – ha detto Sanchez – ha l’ignoranza di chi non riconosce la scienza, di chi crede che la terra sia piatta”.

Abascal, dal canto suo, ha parlato soprattutto ai suoi sostenitori, insistendo sui temi a lui molto cari: la lotta ai burocrati di Bruxelles, la necessità di battersi contro l’immigrazione di massa, la tutela della sicurezza delle città, l’unità della Spagna. Ai suoi interlocutori, ha sostanzialmente ripetuto che “la sinistra mente, non dice la verità, imbroglia con dati falsi, è inaffidabile, si allea con i radicali e gli indipendentisti. E’ necessario un cambio radicale che solo Vox può assicurare”.

Il dibattito sulla tv pubblica spagnola Rtve ha avuto una discreta audience: una media di 4,1 milioni di telespettatori, pari a uno share del 34,6%.

La mobilitazione dei leader europei
L’importanza della posta in gioco a livello europeo spiega perché molti leader dei Paesi Ue si sono mobilitati: ad esempio, il cancelliere tedesco Olaf Scholz a favore di Sanchez e la premier italiana Giorgia Meloni pro Abascal. Al di fuori dell’Ue, l’ex leader del partito laburista Jeremy Corbyn, appoggia Sumar: “Le elezioni di domenica in Spagna – scrive su Twitter – danno una scelta chiara: una politica della paura o una politica della speranza. Sono orgoglioso di sostenere Diaz e Sumar e la loro campagna a favore dei diritti dei lavoratori, le tasse sul patrimonio e la giustizia climatica”.

La commissaria europea agli Interni, Ylva Johansson, svedese, a margine di una riunione informale a Logrogno, sull’Ebro, ha detto: “E’ sempre preoccupante quando si vedono posizioni estremiste, soprattutto se la questione migratoria è usata in modo da spaventare i cittadini”. La presenza di Vox al governo in Spagna potrebbe compromettere i negoziati nell’Ue su nuove regole per asilo e migranti, ma – ha aggiunto Johansson – “la Commissione europea deve lavorare coi governi eletti”.

Alla vigilia del voto, l’assenteismo ‘da estate’ preoccupa i partiti  e potrebbe alterare i risultati rispetto ai sondaggi. Per questo, Feijóo intende proibire per legge elezioni politiche a luglio e agosto, “perché non è ragionevole farle”. Nella serie ‘chi predica bene, razzola male’, lo stesso Feijóo, quando era governatore della Galizia, convocò una tornata elettorale in estate, il 12 luglio: avvenne nel 2020, l’anno della pandemia, quando la stagione pareva la più idonea per votare sennza grossi rischi sanitari. Da quel voto, Feijóo uscì con maggioranza assoluta.

Movimenti a Bruxelles con un anno di anticipo
A Bruxelles, intanto, è in atto una sorta di fuggi fuggi dalla Commissione europea: l’esodo normalmente comincia qlche mese prima di fine mandato, ma ora mancano oltre 15 mesi. La candidatura del vice-presidente Timmermans, responsabile del Green Deal UE, sostenuto in Olanda falla coalizione formata dal Partito laburista (PvdA/S&D) e da GroenLinks (GL/Greens) crea polemiche e interrogativi.r

Prima di lui, la commissaria bulgara Mariya Gabriel, responsabile di cultura e istruzione, ha lasciato il suo posto per diventare, a Sofia, vice-premier e ministro degli Esteri. E, infine, almeno per ora, la veterana e potentissima danese Margrethe Vestager, responsabile della concorrenza, punta ad assumere la guida della Bei, la Banca europea degli investimenti.