Economia

Dazi e borse europee: la tensione resta alta

22
Giugno 2018
Di Redazione

Come riporta LaRepubblica.it, Le borse europee chiudono in recupero dopo le vendite della vigilia e a valle dell'Eurogruppo che ha spianato la strada all'uscita della Grecia dal programma di aiuti e quindi all'alleggerimento del debito. La tensione in Europa resta alta sul tema della migrazione, inoltre il commercio internazionale è una spada di Damocle sugli investitori che pende proprio nel giorno in cui scattano i dazi Ue come risposta agli schiaffi protezionistici di Donald Trump. Piazza Affari chiude in rialzo ma lontano dai massimi con un +0,99%. Protagonista Bper, della quale Unipol ha acquistato un ulteriore 3,25% (su un 5,2% potenziale) arrivando al 13,1% del capitale. Male Fca (-3,3%) per le minacce di Trump di colpire il settore in risposta alle tariffe europee. In recupero anche le altre Borse europee: Londra sale dell'1,67% finale, Francoforte dello 0,54% e Parigi aggiunge l'1,34%. Anche Wall Street rimbalza dopo il rosso di ieri, con il Dow Jones alla ottava chiusura in rosso come non accadeva dal 1978. Oggi l'indice delle blue chip risale dello 0,6%, alla chiusura dei mercati europei. Lo S&P500 aggiunge lo 0,3% mentre il Nasdaq è debole a -0,2%. Ieri sera è emerso che le 35 banche principali degli Stati Uniti hanno passato lo stress test della Fed.

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi scende in area 235 punti base. Il decennale italiano rende il 2,7% circa, mentre i Bonos spagnoli sono all'1,3%. Chiusura in rialzo per l'euro sul dollaro sopra 1,16 a causa della debolezza del biglietto verde colpito dalla guerra commerciale. La moneta unica passa di mano a 1,1639 dollari ed è stabile sullo yen a 127,91. Dollaro in ritirata anche sulla valuta nipponica a 109,93 yen. Sul fronte macroeconomico si rileva che in Francia il Pil rallenta a +0,2% nel primo trimestre: confermate le stime. Sempre in Francia il Pmi manifatturiero – indicatore che anticipa l'andamento economico attraverso le interviste ai direttori agli acquisti – è sceso a 53,1 punti a giugno, rimanendo comunque sopra i 50 punti che separano la contrazione dalla espansione economica. Discesa anche in Germania per il Pmi manifatturiero a 55,9 punti, mentre l'indicatore composito che tiene conto anche dei servizi sale a 54,2 punti. Dinamica simile nel complesso dell'Eurozona, con il manifatturiero che scende a maggio a 55 punti (comunque ben sopra la soglia di 50) mentre il composito sale a 54,8 indicando un'accelerazione complessiva. Negli Stati Uniti il Pmi servizi scende a 56,5 punti a giugno e quello manifatturiero cala a 54,6.



Seduta debole questa mattina per la Borsa di Tokyo, appesantita dal cambio di direzione dall'apprezzamento dello yen nel cambio con euro e dollaro e con gli investitori che restano preoccupati dall'impatto delle tensioni commerciali tra i governi americano e cinese. Al termine delle contrattazioni l'indice Nikkei dei titoli guida ha cedito lo 0,78% fermandosi a 22.516 Punti mentre il più ampio indice topix ha ceduto lo 0,33% a 1.744,83 punti. Segnali positivi dal Pmi manifatturiero salito a 53,1 punti a giugno, mentre l'inflazione ha segnato +0,1% a maggio e si è confermata al +0,7% annuale. Prezzi del petrolio in forte rialzo dopo l'accordo Opec che ha deciso di aumentare la produzione di un milione di barili al giorno. Il Wti avanza di 2,43 dollari a 67,97 dollari al barile, il Brent guadagna 1,56 dollari a 74,61. "L'accordo è in linea con le previsioni di mercato, ma non specifica esplicitamente quale sarà la cifra esatta, alcuni suggeriscono che potrebbe essere solo di 600.000 barili al giorno", il che farebbe piacere ancora di più al mercato, spiega a Afp, Craig Erlam, analista di Oanda. David Madden, analista di CMC Markets, stima che l'aumento in termini reali potrebbe essere inferiore a un milione di barili dato che il calo della produzione è stato finora forse più forte del previsto a causa dei problemi in alcuni paesi come il Venezuela.