Economia

Case green, Confedilizia: il valore degli immobili è già sceso a causa della direttiva Ue

18
Gennaio 2023
Di Simone Zivillica

Secondo l’Unione Europea le case green devono essere l’obiettivo ecologico nel breve-medio termine. Gli edifici con le peggiori prestazioni energetiche, e quindi rientranti nelle classi G, F ed E, pubblici e non residenziali, devono raggiungere la classe D entro il 2030, mentre gli edifici residenziali e di edilizia sociale hanno tre anni in più per raggiungere lo stesso obiettivo. È quanto previsto dalla direttiva case green, o per l’efficientamento energetico, e in questa formulazione è già più morbida rispetto alla sua prima ideazione, quando le tempistiche erano più strette e i miglioramenti della classe energetica ancor più sostanziali – si prevedeva infatti di arrivare alla classe già entro il 2027. Una misura, questa, che sta provocando mal di pancia in mezza Europa, Italia su tutti dove la situazione immobiliare è confusionaria e colma di dimore molto antiche, ma soprattutto dove il 60% degli edifici è in classe F o addirittura G.

Un dato, questo, che evidentemente mette in diretto confronto (o forse sarebbe meglio scrivere scontro) chi, da Bruxelles, vuole imporre l’ecologia a tutti i costi e chi quei costi deve sostenerli. Tra questi ci sono milioni di cittadini, il cui pensiero è difficilmente rivolto a indebitarsi per rendere le proprie abitazioni più ecologiche e meno inquinanti, in un momento storico in cui l’inflazione fa contrarre i consumi e quindi anche la pianificazione familiare su spese ingenti come quella delle ristrutturazioni strutturali della casa. Infatti, quasi sempre non basta il cambiamento della centrale termica, ma occorre almeno anche il cappotto termico (interno o esterno che sia). Due interventi costosi e invasivi, non alla portata di tutti, soprattutto considerando l’ingorgo burocratico creato con il bonus al 110%, misura che verrà modificata al ribasso (90%) già da quest’anno, e quindi la sempre crescente difficoltà per il cittadino di accedere agli incentivi statali più sostanziosi.

Il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa alla puntata di Largo Chigi del 18 gennaio 2023

Della direttiva case green (o efficientamento energetico) si è parlato anche a Largo Chigi, il talk di The Watcher Post con ospiti politici e addetti ai lavori. Proprio nel merito della difficile attuazione della direttiva europea si è espresso il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa che commentando la direttiva ha dichiarato: «È da dicembre 2021 che diciamo che questa direttiva non funziona. Agli obiettivi di risparmio energetico – e bisogna vedere se quelli indicati dall’Unione Europea siano corretti, da molti punti di vista – occorre arrivare con senso ed equilibrio, e soprattutto non con la coercizione. Ma se proprio si vuole continuare su questa strada, almeno che ci si confronti su tempi più consoni e sul conferire la più ampia autonomia possibile agli stati membri. Se così fosse, allora almeno il governo italiano potrà mitigare gli effetti di una normativa che comunque rimane sbagliata. Il valore degli immobili è già sceso a causa di questa direttiva, ed è normale che sia così. Se si dice che la maggior parte degli immobili non raggiunge gli standard energetici richiesti si sta automaticamente deprezzando tanti immobili italiani».

Il discorso è segnante sul profondo dilemma tra unità d’azione politica a livello comunitario e salvaguardia e attenzione alle specificità degli stati membri. In questo senso, molti dei commentatori, sia politici che non, sembrano d’accordo sul giudicare la direttiva case green dell’UE come troppo drastica e con tempi troppo ristretti. In particolare, anche se è vero che non ci sono obblighi e restrizioni per l’affitto o la vendita di immobili che non rientrano nella classe energetica corretta, è altrettanto vero che chiunque compri un immobile in classe energetica bassa è certo che nel giro di poco tempo si troverà a dover affrontare la spesa per ristrutturarlo e renderlo a norma (secondo questa direttiva). Di fatto, questo significa svalutare il parco immobiliare che in Italia, appunto, è spesso molto obsoleto e per la maggioranza in classe energetica bassa.

L’eurodeputata Isabella Tovaglieri alla puntata di Largo Chigi del 18 gennaio 2023

A fargli eco, nello stesso dibattito, è l’europarlamentare in forza alla Lega Isabella Tovaglieri secondo cui «l’approccio europeo è sbagliato perché spesso c’è troppa ideologia nei provvedimenti proposti e anche in questo caso non si tiene conto né della fattibilità di quello che si delibera, né tanto meno delle specificità del singolo Paese. Purtroppo, nonostante i tanti emendamenti che abbiamo presentato, non credo possa cambiare di molto l’impostazione della direttiva case green. Quello che l’Europa sta deliberando, non solo è di difficile realizzazione dal punto di vista di tempi e di costi, ma vorrei sottolineare come l’Italia sia un paese ad altro rischio sismico e che buona parte degli immobili italiani non ha i requisiti minimi di staticità. Siamo tutti d’accordo sull’obiettivo, ovvero efficientare le nostre abitazioni, ma porlo in maniera così utopistico rischia di renderlo irraggiungibile. Non è una negoziazione al ribasso, è solo il tentativo di rendere l’obiettivo praticabile lasciando una maggiore autonomia di recepimento agli stati membri», ha concluso Tovaglieri.

Il relatore della direttiva case green Ciarán Cuffe, d’altra parte, in un’intervista al Sole 24 Ore ci tiene a specificare la ratio e gli obiettivi dell’indicazione europea: «Il testo fa parte del progetto Fit for 55, con cui l’Unione europea vuole ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni nocive rispetto ai livelli del 1990. In media, gli edifici rappresentano il 40% del consumo energetico e il 36% dell’emissione di gas nocivi» – ha dichiarato l’europarlamentare irlandese. In merito proprio alla situazione italiana, ha poi specificato che «il testo della direttiva prevede eccezioni: gli immobili storici, quelli protetti secondo la legislazione nazionale, saranno esentati dalle ristrutturazioni. La stessa definizione di immobile storico sarà demandata ai singoli Paesi membri, e non intendiamo chiedere di abolire leggi che attualmente proteggono i centri storici».

In merito al delicato discorso delle dimore storiche e degli immobili di interesse storico – tema che, tra l’altro, non interessa solo l’Italia – è intervenuto il presidente di European Historic Houses, Alfonso Pallavicini. In una metafora che ben rende l’idea dei valori in campo, Pallavicini ha detto: «non posso chiedere a mia nonna di correre con Usain Bolt. Le dimore storiche hanno già fatto tanto per l’ecologia. Non sono stati costruiti in calcestruzzo e acciaio – spesso importato dall’estero – ma in pietra e legno, con l’obiettivo di durare secoli, non di essere smantellati e ricostituiti. Il “one size fits all” non funziona in questo caso. Comunque, nessuno vorrà vivere in una casa fredda o che costi troppo per essere riscaldata, quindi sposiamo le intenzioni della direttiva UE, ma l’implementazione va ripensata».

È possibile seguire l’intero dibattito sul tema a Largo Chigi, talk di The Watcher Post, al link qui sotto.

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