Economia

Crescono PIL e occupazione, ma cresce anche l’età media. L’ISTAT avverte: l’Italia invecchia

07
Luglio 2023
Di Simone Zivillica

Il rapporto 2023 ISTAT scatta una fotografia a colori, nel senso che non c’è solo bianco (il positivo) e nero (il negativo). Del resto, la statistica fa delle sfumature scovate nei numeri la sua scienza. Oggi a Roma, nella Sala Regina di Montecitorio il presidente dell’Istituto Nazionale di Statistica Francesco Maria Chelli ha illustrato i dati e le considerazioni salienti dell’ultimo rapporto ISTAT sulla situazione italiana.

La fotografia del 2023 ritrae un Paese che è definitivamente uscito dall’emergenza pandemica, ma che non ha potuto non fare i conti, subendone le conseguenze, con il rincaro dei prezzi dell’energia e delle materie prime, così come l’impennata dei prezzi al consumo anche a causa dell’inflazione. Altra luce sono i dati generali sull’occupazione, in crescita sia quantitativamente (+1,2% rispetto allo scorso anno e +1,4% sul 2024) che qualitativamente con i contratti a tempo indeterminato in aumento. Fa da contraltare l’ombra, decisamente inquietante, del fenomeno in rapida e costante crescita dei Neet, ossia i giovani che non studiano e non lavorano. Questi, nel rapporto ISTAT 2023 sono un quinto del totale della fascia compresa tra 15 e 29 anni. Altro dato positivo è il record degli ultracentenari italiani: mai così tanti prima d’ora, ben 22mila, segno che l’aspettativa di vita in Italia continua a essere ai vertici. Il rovescio della medaglia, però, è un paese che invecchia sempre di più e in cui non si fanno figli, dove la crisi demografica è arrivata al preoccupante saldo negativo tra nuovi nati e decessi di 300mila unità.

Il focus del presidente Francesco Maria Chelli è proprio sull’occupazione femminile e giovanile. Il fenomeno dei Neet, infatti, interessa in misura maggiore le ragazze (20,5%) e, soprattutto, i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9%) e gli stranieri (28,8%). La forbice più larga si può facilmente evidenziare tra il dato siciliano, dove i Neet sono circa il 33% e quello bolzanino, dove la quota raggiunge il valore minimo del 9,9%. L’incidenza dei Neet diminuisce al crescere del titolo di studio: è di circa il 20% tra i giovani diplomati o con al più la licenza media, mentre si ferma al 14% tra i laureati. È un fenomeno, questo, che si associa a un tasso di disoccupazione giovanile elevato: il 18%, ovvero di circa 7 punti superiore a quello della media europea, con una quota di giovani in cerca di lavoro da almeno 12 mesi tripla (8,8%) rispetto a quella dei colleghi europei (2,8%).

L’intervista al presidente dell’ISTAT Francesco Maria Chelli

Rimanendo sull’occupazione che, va ricordato, vede una crescita seppur timida nell’ultimo periodo con l’ISTAT che prevede il segno più sia per il 2023 che per il 2024, va segnalata la situazione dell’occupazione femminile. Qui il quadro è più complesso ed eterogeneo rispetto a quanto accade nel mondo del lavoro dei giovani. All’aumentare del titolo di studio della donna, infatti, cala significativamente la percentuale di coppie in cui l’uomo è l’unico percettore di reddito da lavoro: dal 47,4 per cento quando la donna ha al massimo una licenza media, fino al 9,6 per cento se possiede una laurea almeno di primo livello. Inoltre, il tasso di occupazione per le donne di 25-49 anni, sconta anche il fattore geografico: l’occupazione femminile varia da un minimo di 21,4% delle madri del Mezzogiorno con basso titolo di studio, a un massimo di 92,7% delle donne laureate che vivono da sole al Nord.

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