Economia

Chiude il calciomercato. Il calcio non è in crisi ma sta cambiando

31
Agosto 2021
Di Redazione

di Paolo Bozzacchi

 

Il Dio denaro non sta abbandonando gli Dei del calcio. Lo certifica la FIFA che ha valutato in 41 miliardi gli euro spesi dai club di tutto il mondo negli ultimi 10 anni per l’acquisto dei giocatori. Con un trend di crescita costante. I primi 30 club per investimenti sul mercato sono tutti europei, tra i quali (nell’ordine) Juventus, Inter, Roma, Napoli e Milan. Il fatto che il calcio europeo si dimostri anche per investimenti il più importante al mondo dà ancora più lustro al titolo europeo portato a casa dalla Nazionale italiana.

 

Il sistema calcio mondiale dal punto di vista degli investimenti gode di buona salute, grazie alla progressiva internazionalizzazione, passata prima per gli Stati Uniti, poi in Cina e Medio Oriente. Il calcio anche sotto il profilo economico è da considerarsi uno dei fenomeni più pop della globalizzazione.

 

In Italia mancano poche ore alla chiusura del calciomercato estivo (stasera alle 20). La sensazione è che questa sarà ricordata come la sessione più asfittica di sempre per giro d’affari, arrivi dall’estero e scambi. L’effetto Covid sul calcio si è fatto sentire, a cominciare dalla chiusura degli stadi, e all’alba della ripresa delle partite col pubblico si moltiplicano le riflessioni sul nostro sport-religione. Tra gli addetti ai lavori si fa sentire anche la voce di chi crede che il danno economico prodotto dalla pandemia potrebbe avere anche dei risvolti positivi sul calcio, come ad esempio quello della tanto attesa e invocata valorizzazione dei giovani talenti italiani.

 

Il calciomercato estivo nostrano 2021 passerà alla storia per l’addio di Cristiano Ronaldo alla Juventus, cioè a dire il saluto al nostro Paese da parte dell’uomo simbolo della Serie A degli ultimi anni. La figura (e la portata del contratto) di CR7 non è stata rimpiazzata al momento, né alla Juventus né altrove. Non è arrivato nessun nome di grido, e molti sono stati i cavalli di ritorno come lo stesso 21enne Moise Keane tornato alla Juventus dall’Everton al posto del fenomeno portoghese. Il calciomercato italiano testimonia un’inversione di tendenza dell’atteggiamento dei club sul mercato locale e nella gestione amministrativa. Niente più fuochi d’artificio e scelte oculate, più razionali. Per alcuni aspetti con buona pace dell’appeal internazionale della Serie A. 

 

In Europa il calciomercato 2021 sarà ricordato per l’addio di Lionel Messi al Barcellona dopo 17 anni di felice matrimonio in prima squadra. Ma soprattutto per il suo approdo al PSG (Paris Saint Germain), che ad oggi annovera tra le sue fila tre dei quattro giocatori più pagati al mondo: l’argentino Messi, il brasiliano Neymar e il francese Mbappé. 

 

Questa concentrazione di campioni e contratti alla corte del solo presidente qatariota del PSG Nasser Ghanim Al-Khelaifi fa pensare. Molto impegnato a tentare di portare a casa la Champions League nell’anno dei mondiali in Qatar, Al-Khelaifi con l'arrivo di Messi ha prontamente precisato che il club sta rispettando il fair play finanziario imposto dall'UEFA. Resta il fatto che il PSG modello “figurine album Panini” ha riacceso il dibattito su un modello calcio che lega troppo a doppio filo la capacità finanziaria con i risultati sportivi. 

 

Le proprietà internazionali dei più importanti club europei si sono moltiplicate. Agli Emirati Arabi fa capo il Manchester City col presidente Khaldūn Khalīfa Aḥmad al-Mubārak, agli Stati Uniti il Manchester United con i fratelli Glazer e il Liverpool del Fenway Sports Group, alla Russia il Chelsea di Roman Abramovich. Tanto per rimanere in Premiership.

 

Ma l’Italia non è da meno. In Serie A sono 5 le squadre con proprietà USA: Fiorentina (Rocco Commisso), Milan (fondo Elliott), Roma (famiglia Friedkin), Spezia (Robert Platek) e Venezia (VFC Newco 2020 LLC). Poi c’è il Bologna con proprietà canadese (Joey Saputo) e l’Inter con proprietà cinese (famiglia Zhang). Per un totale di 7 squadre su 20 (35%). Anche la Serie B fa gola all’estero, visto che il Como ha proprietà indonesiana (famiglia Hartono), il Parma e la Spal sono statunitensi (rispettivamente Krause Group e Joe Tacopina) e il Padova è francese (Joseph Oughourlian).  

 

Molti esperti invocano il modello del basket NBA per il calcio, che sarebbe una rivoluzione perché applicherebbe dei pesi ponderati di riequilibrio delle forze in campo, in modo da rendere più incerti e appassionanti i campionati nazionali nei quali sempre più spesso vince il più forte a livello finanziario. Ma il salto verso il modello NBA appare come un doppio salto mortale all’indietro carpiato e senza materasso per come si è strutturato in Europa e nel mondo il calcio negli ultimi decenni. Sarebbe come domare in un secondo un cavallo imbizzarrito al galoppo che sta andando in una direzione poco desiderata. 

 

L’estate 2021 potrebbe però anche essere un’eccezione che conferma la regola. O una semplice pausa di riflessione dalla consolidata abitudine al vortice degli scambi di “figurine”. A livello mondiale nel 2011 i trasferimenti erano 11890. Sono passati nel 2019 a quota 18079. Coinvolti oltre 66mila calciatori e 8mila club di 200 federazioni. Record della crescita nel settore calcio sono le commissioni per gli agenti dei calciatori, aumentate di quasi 30 volte dagli appena poco oltre 100 milioni di euro del 2011 ai 3 miliardi di euro del 2019. Anche per questo In Italia ragazzi di appena 16 anni ancora dilettanti hanno già un procuratore che li segue, naturalmente interessato a guadagnare sul loro percorso.   

 

Veniamo ai profili dei giocatori più richiesti dal mercato. Il Report FIFA sottolinea come sia meglio venire da Brasile (15128 trasferimenti), Argentina (7444), Gran Bretagna (5523), Francia (5027) e Colombia (4287).

 

Per spesa negli ultimi 10 anni tra i primi 30 club ben 12 sono inglesi, 5 spagnoli e italiani, 3 tedeschi, 2 francesi e portoghesi e 1 russo. Queste 30 società hanno investito nel periodo 19,3 miliardi di euro sul mercato, il 47% della spesa totale. E’ la foto di un calcio che vive un problema di concentrazione della ricchezza.      

 

Se si guarda ai club che nell’ultimo decennio al mondo hanno guadagnato di più nel bilancio cessioni-acquisti la sorpresa è evidente. Sul podio ci sono tre club portoghesi: Sporting Lisbona, Benfica e Porto. Un modello per tutti i Presidenti di società calcistiche impegnati a tenere i conti in ordine.

 

Il calcio non è in crisi, ma sta cambiando.

 
 
 
photo credits: Eurosport