Ambiente

Space Economy croce e delizia per l’ambiente

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Luglio 2022
Di Giampiero Cinelli

I lanci di razzi nello spazio sono un problema? Dal punto di vista dell’ambiente sicuramente sì, ma potrebbero avere anche un risvolto molto positivo sulla ricerca scientifica orientata alla salvaguardia stessa del pianeta. Questo il dilemma della Space Economy, che ultimamente si è arricchita anche dell’attività privata, diciamo turistica, di facoltosi magnati. I viaggi spaziali di gente come Elon Musk o Jeff Bezos e Richard Branson per adesso non sono così tanto impattanti, anche perché ne hanno effettuati solo tre nel 2022 ed è improbabile possano farne più frequentemente. Ad ogni modo, uno studio pubblicato a giugno da Earth’s Future ha stimato che una crescita stabile dei lanci di razzi, nei prossimi dieci anni, consumerebbe il 10% del gas e metterebbe a rischio i parametri fissati dal Protocollo di Montreal, l’accordo internazionale del 1987 che ha permesso di rimediare al buco nell’ozono.

Sul lato invece non turistico del comparto, gli scienziati hanno più preoccupazioni. Rispetto ai 102 lanci del 2019, su cui lo studio costruiva le sue proiezioni, nel 2020 siamo a 104, nonostante il trauma della pandemia, e nel 2021 siamo arrivati a 133. Quest’anno siamo a 73, un ritmo che dovrebbe permettere di chiudere il 2022 a quota 150. Ma quali sono le effettive ricadute sull’ambiente? Il rischio è l’alterazione del forzante radiativo. In climatologia, è la misura della differenza tra l’energia che entra verso la Terra e quella che torna indietro. Prima dell’età industriale, era più o meno in equilibrio. Oggi c’è una sproporzione. Non escono abbastanza radiazioni è l’ambiente si surriscalda. I più inquinanti sono i razzi a propellente solido ipergolico: ovvero quelli in cui l’accensione avviene spontaneamente non appena il combustibile tocca il comburente. Una delle miscele più usate combina idrazina e tetrossido di diazoto, ed è tossica, ma è ancora più dannoso il kerosene. I razzi rilasciano particolato, che intrappola calore nell’atmosfera, in modo assai più rilevante degli aerei o degli impianti petrolchimici. E le quantità rimangono sospese a un’altezza maggiore. E c’è poi un altro problema: i detriti persi dai razzi che prima o poi tornano a terra.

Oltre i problemi le opportunità

Eppure avremmo molto bisogno della ricerca nello spazio. Incrociando i dati misurati sul campo con le osservazioni dei satelliti, per esempio, i ricercatori dell’Esa hanno messo a punto la più raffinata simulazione del nostro pianeta, utili a delineare strategia contro il climate change. Inoltre, per la prima volta sono state individuate dall’orbita alcune fuoriuscite di metano in mare. Il Mit di Boston sta studiando un sistema di bolle di pellicola da posizionare nell’atmosfera dove si esaurisce la gravità. Una costellazione per schermare le radiazioni solari in un’area estesa quanto il Brasile. Nei vertici che contano di queste cose si parla molto. Con assoluta serietà.