Economia

Le potenze alle prese con la demografia: Pechino inizia ad aver paura

13
Febbraio 2023
Di Giampiero Cinelli

Nell’analisi degli scenari politici è necessario comprendere sempre di più l’importanza della demografia. Si può avere grande disponibilità di materie prime, conoscenze tecnologiche, un’economia forte, ma se la tendenza demografica rivela delle criticità, allora tutte le prospettive potrebbero saltare. Del resto, di demografia si è sempre trattato, anche se negli ultimi decenni in Europa ci siamo posti di meno il problema, relegandolo al rischio di non poter più finanziare le pensioni e la sanità pubblica visto il calo delle nascite. Ma le dinamiche storiche sono intrecciate da certi fattori e le grandi potenze non possono non occuparsene. Come ovviamente la Cina. A Pechino fino a poco tempo fa adottavano la politica del figlio unico. Ci sono poi periodi, questo ad esempio è uno di quelli, in cui le maggiori economie del mondo hanno bisogno di incentivare la crescita demografica, soprattutto in occidente. Ed è anche per questo motivo che l’istinto da parte di alcune frange politiche è quello di demonizzare l’omosessualità o le condotte sessuali non tradizionali. E altrettanto poco lucidamente, anche nei Paesi leader a livello globale, si affronta la questione solo dal punto di vista dei costumi e della nuova visione della vita, sempre e comunque da rivendicare in senso progressista.

La Cina, è evidente, vuole diventare la più grande potenza al mondo e ha preso atto della sua crisi demografica. Alla fine del 2022 la popolazione cinese era di 1,41 miliardi di persone, in calo di 850.000 unità rispetto al 2021, con un tasso di natalità nazionale che ha toccato il minimo storico: 6,77 nascite ogni mille donne, rispetto ai 7,52 nel 2021.

Lo scorso anno in Cina sono nate 9,56 milioni di persone, a fronte di 10,41 milioni di morti. Era dai tempi di Mao che non si registrava un tasso di mortalità superiore a quello della natalità. La curva demografica continuerà a scendere secondo gli analisti anche nel 2025. Le classi dirigenti di Pechino stanno correndo ai ripari, già abolendo nel 2016 la politica del figlio unico e permettendo, dal 2021, alle famiglie di avere fino a tre figli. Il dragone sente il fiato sul collo dell’India. Secondo i dati dell’Onu, nel 2024 Nuova Delhi salirà a 1,44 miliardi contro gli 1,43 della Cina. Il declino cinese aumenterà la velocità in termini preoccupanti. Nel 2078 i cinesi della Repubblica Popolare scenderanno sotto al miliardo, a 995 milioni, e a fine secolo saranno 776 milioni, non molto più della metà di oggi. Problematico anche se si pensa alla rivalità oggi centrale con gli Stati Uniti, che in assoluto non vanno benissimo nemmeno loro ma che nel 2099 avranno 394 milioni di abitanti, il 17% in più dei 338 milioni del 2022. In Usa comunque sta calando l’aspettativa di vita. La demografia procura molti grattacapi anche ad altre nazioni importanti come la Russia, 145 milioni di abitanti ma scenderà a 112 milioni a fine secolo (sarà anche per questo che Putin ha ripreso politiche di espansione?) e, ricordiamolo, chiaramente l’Italia, che scenderà da 59 a 37 milioni nel 2099. L’Europa tutta, perderà 156 milioni di abitanti in 80 anni.

Tra le cause della situazione generale, soffermandoci su quel versante dove la demografia è depressa (ma anche una demografia esuberante non è positiva), ci sono vari aspetti. A partire da quelli economici, senza però trascurare elementi sociali, culturali e politici. Si osserva, infatti, che più le condizioni economiche migliorano, più gli individui sono portati a concentrarsi sui loro obiettivi personali, che la prole renderebbe meno agevole perseguire. Allo stesso tempo, quando nelle società ricche il trend di crescita economica si arresta o rallenta troppo, le persone cominciano a percepire che il loro benessere potrebbe progressivamente ridursi e allora scelgono anche in tal caso di non investire sulla genitorialità. C’è poi un aspetto politico, presente un po’ ovunque ma più diffuso nelle dittature, in cui i cittadini, giunti a una certa consapevolezza, data dalla loro classe sociale, non si sentono a loro agio nella società. Non ne condividono i valori e non si sentono coinvolti nei processi decisionali. Tanto da non desiderare di avere figli, poiché credono di non poter offrire loro un’esistenza felice e pregna di speranze.

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