Economia

Bce, Lagarde: tassi d’interesse da gestire per più di due trimestri

13
Novembre 2023
Di Giampiero Cinelli

Christine Lagarde non fa giri di parole: è ancora troppo presto per capire se la politica sui tassi d’interesse sia giunta al termine. E se anche i tassi dovessero rimanere invariati al 4%, possibilità che la presidente della Bce mette sul tavolo, lo saranno per più di due trimestri, perché due trimestri non sono sufficienti a valutare lo stato dell’economia, anche tenendo conto del contesto odierno.

«I tassi hanno raggiunto un livello che, se sostenuto abbastanza a lungo, darà un contributo significativo a portare l’inflazione all’obiettivo del 2%. Questo è lo scenario di base che abbiamo prodotto con le previsioni di fine settembre, ma se ci saranno altri shock dovremo rivedere lo scenario», ha spiegato al Global Boardroom organizzato dal Financial Times.

Deve essere chiaro insomma che i tempi di aggiustamento saranno lunghi, ma a Francoforte sono abbastanza fiduciosi che il programma riuscirà infine a riportare l’inflazione entro il 2%, che è da sempre il target iscritto nel mandato della Bce. Lagarde lo ha detto ricordando – possa piacere o meno – che tale mandato ha come obiettivo primario il mantenimento della stabilità dei prezzi (ovvero bassa inflazione) e solo secondariamente quello della crescita, dell’occupazione e dell’evoluzione dei salari. I rialzi infatti negli ultimi tempi sono stati massicci, in totale di 450 punti base partendo da valori vicini allo zero, e il costo del denaro al 4% (sulle operazioni di rifinanziamento principali) è un dato generalmente molto alto nella storia della Banca Centrale europea.

L’ex direttrice del Fmi ha osservato che tra i rischi per l’economia europea ci sono il rallentamento dell’economia cinese, l’andamento dei prezzi dell’energia e la ripercussione della politica monetaria su famiglie e imprese, riconoscendo che questa trasmissione è avvenuta abbastanza velocemente e adesso l’inasprimento delle condizioni di credito ai clienti bancari ha raggiunto un livello che non avrebbe senso spingere oltre. Ciò dunque fa ipotizzare che quantomeno i tassi non verranno alzati ma dipenderà da eventuali shock esterni dovuti alle guerre.

Le azioni della Bce influenzano anche gli Stati nel finanziamento del loro debito pubblico, divenuto più oneroso ad esempio per l’Italia. La numero uno di Francoforte su questo ha risposto che «per ora il costo medio del servizio del debito pubblico è dell’1,7% del Pil. Grazie all’allungamento delle scadenze e della vita media del debito pubblico effettuato dai Paesi durante gli anni di tassi bassi».