Esteri

Quando Musk spegne Starlink

08
Settembre 2023
Di Giampiero Cinelli

Secondo Walter Isaacson, che sta per pubblicare la biografia di Elon Musk, il miliardario di origine sudafricana avrebbe ordinato ai suoi ingegneri di disattivare la rete di comunicazioni satellitari Starlink vicino alla costa della Crimea l’anno scorso, per ostacolare un attacco dell’Ucraina contro la flotta russa. La decisione del patron di Tesla, che ha poi costretto i funzionari di Kiev a chiedere di riaccendere i satelliti, è stata dettata dal forte timore che la Russia potesse rispondere ad un attacco ucraino sulla Crimea con armi nucleari, si legge nel libro di cui la Cnn ha ottenuto qualche estratto. Il testo infatti esce tra quattro giorni.

Il contesto

L’episodio in questione è dell’anno scorso, quando droni carichi di esplosivo si stavano per avvicinare a navi russe, ma all’improvviso era sparita la comunicazione. Musk a quanto pare non ha smentito, aggiungendo di aver al contrario aiutato Kiev con il servizio di Starlink quando i russi avevano oscurato la rete telefonica ucraina, ma di aver tentennato nel caso del tentato attacco.

Come risponde Kiev

L’Ucraina ha replicato attraverso il Consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha scritto sui social: «A volte un errore è molto più di un semplice errore. Non consentendo ai droni ucraini di distruggere parte della flotta militare russa tramite Starlink, Elon Musk ha permesso a questa flotta di lanciare missili Kalibr contro le città ucraine. Di conseguenza, civili e bambini vengono uccisi. Questo è il prezzo di un cocktail di ignoranza e grande ego. Tuttavia, la domanda rimane ancora aperta: perché alcune persone vogliono così disperatamente difendere i criminali di guerra e il loro desiderio di commettere omicidi? E ora si rendono conto che stanno commettendo il male e incoraggiando il male?».

Una possibile interpretazione dell’accaduto

Pur comprendendo il risentimento del Consigliere ucraino, egli giudica doveroso un supporto tecnico, peraltro da parte di un privato cittadino – sebbene molto importante – per aggiungere sangue al sangue già versato. In quel caso non a scopp difensivo ma di attacco deliberato. Ad ogni modo, Elon Musk potrebbe aver avuto scrupoli non tanto per ragioni etiche, e non perché non è un decisore politico. Volendo infatti interpretare il suo ruolo sociale in modo meno scolastico, verrebbe invece da ipotizzare che abbia ricevuto pressioni proprio dall’amministrazione americana, affinché non favorisse una guerra simmetrica a tutti gli effetti. Del resto, mentre è chiaro a tutti che gli Usa vogliono contrastare fortemente l’offensiva russa, non è invece evidente che sarebbero favorevoli a un combattimento sui rispettivi territori. Indizio al fatto che la cosiddetta escalation non sia caldeggiata, è il basso profilo che si sta tenendo rispetto ad avvenimenti di grande impatto che ruotano attorno alla guerra, come l’esplosione dei gasdotti Nord Stream nel Baltico e l’uccisione della figlia del filosofo conservatore Alexander Dugin, vicino alla politica putiniana, a opera degli ucraini stando all’intelligence Usa. Un’operazione che non era stata concordata con Washington e che non è piaciuta a Biden.