Esteri

Allargamento Ue all’Ucraina, perché prevale la linea della prudenza

14
Marzo 2022
Di Federico Trenta

Come sosteneva Umberto Eco, avere un nemico aiuta a definire la nostra identità e ci dà l’opportunità di mostrare il nostro valore per sconfiggerlo. Prima il Covid-19 e ora la minaccia russa di Vladimir Putin hanno saputo compattare l’Unione Europea come mai nella sua storia, portando gli Stati Membri a compiere scelte politiche coraggiose e senza precedenti per fronteggiare le diverse emergenze. Emissione di debito comune per la ripresa post Covid-19 e fornitura di armi all’Ucraina sono solo due esempi di una lista che potrebbe allungarsi nei prossimi giorni grazie al successo del vertice di Versailles. Una lista, di cui però non farà parte l’allargamento Ue.

Se da un lato il Summit che ha chiuso la scorsa settimana ha segnato passi in avanti importanti su alcuni dei tabù a livello europeo, come aumento della spesa militare, recovery fund per l’energia e indipendenza dal gas russo, dall’altro, una spaccatura tra i governi nazionali non ha permesso una presa di posizione forte sul tema dell’allargamento. Nella dichiarazione finale dei Leader europei, il Consiglio ha infatti assicurato il rafforzamento del legame con l’Ucraina e il supporto nel suo percorso d’integrazione sfruttando al massimo l’Accordo di Associazione in vigore, senza però dare un segnale deciso di apertura agli Stati candidati.

Niente di inaspettato, sia chiaro. Francia, Germania e Paesi Bassi, ad esempio, avevano già frenato sia sulla possibilità di garantire un rapido esame, che di fatto non esiste nelle procedure europee, della richiesta di accesso ucraina, sia sull’espressione di una posizione decisiva nel vertice di Versailles, ad esempio includendo un riferimento all’Art. 49 del Trattato sull’Unione che regola l’accesso dei Paesi terzi. Nonostante la spinta di alcuni Stati membri, ha prevalso la linea della prudenza, corroborata da ragioni solide, come il timore per la reazione dei Paesi con cui le trattative sono in stallo, le difficoltà burocratiche e il difficile equilibrio internazionale.

Sul tema dell’allargamento Ue, dunque, la dichiarazione finale del vertice di Versailles potrebbe sapere di occasione sprecata, ma non tutto è da buttare. Il Consiglio Europeo ha infatti ribadito la richiesta alla Commissione di esprimere il suo parere sulle candidature di Ucraina, Moldavia e Georgia, primo passo di un processo di adesione di norma particolarmente lungo e denso di ostacoli burocratici, come ci dimostrano i 7 Paesi ancora in attesa di passi in avanti nelle loro richieste.

Tuttavia, il vero successo del vertice di Versailles sarà dare seguito alle discussioni sul processo di allargamento Ue messe in panchina dalla pandemia. L’emergenza legata al conflitto tra Russia e Ucraina deve aumentare la consapevolezza dell’UE come attore geopolitico mondiale e rappresentare l’opportunità per convincere gli Stati Membri della necessità di approfondimento delle trattative con i Paesi terzi, candidati e non.

Considerati gli ostacoli tecnici e il panorama internazionale, una corsa all’allargamento non è la soluzione, ma una riflessione seria sul tema non è più rimandabile. Che Versailles sia il punto di partenza e non di arrivo. 

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