Esteri

L’imbuto delle forze europeiste

27
Giugno 2024
Di Gianni Pittella

Siamo agli inizi di un imbuto da cui mi auguro le forze europeiste possano uscire indenni e sopratutto senza snaturare l’impronta politica su alcune grandi sfide, a cominciare da ambiente economia e immigrazione.

Popolari Socialisti e Liberali entrano nell’imbuto con un’intesa sulle nomine principali: la von der Leyen alla Presidenza della Commissione, Costa alla Presidenza del Consiglio, Kallas Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza, la Metsola Presidente del Parlamento.

Ma incontreranno numerose criticità e trappole lungo la attuazione di questa intesa.

La Prima è la prova del voto in Parlamento. Il 15 luglio servirà una maggioranza di almeno 361 voti a favore sul nome della von der Leyen. La seconda è l’esito delle elezioni legislative francesi il cui primo turno è previsto domenica prossima.

Lunedì primo luglio l’Europa potrebbe svegliarsi con un successo dello schieramento Lepenista (ribaltabile nel secondo turno) e con una incipiente presidenza di Orban del Consiglio semestrale della UE e in settembre ci saranno alcune elezioni decisive in importanti Lander tedeschi che potrebbero confermare il trend di crescita di AFD il partito di estrema destra tedesca.

E poi ci saranno le elezioni americane il cui esito è certamente influente sugli equilibri europei.
Si tratta di ipotetici rischi politici ed elettorali che, per parte mia, non auspico affatto ma che, se inverati, metterebbero in ginocchio la intesa raggiunta dalle forze europeiste.

E non basterà un accordo più o meno tacito con la Meloni (vice presidenza e commissario di peso alla Italia) per allontanare questo pericolo se non vi sarà sufficiente chiarezza su ciò che la maggioranza europeista vuole fare in questa legislatura.

Cinque anni fa la postura della alleanza europeista fu chiara almeno su alcuni punti: forte impegno contro il surriscaldamento del pianeta (arrivò il Green Deal), gestione intelligente dei flussi immigratori e una politica economica meno condizionata dai fondamentalisti dell’austerità (dopo la pandemia arrivò il Next Generation Eu con la emissione di eurobond).

Qualche segnale che arriva da Bruxelles indica una torsione significativa: annacquamento del Green Deal, gestione securitaria della immigrazione e ritorno in pompa magna della austerità.

Ora se è condivisibile un maggiore gradualità sulla transizione ecologica ed energetica, è assolutamente inaccettabile rincorrere i populisti sulla immigrazione e suicida chiudere i rubinetti degli investimenti sui beni pubblici europei.

Si sono letti bene i risultati elettorali e la provenienza del voto anti europeo?
Forse un supplemento di analisi non guasterebbe.

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