Esteri

Roma-Bruxelles-Kiev, l’asse che indirizza l’inizio anno della politica

14
Gennaio 2023
Di Beatrice Telesio di Toritto

La seconda settimana dell’anno parte con i riflettori puntati oltreoceano, nello specifico sul Brasile, dove domenica migliaia di sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro hanno assaltato tre edifici delle istituzioni brasiliane protestando contro la sua sconfitta alle ultime elezioni. Un attacco materiale, certo, che ha portato all’arresto di oltre 1500 persone, ma anche uno metaforico diretto alla democrazia, che ha allarmato il mondo intero. Inevitabile, infatti, il confronto con quanto accaduto già a Washington il 6 gennaio 2021 quando i sostenitori dell’allora Presidente uscente Donald Trump hanno preso d’assalto il Campidoglio degli Stati Uniti contestando il risultato delle elezioni presidenziali del 2020. Una deriva anti-democratica, quindi, che sembra ripetersi ancora accrescendo le preoccupazioni dei maggiori leader mondiali, a partire da quello statunitense, che teme “contagi” per una democrazia che deve ancora guarire del tutto dalle ferite della presidenza trumpiana.

Il tutto accade quasi in contemporanea con l’incontro a Roma, a margine della commemorazione dell’ex presidente del Parlamento europeo David Sassoli, tra la premier Giorgia Meloni e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Le due si sono confrontate a palazzo Chigi per circa un’ora su tutti gli argomenti più caldi del momento, dall’Ucraina all’energia, dal Brasile all’immigrazione, con un occhio di riguardo sull’attuazione del Pnrr e sulla possibilità auspicata dal governo Meloni di applicarvi, seppur senza stravolgimenti, alcune modifiche. Richiesta, quest’ultima, a cui la Presidente della Commissione si apre al confronto lasciando ai tecnici, e al Ministro Fitto, il compito di adoperarsi per trovare una soluzione che possa soddisfare entrambe le parti. Uno scambio di vedute, insomma, più che cordiale quello tra le due leader, a conferma della sintonia e dello spirito di collaborazione che lega ormai l’Italia ai vertici europei e viceversa.

Un clima di cooperazione internazionale che viene ribadito anche con la firma della terza dichiarazione congiunta tra Unione europea e Nato, avvenuta martedì, che sancisce e rafforza la collaborazione riguardo le sfide alla sicurezza, agli interessi e ai valori della comunità euroatlantica. “Rafforzeremo ulteriormente la nostra cooperazione nei settori esistenti ed espanderemo e approfondiremo la nostra collaborazione per affrontare in particolare la crescente competizione geostrategica, la protezione delle infrastrutture critiche, le tecnologie emergenti e dirompenti, lo spazio, le implicazioni per la sicurezza del cambiamento climatico, nonché la manipolazione e l’interferenza di informazioni straniere”, si riporta nel documento. 

La guerra russo-ucraina rimane al centro delle attenzioni internazionali: la Russia viene considerata “la più grave minaccia” alla sicurezza occidentale degli ultimi decenni e il pieno sostegno all’Ucraina viene confermato anche attraverso l’invio di tutte le armi «di cui hanno bisogno», afferma con decisione la von der Leyen. Un indirizzo che sembra andar per la maggiore anche in Italia, dove mercoledì il Senato ha approvato il dl che proroga di un anno il mandato al Governo per la prosecuzione delle forniture militari a Kiev. Un esito atteso, come atteso era anche il voto contrario da parte del M5S e Alleanza Verdi Sinistra, da sempre contrari alla questione. Meno scontata invece la spaccatura sul tema che ha colpito il Pd, che appare oggi più diviso che mai, come dimostrano anche le polemiche riguardo le modalità di votazione delle primarie. In Aula, le senatrici democratiche Susanna Camusso e Vincenza Rando si sono astenute dalla votazione del provvedimento, rivendicando poi la loro scelta, mentre due loro colleghi, Andrea Giorgis e Valeria Valente hanno espresso voto contrario, nonostante una nota del partito spieghi come per quest’ultimi si sarebbe trattato di un mero errore nella digitazione del voto. Si delinea così in maniera ancora più esplicita l’esistenza di due Pd: uno che si riconosce nella candidata Elly Schlein e che cerca di riavvicinarsi al M5s e di recuperare il rapporto con la Cgil, e un altro che prova, invece, a restare ancorato alla linea atlantista tracciata dall’ex Ministro della Difesa Guerini e che strizza un occhio al Terzo Polo con Bonaccini come nuovo segretario. Diversa invece la postura della maggioranza che appare oggi granitica nel sostenere Kiev con tutti i mezzi a disposizione possibile, anche al di là di quelli militari. A confermarlo è ad esempio il viaggio intrapreso dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e dal Presidente di Confindustria Carlo Bonomi a Kiev questa settimana per offrire supporto alla ricostruzione delle infrastrutture e della filiera produttiva ucraina. Nell’illustrare gli impegni italiani nel campo degli aiuti umanitari, sociali ed economici, il Ministro Urso ha infatti affrontato le tematiche di cooperazione industriale e tecnologica ponendo le basi di quelle che saranno le possibili partnership per la ricostruzione dell’Ucraina, sperando che l’Italia ne possa far parte.