Esteri

Il dramma di Gaza: tra sicurezza israeliana e una crisi umanitaria senza precedenti

25
Maggio 2025
Di Gianni Pittella

Il ministro del Tesoro del governo israeliano ha detto una cosa drammaticamente vera: “Stiamo distruggendo Gaza e il mondo non ci dice nulla”.

Chi scrive ha sempre sostenuto il diritto del popolo israeliano a vivere in condizioni di sicurezza e non ha esitato a condannare, senza se e senza ma, il terribile attacco di Hamas del 7 ottobre 2024 e ogni forma di antisemitismo.

La reazione del governo israeliano si è progressivamente configurata come inauditamente sproporzionata e oggi si prefigge deliberatamente l’occupazione totale di Gaza, utilizzando la carestia come arma di guerra. Si sta realizzando così una vendetta cieca che uccide donne, uomini e bambini, mentre il mondo resta a guardare.

Il disegno del governo israeliano appare come un esercizio di dominio coloniale e il rischio che ciò evochi reazioni inaccettabilmente antisemite — come quella dolorosa accaduta nelle ultime ore a Washington — è davvero alto.

In questo quadro così manifestamente drammatico, cominciano finalmente a muoversi le diplomazie europee e persino Trump manda segnali indiretti a Netanyahu con la sua recente visita in Medio Oriente, durante la quale ha ignorato Israele, storico riferimento americano in quel quadrante geopolitico.
Ma la carneficina umanitaria è così grande e i rischi che attraversano il mondo così alti che non bastano tiepide denunce e messaggi indiretti. Se non si ferma l’occupazione di Gaza e il massacro di civili innocenti, non è difficile prevedere una rottura e una reazione di tutti i paesi arabi del Golfo e una nuova ondata di terrorismo, alimentato dalla “causa palestinese”.


Tutto questo riguarda tutti noi, in particolare noi europei, che avremmo dovuto imparare dalla storia quanto siano pericolosi un Mediterraneo e un Medio Oriente in fiamme.