Economia

Mettere a sistema la scarsità: economia di guerra nel XXI secolo

23
Febbraio 2024
Di Francesco Tedeschi

Sono passati due anni dal tentativo russo di invadere l’Ucraina e occuparne la capitale Kiev. Da quando la situazione si è stabilizzata in una guerra di logoramento è diventato sempre più palese come la vittoria di uno schieramento sull’altro dipenda dalla capacità dei due contendenti di mantenere un approvvigionamento costante di armamenti e aiuti. Il tema è di fondamentale importanza, non solo per l’Ucraina in sè per sè, ma anche per tutta la catena produttiva che rifornisce i due stati. Da una parte la Russia, che si affida alle forniture d’armi di Iran, Corea del Nord e presumibilmente anche Cina. Dall’altra invece l’Ucraina fa affidamento sulle produzioni americane ed europee. Produzioni legate ad un budget – quello destinato agli armamenti – aumentato al 2 per cento del PIL da alcuni stati – primo tra tutti la Germania ma che risultano suscettibili dell’incertezza politica. In questo quadro infatti è da intendersi il ritiro delle truppe ucraine da Avdiivka, la città nel sud del paese contesa ormai da mesi. Il governo ucraino infatti si trova in una posizione difficile. Soprattutto di fronte all’incertezza del pacchetto di aiuti americano – che stenterà ad essere approvato alla Camera statunitense per via delle critiche repubblicane – e il ritardo nell’approvazione del pacchetto di armi da parte degli europei il cui voto, previsto per questi giorni, è slittato per via dei malumori interni e il pessimismo degli alleati.

Una caratteristica tipica delle guerre è che esse interrompono il normale funzionamento delle istituzioni economiche, introducendo forme di alternative a quelle che operano i prezzi, il cui ruolo è quello di salire a sufficienza per ridurre la domanda al livello dell’offerta. In tempi di guerra quindi il livello dei prezzi sale comunque per effetto della scarsità; un effetto inevitabile dal momento che sia le economie di mercato sia quelle con un forte controllo statale sono comunque chiamate a spostare la produzione verso i settori produttivi di beni e servizi direttamente e indirettamente richiesti dalle operazioni militari. Una delle particolarità di questa guerra, inoltre – e che forse la Russia aveva bene in mente quando ha deciso di scatenarla – è che le economie di Ucraina e Russia sono particolarmente connesse, direttamente e indirettamente, a quelle di quasi tutti i Paesi del mondo, essendo i due Stati fornitori di due materie prime essenziali quali combustibile e grano. La seconda particolarità è ‘temporale’, essendo scoppiata la guerra proprio mentre le economie di tutto il mondo stavano provando a programmare l’uscita dall’emergenza pandemica che ha generato un contesto economicamente complicato che non si vedevano da decenni.

Quando la coperta diventa corta, tutti provano a tirarla dalla propria parte provocando una spirale prezzi-salari che solo le cosiddette politiche dei redditi possono mitigare. La coperta in Europa si è accorciata molto di più che negli Stati Uniti dove i prezzi delle materie prime e dei semilavorati sono aumentati allo stesso ritmo dei prezzi al consumo intaccando di poco il valore aggiunto, la differenza tra il valore dei beni venduti e quelli acquistati dalle imprese. Non è così in Europa, dove la maggiore dipendenza energetica ha fatto aumentare i prezzi alla produzione molto di più dei prezzi al consumo, comprimendo pericolosamente le possibilità di creare valore aggiunto, la fonte da cui le imprese traggono le risorse per pagare salari, profitti e interessi. Per questo motivo i malumori europei: perché a differenza di quanto è successo nel passato – si pensi ad esempio alla Grande Guerra – la forte interconnessione internazionale delle economie coinvolte e il loro rilievo, fa in modo che il concetto di economia di guerra non si limiti solo agli stati belligeranti, ma presenti delle profonde implicazioni su contesti più vasti, proiettandosi a livello internazionale e quindi modificando anche alcune caratteristiche dei processi economici di ampie parti del mondo.

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