Economia

Gli italiani frenano: il 91% dei consumatori preoccupato da inflazione e guerre

29
Gennaio 2024
Di Ilaria Donatio

L’incertezza geopolitica ed economica ma anche la questione del cambiamento climatico spingono i consumatori italiani a ripensare stili di vita e scelte di spesa. E questo incide anche sulle priorità complessive: il risparmio, il benessere fisico e mentale, l’ambiente sono le principali premure degli italiani in questo momento storico. 

Ecco i risultati emersi dalla tredicesima edizione dell’EY Future Consumer Index che ha sondato le opinioni di oltre 22mila cittadini in tutto il mondo, di cui 500 in Italia: un prezioso vademecum alla vigilia della campagna elettorale per le Europee ma anche per le regionali e le amministrative in Italia, che si terranno nel mese di giugno. 

Nel nostro Paese, risulterebbe che il 91% dei consumatori sia preoccupato per la propria condizione economica, e l’81% per l’economia del Paese. Ma non si tratta di un’ansia generica. Perché gli intervistati dimostrano di nutrire timori precisi: per il 75% dell’aumento dei prezzi di elettricità, gas e acqua, e per il 73% dell’incremento dei prezzi di beni alimentari e i carburanti; seguono al secondo posto i temi legati alla salute, visto che il 62% ritiene che i costi per accedere a una sanità di qualità siano troppo alti.

Ma non ci sono solo le incertezze economiche a influenzare i consumi: anche l’inflazione e il cambiamento climatico stanno spingendo i consumatori italiani a cambiare i loro stili di vita, modificando le abitudini di spesa. Come? Per esempio, tramite comportamenti più sostenibili che li aiutino a risparmiare denaro. Tra questi, il 76% degli intervistati sarà più cauto riguardo alle spese, e oltre il 38% degli italiani pianifica di trascorrere più tempo a casa in futuro, in ottica di risparmio.

Come conseguenza di questi cambiamenti, oltre il 50% degli italiani dichiara che taglierà gli acquisti di prodotti non essenziali. Questo sta indirettamente portando ad azioni più sostenibili, a ridurre il cibo e lo spreco alimentare (94%), cercando di riparare le cose piuttosto che sostituirle (75%), prestando più attenzione al riciclo (56%) e al risparmio di acqua (41%): “In questo contesto”, ha commentato Stefano Vittucci, consumer products and retail sector leader di Ey in Italia, “le aziende si trovano a dover rispondere ad una richiesta di prodotti più convenienti e focalizzati su qualità, aspetti salutistici e di sostenibilità”.

Tra le categorie in cui si prevede di spendere meno ci sono accessori moda (66%), abbigliamento e calzature (53%), giocattoli e gadget (49%), elettronica di consumo (48%), ma anche bellezza e cosmesi (47%), mobili per la casa (43%) e automobili (40%).

E diretta conseguenza del fatto che i temi legati alla salute appaiono essere tra le principali preoccupazioni degli italiani, il 67% degli italiani dichiara che sarà più consapevole e cauto rispetto alla propria salute mentale, monitorandone lo stato tramite app o dispositivi smart (43% dei sondati). Allo stesso tempo, però, la crescente dipendenza dalla tecnologia per la gestione della salute sta anche portando ulteriore stress: per rimediare, il 31% dichiara di limitare le notifiche sui dispositivi per determinati periodi di tempo, e il 20% ha rimosso le app dei social media dal proprio telefono.

Quello che emerge dall’ultima indagine è che i consumatori continuano a dare priorità alla vita a casa, facendo sforzi per risparmiare sui costi e concentrandosi su qualità del prodotto e rapporto qualità-prezzo. Ne consegue che, guardando alle modalità di acquisto, i consumatori si stanno spostando di nuovo verso l’online a livelli simili a quelli della pandemia: il 39% predilige gli acquisti online (durante la pandemia la percentuale si attestava intorno al 40%), il 50% fa acquisti sia online sia in store, e solo l’11% preferisce l’esperienza in store.

Accanto alle aziende da cui ci si aspetta maggiore trasparenza e informazione (per il 59% dei rispondenti), i cittadini vorrebbero che anche i Governi svolgessero un ruolo chiave per garantire un futuro più sostenibile al Paese: l’82% dei consumatori ritiene che i Governi e le autorità di regolamentazione agiscano come leader nel promuovere risultati sociali e ambientali positivi, affiancando le imprese in questo ruolo chiave per garantire un futuro più sostenibile (per il 75% dei rispondenti).

Ecco, se la partecipazione alle ultime Europee, quelle del 2019, è stata appena del 56,1%, con queste premesse e l’incertezza che regna in quasi tutti gli ambiti socio-economici, non ci sono elementi per pronosticare una partecipazione al voto maggiore, il prossimo giugno.