Esteri

Usa: Camera, i ‘trumpiani’ sfiduciano lo speaker; Congresso nel caos, politica in tribunale

05
Ottobre 2023
Di Giampiero Gramaglia

Nella storia dell’Unione, presto 250 anni, non era mai successo: lo speaker della Camera è stato sfiduciato. Il repubblicano Kevin McCarthy paga il compromesso con i democratici per sventare uno shutdown, cioè una paralisi della pubblica amministrazione: i ‘trumpiani’ del suo partito gli rimproverano la connivenza con gli avversari. E paga l’apertura di una procedura d’impeachment nei confronti del presidente Joe Biden, fatta per compiacere i ‘trumpiani’: per questo, i democratici, decidono di non salvarlo.

Alla fine il computo dei voti è di 216 per la sfiducia e 210 contro su 445 deputati; decisivi i suffragi di otto ‘trumpiani’ che votano contro McCarthy. La mozione di sfiducia, del resto, era stata presentata da uno di loro, Matt Gaetz, deputato della Florida, arci-nemico dello speaker. “La scena – scrive la Cnn – evidenzia come i mercanti dell’Apocalisse controllano il Partito repubblicano, facendo piombare gli Stati Uniti in una palude politica sempre più profonda”.

Camera: la corsa alla successione
Da un giorno all’altro, l’attività del Congresso finisce nel caos, così come era già stato in gennaio, all’inizio della legislatura, quando c’erano volute 15 votazioni per eleggere McCarthy, già allora osteggiato da una ventina di deputati dall’ala ‘trumpiana’. La Camera deve darsi un nuovo speaker per potere funzionare regolarmente: l’estromesso ha già annunciato che non intende più candidarsi; la corsa all’incarico è aperta.

Il deputato Patrick McHenry, repubblicano della North Carolina, ha assunto le funzioni di speaker pro tempore. I media Usa danno per favoriti Steve Scalise, della Louisiana, il ‘numero due’ del partito alla Camera, e Jim Jordan, dell’Ohio, presidente della Commissione Giustizia. Ma si citano pure Kevin Hern, dell’Oklahoma, presidente del Centro Studi repubblicano, e lo stesso McHenry. E, fra gli estremisti di destra, c’è chi vorrebbe eleggere Donald Trump: lo speaker può non essere un deputato.

Con uno scontro sugli aiuti all’Ucraina in atto e l’ombra di uno shutdown di qui a sei settimane, c’è da fare in fretta. Ma la Camera e tutto il Congresso restano prigionieri della confusione e dell’ansia innescate dall’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, che ha lasciato il Partito repubblicano profondamente diviso tra chi continua a sostenere Trump e chi pensa che il magnate ex presidente abbia fatto il suo tempo.

McCarthy, quando la stella polare è ‘restare a galla’
McCarthy, 58 anni, deputato della California dal 2007, era una figura debole: un ‘sor tentenna’, messosi al servizio di Trump fin dalla campagna elettorale per Usa 2016, come Mitch McConnell, 81 anni, del Kentucky, leader dei senatori repubblicani, il cui ruolo è ora compromesso da problemi di salute. Prese le distanze da Trump dopo il 6 gennaio 2021, McCarthy ne era tornato agli ordini e ne aveva assecondato le scelte, rivelatesi perdenti, per il voto di midterm del novembre 2022.

Conquistata comunque la maggioranza alla Camera, ma persa quella al Senato, i repubblicani lo avevano eletto speaker dopo che l’ala ‘trumpiana’ lo aveva tenuto in scacco per settimane.

In questi nove mesi, McCarthy ha spesso assecondato gli estremisti del partito, ad esempio aprendo una commissione d’inchiesta su Hunter Biden, il figlio del presidente, e avviando una procedura d’impeachment contro il presidente, destinata a finire in una bolla di sapone.

Ma è bastato che McCarthy accettasse un compromesso con i democratici per evitare lo shutdown, che, dal primo ottobre, avrebbe privato di servizi decine di milioni di cittadini e dello stipendio milioni di dipendenti pubblici, perché i ‘trumpiani’ lo accusassero di tradimento, nonostante sia sempre stato più falco che colomba.

“Muoiono più americani al confine tra Usa e Messico che ucraini nella guerra contro la Russia”, aveva detto a inizio settimana, spiegando, in conferenza stampa, il taglio dei fondi per l’Ucraina: “La Casa Bianca non può continuare ad ignorare il dramma degli americani al confine”. Posizione in sintonia con quella di Trump su Truth, il suo social: “Perché Biden non fa contribuire l’Europa” alle spese per l’Ucraina? “Non dovremmo spendere neanche un dollaro in più, fin quando l’Europa non avrà speso quanto noi”, aggiunge Trump, secondo cui il Vecchio Continente è indietro di 175 miliardi di dollari rispetto agli Stati Uniti negli aiuti a Kiev.

Molti deputati repubblicani, ora, “schiumano rabbia” – l’espressione è del Washington Post – contro Gaetz, che ha voluto e presentato la mozione di sfiducia utilizzando uno strumento procedurale creato oltre un secolo fa, chiamato ‘motion to vacate’, e mai usato finora. McCarthy aveva provato a disinnescare l’iniziativa con una contromossa procedurale, ma non c’era riuscito.

Dal Congresso ai tribunali, Hunter e Donald
La vicenda di McCarthy e l’impasse della Camera s’intreccia con sviluppi giudiziari su due fronti che concorrono a rendere confuso e febbrile il quadro politico Usa. A Wilmington, nel Delaware, Hunter Biden, il figlio del presidente, comparso in un’aula di tribunale, s’è dichiarato non colpevole delle accuse mossegli: avere detto il falso al momento dell’acquisto di un’arma nel 2018, tacendo sui suoi problemi di droga e di alcol. Il processo potrebbe interferire con la campagna elettorale, l’anno prossimo.

Un patteggiamento fra accusa e difesa saltò l’estate scorsa per questioni procedurali. David Weiss, il procuratore speciale che si occupa del caso, starebbe vagliando se mettere sotto accusa Hunter anche per una vicenda di tasse in California.

A New York, invece, Trump s’è presentato nell’aula del tribunale che deve giudicare per frode lui, due suoi figli – Donald jr ed Eric – e la Trump Organization, la holding di famiglia: l’accusa è d’avere gonfiato il valore dei suoi beni, per migliorare la propria immagine e ricavarne vantaggi negli affari, addebiti che intaccano la fama di imprenditore di successo.

Nonostante i moniti del giudice, che gli vieta di commentare il caso, Trump, che rischia una multa di oltre 250 milioni di dollari e la sospensione dell’attività della Trump Organization, trasforma le udienze in eventi della campagna elettorale.

Il magnate è stato presente in aula per due giorni, anche se ciò non era necessario, e ha organizzato, a margine, incontri mediatici, ribadendo di essere vittima di un sistema giudiziario politicizzato e d’una caccia alle streghe – tesi che lo stanno aiutando nella corsa alla nomination repubblicana – e prendendosela con la procuratrice generale di New York Laetitia James e con i suoi collaboratori.

Udienze e comizi a margine delle udienze coincidono con picchi nella raccolta di fondi, E Trump vede la sua posizione di battistrada nella corsa alla nomination repubblicana rafforzarsi, man mano che i rinvii a giudizio aumentano: a New York, è a giudizio anche per il pagamento in nero nel 2016 a una pornostar; a Washington, per i fatti del 6 gennaio 2021; in Georgia, per avere cercato d’alterare i risultati elettorali in quello Stato; e in Florida, per avere sottratto agli Archivi nazionali centinaia di documenti riservati.