Economia

Industria, l’Italia si muove per portare a Milano il Tribunale europeo brevetti

09
Febbraio 2023
Di Giuliana Mastri

L’ambito della proprietà intellettuale non ha molto risalto nei media generalisti, pur essendo in realtà parecchio importante nel determinare vantaggi a un sistema economico. Va infatti considerato che di un marchio, di un logo, dei brevetti o di una licenza, beneficiano tutti, non solo il titolare, come ritorni futuri di prestazioni e profitti. Siccome queto è ora sempre più chiaro, è in corso l’esame del ddl n. 411, riguardante modifiche al codice della proprietà industriale. In commissione Industria e Agricoltura al Senato, ieri, è stata audita Confimi Industria (Confederazione dell’Industria Manifatturiera Italiana e dell’Impresa Privata) per un parere sul nuovo testo.

Un’audizione fruttuosa per capire come si svilupperà questo mercato. A intervenire è stato Angelo Artale, consigliere di Confimi Industria, il quale ha espresso un giudizio nella sostanza positivo, ritenendo che il ddl tocca la maggior parte delle istanze e serve a semplificare. Fondamentale, secondo il consigliere, è concentrarsi sui capisaldi dello snellimento burocratico, la facilitazione del trasferimento di proprietà intellettuale e la digitalizzazione, obiettivi che fanno anche parte della Missione 1 del Pnrr. Nella dimensione della proprietà intellettuale ci sono anche i marchi. E Artale ha sottolineato che ai bandi dedicati ai marchi si destinano pochi milioni di euro, ma per le piccole e medie imprese un aiuto in più potrebbe fare la differenza. «Ricordate che è molto importante la certificazione e l’asseverazione del marchio, con poi la sua valorizzazione – ha rimarcato Angelo Artale – ecco perché i proventi delle sanzioni amministrative Antitrust, in media 20-25 milioni l’anno, potrebbero essere indirizzati per quanto appena detto».

LE MARCHE DA BOLLO
Confimi Industria vede di buon occhio l’uniformazione a 16 euro per le marche da bollo in quasi tutte le pratiche, tuttavia critica il costo di 48 euro per la marca da bollo nelle pratiche relative proprio ai marchi. «Possono sembrare piccole cifre, ma per aziende meno strutturate e organizzate è un costo, siccome spesso si arriva ad usare più di una marca da bollo. Tra l’altro sarebbe anche opportuno estendere gli orari degli uffici preposti», ha fatto notare Artale.

IL TRIBUNALE EUROPEO BREVETTI IN ITALIA
La richiesta principale di Confimi Industria in sede di audizione è stata quella di stabilire la terza sede del Tribunale europeo brevetti in Italia. Adesso è possibile visto che era a Londra ma il Regno Unito è fuori dalla Ue. E sarebbe anche opportuno poiché l’Italia in Europa è un buon produttore di brevetti, con la medaglia di bronzo in alcuni comparti e circa 40.000 marchi riconosciuti all’anno. Tuttavia lontano dai numeri della Germania sia per rilasci che per guadagni da questi conseguenti. Il Tribunale brevetti avrebbe ampi poteri e l’Italia già da tempo fa pressing per ottenere la sede a Milano. Ma Confimi Industria avverte che in caso positivo il Tribunale che si sposterà da Londra dovrà avere la stessa quantità di competenze, specie in settori chiave come la farmaceutica, la chimica, la siderurgia, la metallurgia. «Così da dare migliori opportunità all’industria domestica, per difendere al meglio senza il rischio di avere processi all’estero, non in lingua italiana e con costi aumentati da 5 a 30 volte».

In Commissione è stato rilevato che l’industria ad alta intensità di proprietà intellettuale genera il 52% del Pil. Dunque è utile e strategico innalzare il livello e la valorizzare dei risultati inerenti alla proprietà intellettuale. Secondo molti addetti ai lavori, e nel disegno di legge questo passaggio sarà cruciale, un modo efficace con cui farlo è depotenziare il cosiddetto “Professor Privilege”, ovvero quella condizione normativa che tutela maggiormente chi detiene una proprietà intellettuale, in genere un istituto universitario o un ente, così da rendere molto difficile cederla. Anche se può essere dannoso per chi ha inventato qualcosa (che sia una procedura o un prodotto), farla circolare è garanzia di stimolo per tutto il tessuto produttivo. Non farlo, secondo molti studi, principalmente per paura di un possibile danno erariale, determina teoricamente passività molto maggiori dei profitti che innescherebbe. In tal senso, sempre nell’audizione di Palazzo Madama, è stato consigliato di pensare a un modello in cui vengano comunque remunerati i possessori originari della proprietà intellettuale, ma in base ai flussi futuri più che in fase di cessione.