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Dal voto ai vertici delle istituzioni europee

05
Maggio 2024
Di Gianni Pittella

In questo momento di avvio della campagna elettorale per la elezione del Parlamento Europeo in molti si stanno chiedendo cosa succederà nelIo scacchiere politico e ai vertici delle istituzioni. I retroscena, come al solito, non mancano: da quelli che tirano in ballo il nome autorevole di Mario Draghi come presidente della Commissione europea, a quelli che danno per spacciata l’attuale Ursula von der Leyen, da chi preconizza un’alleanza tra Francia, Germania e Polonia, a chi propone il nome della presidente del Parlamento europeo Metsola.

Come sa, però, chi ha esperienza politica, è sempre difficile fare delle previsioni su questioni che si decidono sempre all’ultimo momento, come le cariche apicali delle istituzioni. Un dato dal quale possiamo partire, tuttavia, deriva dal comportamento dei membri del parlamento europeo nella legislatura appena conclusa.

Un recente studio dell’Istituto Cattaneo, firmato da Salvatore Vassallo e Catherine Fieschi, va a vedere le dinamiche createsi tra i vari gruppi parlamentari, con particolare attenzione a quelli di centrodestra, per mettere alla prova l’ipotesi della nascita di una maggioranza di centrodestra.

Il punto di partenza è la possibilità che il gruppo ECR, di cui in Italia fa parte Fratelli d’Italia, aumenti i suoi seggi di circa il 15% e il gruppo ID, rappresentato in Italia dalla Lega (nonostante il calo di quest’ultima), di circa il 30% e che, pertanto, il tradizionale asse tra socialisti e popolari continui a perdere quote, e necessitino del sostegno del gruppo Renew (Azione e IV con più Europa).

Studiando la compattezza dei gruppi parlamentari, si vede come in alcune questioni, effettivamente, si possa creare una nuova polarizzazione tra sinistra e destra, come nei casi delle politiche ambientali, agricoltura e pesca.

Tuttavia, sulle questioni economiche, la politica estera e il mercato interno, si potrebbe assistere, al contrario, alla convergenza dei conservatori sul blocco europeista e a un isolamento della Lega e degli altri nazionalisti. Per quanto riguarda, invece, i temi di libertà civili, giustizia e affari interni, l’asse tra conservatori e nazionalisti è più compatta, portando con sé anche pezzi dei popolari.

Da questa analisi potrebbe quindi apparire difficile un’alleanza stabile tra i popolari e i conservatori/nazionalisti. Oltretutto, non vengono tenute presenti le differenze nazionali all’interno dei gruppi europei.

Se, ad esempio, in Italia il centrodestra riesce a tenere in piedi anche una coalizione di governo, diversamente in Polonia popolari e conservatori sono avversari politici inconciliabili, per via delle vicende di governo nazionali.

Per questo motivo, per quanto i conservatori potranno assumere un’importanza sempre maggiore, le prospettive sono quelle di un mantenimento dello status quo dell’alleanza europeista. Tuttavia, si potranno vedere cambiamenti per alcuni specifici domini di politiche pubbliche, dall’ambiente ad alcuni settori economici. Anche sul fronte delle cosiddette guerre culturali, l’Europa potrebbe spostarsi da una posizione fortemente progressista, che ha caratterizzato la passata legislatura, a una posizione più conservatrice.

Dipenderà molto dall’esito del voto.