Esteri

Draghi-Biden, il vero ruolo dell’Italia

14
Maggio 2022
Di Alessandro Caruso

Proviamo per un attimo a spostare il baricentro dell’analisi relativa all’incontro Draghi-Biden di questa settimana. Il vertice è stato rappresentato in modo trionfalistico nelle cronache nostrane. E non a torto, a dirla tutta, perché è certamente vero che il Presidente del Consiglio italiano ha consolidato il suo ruolo di statista europeo agli occhi non solo degli USA ma anche degli altri leader dell’UE. Un ruolo corroborato, evidentemente, dal suo impegno per arrivare a negoziati credibili e costruttivi.

Ma una notizia interessante ha messo in discussione questo idillio così perfetto. Una lunga analisi dell’Economist di venerdì, infatti, rivela un inaspettato stato di salute dell’economia russa, a dispetto di chi ne preconizzava un rapido collasso. L’economia reale sta manifestando la sua sorprendente resilienza. È vero che i prezzi al consumo sono lievitati di oltre il 10% dall’inizio dell’anno sulla scia del deprezzamento del rublo, che ha reso più care le importazioni, e della fuga di molte compagnie occidentali, che ha ridotto l’offerta. Ma i dati complessivi stanno in gran parte tenendo. I consumi elettrici sono scesi solo di poco. E, secondo i numeri forniti da Sberbank, dopo un primo shock a marzo, i russi sembrano essere tornati a spendere in caffè, bar e ristoranti. A fine aprile la banca centrale di Mosca ha ridotto il tasso d’interesse chiave dal 17% al 14%, segnalando che il panico finanziario di febbraio si sta raffreddando. E a oggi le stime degli analisti, che si attendevano un crollo del Pil fino al 15% quest’anno, cominciano a sembrare eccessivamente pessimistiche. A tenere sono soprattutto le esportazioni, incluse quelle verso i Paesi occidentali che non hanno mai smesso di comprare petrolio e gas dal Cremlino. Pagandoli, tra l’altro, in rubli, come richiesto proprio da Putin. Il risultato di tutto ciò è che, secondo gli esperti, il surplus commerciale russo potrebbe raggiungere livelli record nei prossimi mesi. L’Institute of International Finance stima che l’avanzo corrente potrebbe arrivare a 250 miliardi di dollari, il 15% del Pil, oltre il doppio rispetto ai 120 miliardi di dollari registrati nel 2021.

Nell’incontro alla Casa Bianca, Draghi ha infatti confermato a Biden che l’Italia pagherà il gas russo in rubli. Anche se, di fatto, tale decisione indebolisce l’incisività delle sanzioni a Mosca. Una lettura che è stata sottolineata anche da certa stampa italiana e che non è sfuggita a Bloomberg, che ha focalizzato su questa notizia l’intero incontro tra i due presidenti.

Nessun doppio gioco, in fondo. Semplicemente un approccio da realpolitik che Draghi sta portando avanti nel gestire la complessa situazione internazionale, candidando l’Italia ad avere un peso imprescindibile non solo nel processo di pace ma anche nella definizione dei futuri equilibri politici ed economici. Un intendimento che tra le righe, con proverbiale acume diplomatico, Draghi ha confermato proprio quando, nella conferenza stampa all’ambasciata d’Italia, ha detto: «Non è importante avere un ruolo, l’importante è costruire la pace», tipico del vero mediatore internazionale. Per questo è funzionale alla strategia di Draghi tenere saldo da un lato il rapporto con gli USA, acquisendo ai loro occhi quella giusta autorevolezza che gli consenta anche, come ha fatto, di chiedere loro di abbassare i toni per poter arrivare a un cessate il fuoco. Ma è anche utile, dall’altro, non spezzare definitivamente i legami con Putin.

E se il leader russo sta, di fatto, soffrendo sul fronte bellico e sul piano internazionale, con un isolamento aggravato negli ultimi giorni anche dalla richiesta di adesione alla Nato da parte di Finlandia e Svezia, il nostro Presidente del Consiglio non sembra voler innescare un’inesorabile crisi dell’economia russa, con un affondo sulla sua politica monetaria. L’obiettivo di Draghi non è quello di vincere la guerra, ma costruire la pace. La differenza è molto sottile, ma altrettanto sostanziale.