Economia

La Bce continua ad alzare i tassi. Quali sono gli effetti sulla vita quotidiana

27
Ottobre 2022
Di Vanessa Gloria

Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha optato per continuare con la politica di aumento dei tassi di interesse dello 0,75 per cento, al fine di contrastare la crescita dell’inflazione nell’Eurozona. In particolare, il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale salirà al 2 per cento, quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 2,25 per cento e quello sui depositi all’1,5 per cento. 

Per la presidente della Bce Christine Lagarde «l’inflazione continua a essere di gran lunga troppo elevata e si manterrà su un livello superiore all’obiettivo per un prolungato periodo di tempo». La politica monetaria del Consiglio direttivo, incentrata sull’aumento dei tassi di interesse, mira così a ridurre il sostegno alla domanda e a mettere al riparo dal rischio di un persistente incremento dell’inflazione attesa.

La lotta al rialzo dei prezzi si conferma, pertanto, la prima preoccupazione della Bce (e delle altre banche centrali) in linea con d’altronde con la sua mission sancita nel Trattato di Maastricht “l’obiettivo principale del Sistema europeo di banche centrali è il mantenimento della stabilità dei prezzi” a questo segue in via gerarchica il sostegno alle politiche economiche generali nella comunità al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi della comunità definiti nell’articolo 2”. L’articolo 2 cita fra questi ultimi il conseguimento di “un elevato livello di occupazione […], una crescita sostenibile e non inflazionistica, un alto grado di competitività e di convergenza dei risultati economici”. 

Anche oggi nella diatriba tra falchi e colombe hanno vinto nuovamente i primi. Innegabili gli effetti nella vita di tutti i giorni, a partire dai mutui; se negli Stati Uniti gli interessi da pagare su un mutuo trentennale si attestano intorno al 7% vicino ai valori più alti dal 2002, in Gran Bretagna i costi dei mutui sono saliti in media di oltre il 40% e la rata ha smesso di essere vantaggiosa rispetto agli affitti. Nei paesi dell’area euro i numeri sono un poco più bassi ma non troppo. I tassi sui mutui nell’area euro sono saliti in maniera significativa nei primi sei mesi dell’anno, segnando “l’aumento più forte su sei mesi” mai registrato, se infatti nei primi mesi del 2022 l’euribor manteneva un valore marcatamente negativo, oggi l’euribor a 3 mesi è pari all’1,57% e quello a 6 mesi si attesta al 2,1% a cui normalmente si somma uno spread. Chiaramente ciò incide maggiormente su coloro i quali hanno acceso il proprio mutuo da poco tempo, in buona sostanza giovani under 36 che proprio negli ultimi dodici mesi hanno trainato la domanda di mutui – mentre chi ha già versato una buona parte degli interessi passivi subirà un impatto minore. 

Tutto ciò a fronte di un’inflazione nell’eurozona che ha registrato a settembre 2022 un aumento dell’1,2% rispetto ad agosto e una crescita tendenziale del 9,9%, pur risultando leggermente inferiore al 10% paventato dagli analisti; inflazione che secondo l’indice core si avvicinerà al 4,8% su base annua.

Un mix esplosivo che grava altresì sulle famiglie e va a erodere le riserve finanziarie accumulate in passato: secondo i dati Istat, nel secondo trimestre, la propensione al risparmio delle famiglie – ovvero l’aumento del risparmio determinato da un incremento del reddito disponibile pari ad una unità di moneta – è scesa del 2,3% rispetto al trimestre precedente ed è stata pari al 9,3%. L’Istituto italiano di statistica segnala anche un calo deciso della fiducia dei consumatori a settembre – da 98,3 a 94,8 punti – con un peggioramento soprattutto delle opinioni sulla situazione economica generale e le aspettative sulla disoccupazione.

Quali speranze in uno scenario di questo tipo? Che la politica fiscale, ad oggi in Europa appannaggio dei Governi dei singoli Stati non vada a impattare in maniera ancora più gravosa sui cittadini, erodendo ulteriormente il potere di acquisto e aprendo più rapidamente le porte a una recessione che ormai appare a tutti dietro l’angolo.