Economia

Energia, Stati in azione prima del vertice. Amsterdam rallenta

19
Settembre 2022
Di Giampiero Cinelli

Il tema energia resta centrale. Nonostante la crisi, qualcosa si muove. Il prezzo del gas all’indice della borsa di Amsterdam continua a scendere, seppur non ai livelli ottimali di più di un anno fa, attestandosi ieri a 187 euro per megawattora. Giungendo ai minimi da aprile. Sembra insomma che tra libero mercato e istituzioni si stia trovando una dialettica, forzata ma efficace. 160 euro per Mgw, per tutto il gas importato, infatti è il prezzo che la Commissione Europea intende raggiungere, come emerso dalle dichiarazioni ufficiali di Ursula Von Der Leyen, e nel prossimo Consiglio Europeo del 30 settembre, si tenterà di superare lo scoglio di Olanda e Germania, la quale già beneficia di accordi diretti più vantaggiosi con i distributori.

Per quanto riguarda invece il prezzo dell’elettricità non prodotta da metano, Bruxelles punta a raggiungere il limite di 180 euro, ben al di sotto dei circa 450 euro attuali. In Italia il prezzo dell’energia elettrica ha raggiunto i 550 euro. Si comprende che sarà importante innanzi tutto riuscire a scorporare il costo delle fonti rinnovabili ed elettriche da quello del gas e il Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani in Italia sta già cercando di seguire il sentiero tracciato. Nell’ultima conferenza stampa del Consiglio dei ministri, ha detto di aver firmato un decreto che dedica la vendita di 18 terawattora alle imprese più energivore al prezzo controllato di 210 euro mgw, e che il Paese è pronto a scendere ancora di più se la strategia comunitaria andrà avanti. Inoltre, sabato lo stesso Cingolani ha disposto in un altro decreto di vendita in asta di energia da rinnovabili a 124 euro mwh destinato alle utenze ad alto consumo come le imprese manifatturiere. La politica intrapresa comunque rischia di scontentare molti e di generare conflitti per l’attribuzione dei vantaggi. C’è ad esempio il tema dei produttori di rinnovabili, i quali hanno subito un price cap di 50 euro mwh (che ora Cingolani alzerà a 62), ma che comunque lamentano costi superiori alle entrate. Soprattutto per quelle attività che utilizzano ad esempio i pannelli a beneficio di altre produzioni di merci. Ecco perché il disaccoppiamento è fondamentale.

L’Europa insomma si trova a fronteggiare per la prima volta le contraddizioni di un mercato libero energetico che pure essa ha creato. E c’è chi sceglie la strada delle nazionalizzazioni, come ad esempio la Francia con Edf, per controllare le dinamiche dei prezzi direttamente, chi invece come la Spagna spende denaro pubblico per coprire le perdite delle compagnie, alle quali è stato imposto un tetto. Roberto Cingolani ritiene che un intervento pubblico massiccio possa scoraggiare investimenti nel settore siccome lo spazio italiano sarebbe fuori mercato, tuttavia ha spiegato anche di comprendere che una soluzione istituzionale non è più evitabile. E torna a spingere sui rigassificatori, assolutamente necessari per non rischiare ammanchi nell’approvvigionamento e completare il processo di autonomia dalla Russia.

Il 30 settembre sarà una data chiave. I ministri sanno di non poter uscire dall’assemblea a mani vuote o con un accordo insufficiente. In caso contrario si cercheranno soluzioni autonome sul versante interno. Come già da ora si valuta e come alcuni partiti politici contendenti alle elezioni hanno auspicato.