Cultura

Racconti: il “Live in” di Sky da Courmayeur (Parte II)

07
Dicembre 2020
Di Alessandro Cozza

La voglia di cambiamento travolge tutti, anche il canale all-news di Sky: Sky Tg24. La propria casa non basta più e la voglia di uscire la fa da padrone. Stare seduti a guardare non piace a nessuno, soprattutto a chi fa dell’informazione la propria professione. Cosa accade? Far entrare nelle case dei cittadini i nuovi termini a cui si è abituati da mesi come: Recovery Fund, Mes, sostenibilità, empowerment femminile, digitalizzazione, pandemia, non è abbastanza.

Servono tavoli di confronto alla portata di tutti. Le audizioni in Camera e Senato sembrano troppo altolocate per comprendere appieno il linguaggio che dovrebbe impattare davvero sull’opinione pubblica. Per questo Sky ha allestito confronti sull’attuale insostenibile emergenza sanitaria con ospiti d’eccezione. Perché, solo ora, si sente parlare di vaccini come fosse la fine di una sceneggiatura catastrofica, ma la luce in fondo al tunnel è ancora troppo tenue e non tutti riescono a vederla, tantomeno pensano di raggiungerla. “Live in Courmayeur” ha messo a disposizione di tutti argomenti del nostro tempo in un modo nuovo ed inclusivo. The Watcher Post ha seguito il nuovo format e diviso i tavoli di confronto in due puntate.

PARTE SECONDA

Futuro Sostenibile

La transizione energetica è in una fase turbolenta anche collegato al fatto che siamo in un momento spinto della tecnologia e per cogliere i benefici bisogna accelerare. Il reale problema, spiega Starace Direttore generale di Enel, deriva dal fatto che la transizione è anche industriale e colpisce settori che solitamente non hanno molto a che vedere con l’energia, ne è un esempio l’automotive. Altro passo necessario è mettere la sostenibilità al centro dell’azienda una cosa che si è compresa ma non interiorizzata, la differenza tra capire e mettere in pratica. Secondo Starace la pandemia ha avuto due effetti: la comprensione che la sostenibilità sia una necessità per la razza umana e per la società e riconoscere il sistema energetico come il futuro dei Paesi.  

La sostenibilità non è la ciliegina sulla torta ma la torta stessa, quanto è difficile prendere consapevolezza di questo? La sensibilità in merito sta cambiando, ma per quanto riguarda le misure del trattato di Parigi, dettate ormai 5 anni fa, non ci siamo neanche vicini. Anche perché i 17 punti del trattato, come fa notare l’economista Giovannini, riguardano la povertà, l’occupazione, le disuguaglianze di genere e purtroppo “la nostra capacità di fare programmazione strategica è molto limitata”. Il problema, sotto questo punto di vista è che non abbiamo seconde occasioni e se gli Stati Uniti non si uniranno velocemente alla causa arriveremo presto alla conclusione che non si potrà fare molto perché come dice Floridi, filosofo dell’innovazione, “non abbiamo voluto vederlo, ma sono anni che diciamo che stiamo distruggendo il mondo”. Non ci sono validi motivi per andare nella direzione opposta, anche perché anche i mercati si spingono verso la sostenibilità, l’economia circolare e le energie rinnovabili. Il problema secondo Giovannini sono anche gli ultra 50enni a capo di imprese, politica e media “che hanno una resistenza culturale a tutto questo”. E la scienza cosa ne pensa? “la scienza ci insegna che lo stare a dieta per l’umanità fa bene all’economia e alla società, la sostenibilità è un sacrificio oggi che ci si ritrova dopo” secondo Floridi. Per questo è necessario puntare alla decarbonizzazione in maniera reale e spostare i nostri mercati sulla sostenibilità, perché è lì che si giocano le nuove partite internazionali, e realizzare il piano integrato energia-clima.

Altrettanto importante è la transizione di cui si occupa Snam, ossia che tutti i sistemi a gas diventino o a idrogeno o a metano in modo graduale entro il 2050. “Le tecnologie devono essere lasciate libere di crescere” afferma Marco Alverà CEO di Snam, attualmente la sfida è trasformare l’idrogeno cosiddetto grigio con quello verde, derivante da energie rinnovabili e da quello blu derivante dal gas. Ultimamente la militanza sui social ha una sua rilevanza e permette ai leader di azienda di essere trasparenti e questo deriva da una voglia che i giovani hanno di poter conoscere meglio chi è a capo di determinate realtà. Per questo è importante che un’impresa giochi un ruolo sociale in modo da affrontare i temi sociali della povertà educativa, della parità di genere e delle competenze; tutti argomenti che Snam non lascia in disparte. E questi obiettivi si basano anche sulla voglia di far avvicinare di più le ragazze al mondo della scienza e della matematica, che in questo momento sono una percentuale particolarmente bassa in questi settori.

Sfida occupazione

Il fatto che il Ministro Gualtieri non dia sentore di una proroga del blocco dei licenziamenti, secondo Bonomi Presidente Confindustria, è un segno che la fase acuta è stata superata. Le stime dell’organizzazione arrivano a una perdita dei posti di lavoro pari a un milione, cifre che speriamo possano essere smentite quando tutto sarà finito. Conte ha annunciato l’idea della struttura piramidale che non convince tutti, anche perché, a quanto pare, questo progetto non è stato ancora neanche pensato. Calcolando che lo Stato sta perseguendo una strada solitaria senza coinvolgere le altre parti. Anche Bonomi dà una sua visione sul Mes: “Dobbiamo votarlo sennò viene meno una stabilità politica italiana e di credibilità, oltre a mancare i presupposti del Next Generation Eu”. Oltre a questo il Presidente di Confindustria non nasconde un timore per i possibili attacchi stranieri e dell’usura rispetto alle aziende italiane, proprio per questo motivo vi è una collaborazione con le forze dell’ordine. La preoccupazione deriva da un dato importante, nel 2019 l’Italia è passata dall’ottavo al settimo posto sulla scala delle potenze industriali, numeri che non si possono banalizzare e che fa comprendere il desiderio di stimoli negli investimenti privati, visto che ad oggi chiudiamo con -4 punti di Pil rispetto al 2008. Rispetto alla cancellazione del debito la posizione di Bonomi è importante: “La cancellazione non dovrebbe esistere, noi abbiamo tutte le possibilità per crescere, abbiamo un debito molto importante, ma possiamo solo lavorare sul Pil, sulla crescita per la quale dovremmo avere un’ossessione”.

Un Italia stretta da una morsa tra scienza, restrizioni e voglia di tornare alla normalità con i numeri sono al centro della quotidianità, probabilmente perché fare riferimento alla scienza e alla matematica dona più sicurezza e lo scompenso porta a fare affidabilità sui dati. Il fatto è che sono cifre basate sulle persone e il focus reale dovrebbe essere quello, non i numeri. Paolo Giordano, scrittore, rimanda ad una riflessione che potrebbe trasformarsi in timore reale: “Il problema è stato demandare troppo agli scienziati, di essere i capri espiatori di certe scelte politiche: non so se avrà un effetto a lungo termine positivo”.

Lo sciopero della pubblica amministrazione è la prima problematica richiesta al Segretario della Cisl, la quale richiede a gran voce di essere convocata ad un tavolo di confronto. Perché i temi su cui si basano questi scioperi sono: stop al precariato, sicurezza sul lavoro, ed i contratti. Sul blocco dei licenziamenti la Furlan specifica che il Paese ha avuto il tempo per industriarsi per una riforma sugli ammortizzatori sociali e sulle politiche attive sul lavoro, solo così si potrà affrontare al meglio la situazione. Altro nodo da sciogliere è l’occupazione femminile, la pandemia ha colpito soprattutto le neo mamme e lo Stato deve attivare quei servizi alla famiglia che sono indispensabili e soprattutto è necessario per lavorare ad un cambio di mentalità.

L’Europa, i veti e il debito

Per affrontare questo tema si è partiti dall’accordo di luglio, che è stato migliorato, al quale sono state aggiunte risorse, ma Polonia e Ungheria mantengono il veto. Secondo David Sassoli “spetta a loro sciogliere il nodo del consenso, anche perché se non avviene si andrà avanti lo stesso su Recovery e stato di diritto” anche perché si tratta di Paesi che a casa propria certe libertà vengono vietate, ma la musica cambia quando si trovano in territorio europeo. Per questo il Presidente del Parlamento Europeo si dice fiero perché da nessun’altra parte avviene che un entità possa sanzionare una nazione per ciò che avviene dentro le mura di casa propria. “Noi abbiamo definito il fatto che l’Europa non sia un bancomat, si partecipa e si rispettano i principi fondamentali, ci auguriamo che il governo polacco e ungherese ragionino”. Il regolamento di Dublino è un’altra ragione di discussione con i Paesi dell’est, ma il Parlamento desidera una chiara riforma “abbiamo bisogno di un Europa che esprima politiche comuni, che abbia un ordine delle competenze, che possa avere uguaglianza nella sanità e non è un pensiero mio, ma è condiviso anche con la Merkel”. E poi l’eliminazione del debito, per il quale sicuramente non ci aiuta lo scetticismo degli altri Paesi membri, e quindi bisogna lavorare duramente. Sassoli in questo è stato molto chiaro, tutti gli Stati stanno spendendo tanto e quindi sarà necessario lavorare sul debito comune. Sarebbe opportuno che i tecnici possano trovare un modo per aiutare in maniera concreta, perché il problema del patto di stabilità e la questione del debito saranno i temi del prossimo anno, e un’idea di crescita non c’è. “Ma quanto dovremo crescere per sanare il debito comune prodotto da tutti i Paesi dell’Unione? Io sento che intorno a queste questioni molti vorrebbero riavvolgere il film, ma noi non torneremo a prima del Covid e per questo serve un Europa che sviluppi più politiche comuni.”

Photo Credits: Top Management Forum