Esteri

Il nuovo establishment del Parlamento UE riparte dalle commissioni speciali

22
Marzo 2022
Di Carmine Nino

Con lo scoppiare della guerra in Ucraina, sembra quasi passata un’era geologica dal Covid. Il lockdown, la corsa all’approvvigionamento per i vaccini, l’istituzione del Recovery Fund, sembrano cose lontane, frutto di un periodo finito da tempo. In Parlamento europeo, nonostante la nostra percezione fallace dettata dalla cronaca di questi giorni, che ci ha fatto riscoprire fragili non solo per quanto riguarda la Salute, il 10 Marzo è stata votata a larga maggioranza dai deputati europei riuniti nella Plenaria di Strasburgo la costituzione di nuove commissioni speciali tra cui una sulla pandemia Covid 19.

La commissione speciale sulla pandemia nasce per identificare le “lezioni apprese” dalla pandemia e indicare “raccomandazioni per il futuro”, a partire dalla rilettura delle risposte date dall’Ue al diffondersi del Covid-19 in diversi ambiti: la salute certamente, poi la democrazia, i diritti fondamentali, l’economia e la dimensione sociale anche sul piano delle relazioni internazionali.

Un mandato molto ampio, e che proprio grazie alla dicitura “raccomandazioni per il futuro” darà spazio ai parlamentari europei di trattare molti temi e di costruire un rapporto denso di considerazioni da cui la Commissione sicuramente prenderà spunto per costruire le proposte legislative dei prossimi due anni di legislatura.

La scelta del Parlamento Europeo di approfondire tutte le implicazioni che questo periodo storico ha avuto, non può che essere accolta con favore ma le ragioni politiche di questa scelta stanno tutte nel rinnovo delle cariche di vertice avvenuto a Gennaio 2022 dopo la tragica scomparsa del Presidente Sassoli. 

L’istituzione delle commissioni speciali è stata inclusa infatti, in un pacchetto di priorità politiche per la seconda parte del mandato legislativo del Parlamento, concordato lo scorso gennaio dai tre maggiori partiti – EPP, S&D e Renew.

Fanno parte del pacchetto altre due commissioni speciali; una è la prosecuzione del lavoro iniziato nel 2021 sulle ingerenze straniere e l’altra, di cui sentiremo molto parlare, è su Pegasus, lo spyware sviluppato dall’ormai nota società israeliana NSO e usato per spiare giornalisti, attivisti e capi di Stato.

Se le condizioni sono giuste, le commissioni speciali possono svolgere un ruolo importante in Parlamento e creare uno slancio politico decisivo come abbiamo visto in passato con la lotta contro la frode e l’evasione fiscale.

La commissione speciale sul Covid può dunque essere uno spartiacque, sia per far emergere la centralità del Parlamento Europeo sui temi della salute – non è di oggi, infatti, la polemica sull’influenza delle Big Pharma nella commissione europea – sia perché questo ulteriore passaggio, dopo la commissione BECA, può essere un tassello fondamentale per una presa di coscienza europea sul tema della salute, fino ad oggi troppo legato alle dinamiche dei singoli stati nazionali.

La Commissione speciale Covid sarà di 38 Membri di cui 10 EPP (popolari) , 8 S&D (socialisti), 6 Renew (liberali), 4 Greens (verdi), 3 ID (euroscettici), 3 ECR (conservatori), 2 The Left (sinistra), 2 NI (non iscritti).

Le prime anticipazioni parlano di un accordo di massima tra EPP, S&D e Renew per gli incarichi di vertice. 

Ai Socialisti andrebbe la Presidenza della Commissione, ai Popolari il relatore e a Renew il 1° Vice Presidente.

La composizione ed i relativi nomi verranno decisi il 23 Marzo e resi pubblici il giovedì 24 Marzo.

Attualmente, la salute pubblica è una delle tante competenze della commissione ambiente del Parlamento (ENVI) che è principalmente responsabile della politica ambientale, della salute pubblica e della legislazione sui prodotti chimici e delle questioni di sicurezza alimentare, compresa la legislazione veterinaria.

Lo scorso novembre, il Partito Popolare Europeo (PPE), ha lanciato l’idea di una sottocommissione permanente sulla salute all’interno della commissione ENVI.

Da due anni a questa parte abbiamo compreso però che il mondo che verrà non sarà più quello in cui abbiamo sempre vissuto e quindi adattare il funzionamento delle istituzioni al profondo cambiamento che stiamo vivendo sembra essere diventato ineludibile.

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