Economia

Nadef, coperta corta ma voglia di resistere al freddo senza austerità

27
Settembre 2023
Di Giampiero Cinelli

Oggi è il giorno della Nadef, la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, una raccolta di dati e di analisi, suggerente le linee per stendere la Legge di Bilancio, da approvare entro il 31 dicembre. Del documento parlerà il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti questa sera, nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri, che tratterà, oltre alla Nadef, i provvedimenti sull’immigrazione, la sicurezza e il fisco. Il documento finanziario approderà in aula alla Camera mercoledì 11 ottobre, alle 9.30, per la discussione generale. Le votazioni non avranno inizio prima delle 12.30. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo a Montecitorio.

«Abbiamo delle previsioni di crescita che non sono quelle ipotizzate nel Def di aprile. Si attestano sullo 0,8%. Il rapporto deficit Pil non sarà quello ipotizzato e dobbiamo vedere se possiamo alzare l’asticella. È una situazione difficile anche per i tassi di interesse in crescita per le scelte della Bce. La situazione macro non è delle più felici ma è nostro interesse portare avanti le misure che vogliamo realizzare», ha detto il viceministro dell’Economia e delle finanze Maurizio Leo intervenendo in videocollegamento all’assemblea di Confindustria Toscana Nord.

Con meno risorse, allora, o si fa austerità o si cerca di raccogliere più denaro possibile per non deludere i cittadini che si aspettano qualche risultato. Ma per forza a deficit. Le spese non coperte nella finanziaria dovrebbero aggirarsi tra gli 8 e i 10 miliardi, per un rapporto deficit-pil che il governo porterebbe tra il 4,2 e il 4,3%, rispetto a un deficit tendenziale (cioè quello previsto in assenza di interventi programmati) del 3,7-3,8%. Si badi che l’anno prossimo dovrebbe tornare in vigore il Patto di Stabilità europeo. Eppure non si potrebbe fare altrimenti se quantomeno l’esecutivo volesse portare avanti le modifiche fiscali che ha avviato e aiutare le famiglie contro il caro energia quest’inverno. Pur sapendo, e questo è un aspetto critico, che la spesa per interessi sul debito aumenterà di 14 miliardi nel 2024. Qualora dunque non si crescesse abbastanza, lo Stato riuscirà a non far aumentare, anzi a ridurre il debito pubblico, attualmente al 142% del pil? Un’impresa.

Intanto, alla squadra di Giorgia Meloni dice bene in merito al Superbonus, siccome in un recente parere l’Eurostat, ha sì detto di classificare i crediti come “pagabili”, ovvero da ascrivere al lato delle spese, ma indicando di farlo solo sui crediti relativi ai lavori del 2023, e riservandosi ulteriori approfondimenti sulla contabilità del 2024. Ergo, la nuova finanziaria non dovrà conteggiare tra le passività il Superbonus, fermo restando l’effetto che adesso figurerà sui conti, da tenere a mente, consapevoli che una soluzione sui crediti incagliati (quelli che gli imprenditori non riescono a monetizzare dalle banche) va assolutamente trovata. L’ipotesi più adatta sembra sempre più quella di dare i crediti in carico alle grandi partecipate di Stato.