Esteri

Meloni incontra il segretario Nato Stoltenberg. Sull’Ucraina nessun passo indietro

10
Novembre 2022
Di Giampiero Cinelli

Per Giorgia Meloni questa è la fase di consolidamento dei rapporti internazionali. Oggi infatti a Palazzo Chigi è giunto Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato. «Confermo l’impegno dell’Italia nei confronti della Nato e delle sfide comuni che l’Alleanza si trova ad affrontare in questo momento delicato – ha detto il premier –. Considero prioritario lavorare per rafforzare l’Alleanza nel suo complesso con un forte pilastro che deve essere anche europeo con l’obiettivo di renderla ancora più forte e capace di rispondere alle minacce da ogni direzione».

Soddisfazione per i risultati sul campo

Stoltenberg dal canto suo non ha evitato un tono amichevole: «Primo ministro Meloni, cara Giorgia, grazie per avermi dato il benvenuto a Roma, è sempre bello tornare qui, e molte congratulazioni per il tuo incarico di primo ministro dell’Italia». Una volta superati i convenevoli è subito passato al cuore delle questioni strategiche attuali, riferendosi alla ritirata dei russi da Kherson. Definendola un’ottima notizia e la prova della virtù degli ucraini. Molti territori sono stati liberati grazie all’impegno Nato e in massima parte americano. Un obiettivo già condiviso pubblicamente e apertamente da Meloni. Eppure, dall’incontro, molto formale, non è trapelato nessun indizio evidente su quali saranno gli sviluppi della vicenda bellica e le intenzioni della parte occidentale.

Lo scenario ucraino

Perché se è vero che i russi hanno lasciato Kherson, riconoscono ancora l’annessione di quella regione e il conflitto, senza chiari segnali di inizio trattative, può durare ancora molto a lungo. Alcuni osservatori hanno infatti ipotizzato che la ritirata sia stata solo una mossa tattica, per ripiegare sulla riva sinistra del fiume Dnipro e da lì sferrare attacchi più insidiosi, evitando così il rischio che la diga idroelettrica di Kakhovka si rompa con conseguenze catastrofiche. Il consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak, in un’intervista al Corriere della Sera ha detto esplicitamente di non credere alla ritirata russa: «Noi vediamo ancora una parte delle truppe russe attestate a Kherson, non è escluso che le loro unità restino posizionate e nascoste tra le vie e le case della città».

Il dossier resta centrale e intricato. Ma la linea del governo Meloni non sembra equivocabile. La prova del nove ci sarà in occasione del rinnovo del decreto di invio di armi a Kiev. Intanto il rimescolamento delle Camere statunitensi potrebbe anche determinare un cambio di approccio sulla questione da parte di Joe Biden, posto che, secondo molte indiscrezioni, trattative sottobanco già ci sono.

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