Economia

G7 Pari Opportunità: il nostro reportage

20
Novembre 2017
Di Redazione

Giovedì 16 novembre si è conclusa a Taormina la due giorni della riunione ministeriale del G7 Pari Opportunità. L'evento, che ha segnato la fine della presidenza italiana del G7, è di portata storica in quanto – per la prima volta – i 7 grandi del mondo hanno dedicato un avvenimento specifico alle pari opportunità. A fare gli onori di casa, la Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi che, oltre a coordinare i tavoli di lavoro, ha organizzato ieri sera al teatro Bellini di Catania una serata all'insegna della bellezza e dell'arte che ha visto come protagonista Roberto Bolle.

Per quanto riguarda l'aspetto politico, la riunione ministeriale ha prodotto una road map attraverso la quale i Paesi si sono impegnati, da qui al 2025, a promuovere la parità salariale tra uomini e donne, a creare condizioni economiche favorevoli per le donne, ad avere più donne in posizioni di leadership sia in ambito economico sia politico nonché a contrastare la violenza di genere. In particolare, la disparità salariale è uno dei temi più caldi nell'agenda dei 7 grandi che hanno promesso di mettere in atto misure concrete che riducano questo gap.

Unico e solo, sorridente e divertito: Yuhei Yamashita, Viceministro rappresentante del Giappone, è stato colui che ha garantito che le pari opportunità del G7 di Taormina venissero rispettate. Infatti era l'unico uomo presente alla riunione ministeriale. Una figura maschile importante, a dimostrazione del fatto che  il tema non è e non deve essere una prerogativa squisitamente femminile ma anche maschile.  Del resto è quello che ci si aspetterebbe nella vita di tutti i giorni e non solo durante le cerimonie ufficiali e istituzionali.

Un giusto bilanciamento tra vita privata e vita professionale, infatti, passa da un giusto bilanciamento tra lavoro retribuito e lavoro non retribuito. Secondo gli ultimi dati, in quasi tutti i paesi del mondo, a svolgere lavori non retribuiti sono per lo più le donne (parliamo della cura della casa, dei figli, di parenti affetti da malattie), mentre a portare la cosiddetta “pagnotta” a casa sono gli uomini. A fare la differenza sono tuttavia i paesi scandinavi, dove vige un perfetto equilibrio tra uomo e donna non solo nello svolgimento delle mansioni domestiche. Sarà merito della cultura? Oppure di determinate scelte politiche di welfare? Ebbene sì. Cultura e politiche sociali sono due fattori decisivi per avviare il tanto agognato circolo virtuoso. E sono talmente interconnessi tra loro che indicare quale dovrebbe verificarsi per primo è molto difficile, se non addirittura impossibile. E’ un po’ come domandarsi “è nato prima l’uovo o la gallina”?

Per quanto concerne il nostro Paese, è stato fatto tanto e i risultati si vedono soprattutto nella pubblica amministrazione, non soggetta a quelle regole di mercato che vigono in ambito privato. 

Si spera che in questo caso non serva un intervento del Legislatore così come accaduto per la legge Golfo-Mosca che ha imposto – per 10 anni dall'entrata in vigore – ai CdA delle società quotate, le famose quote rosa. Si spera, invece, che in questo caso non debbano essere il Parlamento o il Governo ad adottare una misura così invasiva della vita privata dei cittadini e che spontaneamente si possano costruire, passo dopo passo, quella coscienza comune e quella cultura tali da non richiedere un intervento dall'alto. Ad ogni modo, Yuhei Yamashita ha dato una nota di colore – oltre che di simpatia – a questa ministeriale del G7.

La riunione ministeriale ci ha offerto la possibilità di osservare, studiare, approfondire, analizzare i look delle donne che hanno rappresento i 6 grandi del mondo (il settimo era appunto Yuhei Yamashita). Anche noi abbiamo fatto le nostre valutazioni e vi diciamo subito che coloro che abbiamo completamente bocciato sono la francese Marlene Schiappa e l'inglese Joanna Roper. La prima sembrava una studentessa universitaria mentre la seconda decisamente troppo seria e al contempo banale. Salvata dal dettaglio la canadese Miryam Monsef, che si è presentata alla conferenza stampa finale con degli stivaletti bassi con al lato la famosa foglia d’acero che troneggia sulla bandiera. Salva, anche la tedesca Katarina Barley grazie all’outfit da sera. La sola a sfoggiare un look adeguato alla serata in teatro per l'esibizione di Roberto Bolle. Mentre Kathryn Kaufman si è dimostrata una vera ragazza americana, fedelissima al proprio Presidente e con un look da serie televisiva stile Sex and the City.

Veniamo alla nostra bellezza nazionale, Maria Elena. Abbandonato il tanto chiacchierato completo blu indossato durante il giuramento al Colle, la Sottosegretaria è un’icona di sobrietà; forse troppa stavolta. Decisamente poco autunnali i sandali. Con un fisico così ci piacerebbe vederla con un look alla Jackie Kennedy.

Infine, non abbiamo potuto non analizzare anche gli outifit dell’unico uomo presente, il rappresentate del Giappone, che abbiamo trovato semplici e adeguati al contesto. D’altronde, per gli uomini è sempre più facile vestirsi in queste occasioni.

 

F. Na.