Economia

Made in Italy Summit, come l’Italia può farcela

04
Ottobre 2022
Di Giampiero Cinelli

Il Made in Italy Summit, evento promosso in streaming, si è aperto oggi e si chiuderà giovedì all’insegna della franchezza. Moltissime personalità, istituzionali e non, del mondo dell’economia e della finanza si confrontano sugli scenari dell’impresa italiana tenendo conto dei mutamenti repentini e della crisi in atto.

Il rischio per la globalizzazione

Paolo Magri, vicepresidente esecutivo dell’Ispi, ha messo in chiaro l’effetto che la guerra sta avendo su tutta una serie di equilibri. «Sarebbe stato impensabile, ma possiamo andare incontro a un indebolimento degli organismi multilaterali, incluso il G20. Del resto, un Paese che gode del seggio permanente all’Onu ha scatenato una guerra, fatto abbastanza singolare». Magri ha continuato dicendo che le conseguenti nuove spinte regionalistiche, come ad esempio l’incontro di Samarcanda in cui c’erano Cina e India, non hanno ancora determinato la reale fine dell’interdipendenza delle economie, «ma il punto di rottura potrebbe esserci sulla concorrenza nell’approvvigionamento di energia». L’Italia secondo Magri dovrà saper interpretare il terreno ora inesplorato cercando di mitigare i conflitti e cooperando ancora meglio con i Paesi europei che hanno alti livelli produttivi ma scarsa disponibilità di materie prime.

I redditi, i costi d’impresa

Dopo svariati anni il problema per le imprese non è più soddisfare la domanda in termini puramente commerciali, ma soprattutto di produzione. Il riferimento è chiaramente ai problemi di approvvigionamento avvenuti dopo la pandemia, causati da una ripartenza incontrollata della domanda e delle scorte fatte dai vari Paesi, unito a fenomeni speculativi. Ne ha parlato Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, il quale consiglia alle imprese di riadattare il proprio posizionamento, pensando sia a catene del valore più corte ma anche a diversi sbocchi sull’export.

Il dibattito economico si è incentrato sul problema dell’inflazione e del caro vita, con prezzi e salari che possono compiere la classica spirale. Tuttavia, non aiutare le fasce più fragili genererebbe effetti ancora più gravi rispetto al rischio di soffiare sull’inflazione, che secondo gli esperti potrebbe essere arrivata al suo picco (la media annua prospettata dalla Bce era infatti il 6-8%, ora siamo al 10%), in attesa di una discesa vanno sostenuti i redditi, implementando riforme e Pnrr, come ha sostenuto Helene Rey della London Business School of Economics.

Gli aiuti

In un clima di tale incertezza, la finanza può venire in aiuto. Ecco allora la testimonianza di Sace, la società pubblica attiva nel settore creditizio e assicurativo. Che durante la pandemia ha impiegato 200 miliardi in garanzie sui prestiti bancari e che adesso con il caro energia, nell’ambito del programma SupportItalia, può arrivare a garantire anche il 90% delle somme a un’azienda. L’economia non si traina solo con il credito ma anche con le assicurazioni, come ha ricordato Alessandra Ricci, Ceo e General Director di Sace, facendo riferimento all’approvazione, da parte dell’Unione Europea, dell’aiuto di Stato pari a 2 miliardi come assicurazione del rischio credito negli scambi di gas naturale ed elettricità. Ciò renderà più facile ai clienti rinviare fino a 24 mesi il pagamento delle bollette con i fornitori.

Le banche e gli enti insomma sono fondamentali, ma in questa fase, come è stato fatto notare, avrebbero bisogno di un allentamento delle norme sugli accantonamenti, per essere più vicine alle esigenze delle imprese.

Se l’Italia ancora va avanti, è sicuramente grazie all’export. Lo ha dichiarato anche Carlo Ferro, presidente di Ice-Ita, ponendo l’accento sugli ottimi risultati delle esportazioni anche nei primi sette mesi del 2022. Migliori di quelli di Francia e Germania. Per espandersi è necessaria la collaborazione e le conoscenze del Ministero degli Esteri. Lorenzo Angeloni, Direttore Generale per la Promozione del Sistema Paese della Farnesina ha annunciato che a marzo partirà il programma di Ice per le aziende vocate all’estero.