Esteri

Trattare il Covid come un’influenza, in Gran Bretagna si vuole tornare alla normalità

10
Gennaio 2022
Di Alessandro Cozza

Il virus non potrà monopolizzare la nostra vita per sempre, è ora di cambiare approccio e trattare il Covid come un’influenza Questa è la linea sulla quale alcuni paesi europei, Gran Bretagna e Spagna su tutti, stanno iniziando a muoversi. Da una parte diversi ministri della squadra guidata da Boris Johnson spingono il premier a diminuire ancora l’isolamento per coloro che risultano positivi anche se pienamente in regola con il ciclo vaccinale tanto che il primo ministro pare stia elaborando una nuova strategia per la transizione dalle restrizioni da attuare entro marzo; dall’altro capo d’Europa, Madrid sta lavorando in questo senso da settimane. L’obiettivo degli spagnoli è monitorare l’evoluzione del Covid come un’influenza comune, abbandonando per esempio il conteggio dettagliato dei casi e analizzando invece la diffusione del Covid sulla base di campioni significativi raccolti da operatori sanitari. Come ha sottolineando il premier Pedro Sanchez, «è un dibattito che stiamo cercando di aprire a livello europeo; lo stesso ministro della Salute lo ha sollevato con diversi colleghi». Si tratta di “un dibattito necessario” perché grazie alla scienza «abbiamo una risposta per tutelarci e ridurre, per quanto possibile, i contagi tra la popolazione».

Nel Regno Unito, però, il tema è più che mai caldo. A far sentire la sua voce, oggi, è stato il Dottor Clive Dix, l’ex presidente della task force sui vaccini del Regno Unito, il quale ha chiesto un importante ripensamento della strategia Covid del paese, invertendo l’approccio degli ultimi due anni e tornando a una “nuova normalità”: è arrivato a dire che «la vaccinazione di massa sulla popolazione nel Regno Unito dovrebbe ora terminare» perché adesso è il momento di gestire la malattia, non la diffusione del virus. Le sue parole arrivano contestualmente al dato diffuso dal sistema sanitario nazionale (Nhs), il quale ricorda che finora 36 milioni di britannici hanno ricevuto la terza dose, ma che tuttavia si è registrato il picco giornaliero di contagi da febbraio dello scorso anno, commentato così da Johnson: «Il coronavirus ha messo a dura prova il nostro paese e oggi il numero di morti registrati ha raggiunto i 150.000». 

“A dura prova il nostro Paese”: è proprio su questo concetto che diversi rappresentati del mondo scientifico inglese fanno leva per provare a convincere le autorità che è arrivato il momento di invertire il trend di gestione della pandemia. A lanciare l’allarme è Chris Hopson, direttore di Nhs Providers, l’associazione che rappresenta i responsabili delle strutture ospedaliere britanniche: «C’è un impatto chiaro, deplorevole, sulla qualità dell’assistenza e, nelle parti più sotto pressione del sistema, un preoccupante aumento del rischio per la sicurezza dei pazienti». Questo dato, purtroppo, è ormai evidente in tutta Europa. Quanto tristemente denunciato l’anno scorso come una emergenza legata al fatto che tante patologie venivano messe in secondo piano per curare il Covid, oggi è diventata una triste consuetudine contro la quale il mondo scientifico sta iniziando seriamente a battersi.

E proprio nella settimana in cui Israele è diventato il primo Paese a intraprendere il quarto ciclo di vaccinazioni contro il Covid per gli over 60 e gli operatori sanitari che hanno avuto il terzo vaccino almeno tre mesi fa, Greg Clark, presidente Tory del comitato scientifico e tecnologico Commons, ha affermato che una quarta dose di vaccino dovrebbe essere presa in considerazione, al momento, solo per gli operatori sanitari.

Il dibattito è aperto, ma quanto sostenuto da Dix, “dovremmo iniziare a pensare a quando interrompere i test e lasciare che le persone si isolino quando non stanno bene e tornino al lavoro quando si sentono pronte, allo stesso modo in cui facciamo in una brutta stagione influenzale”, sembra essere davvero il prossimo capitolo della saga della pandemia che ha sconvolto il mondo nel XXI secolo. Certo, a condizione che si sia vaccinati. Questa è una precondizione necessaria per trattare il Covid come un’influenza e per rendere il cambio di rotta realmente possibile.