Ambiente

Siccità in Catalogna, non piove da 32 mesi: Barcellona diventerà così?

07
Maggio 2023
Di Simone Zivillica

Quella in copertina è un’immagine che abbiamo chiesto di generare a un tool di intelligenza artificiale, ovviamente non esiste. O meglio, non esiste ancora. La città ritratta, sarebbe meglio dire riprodotta, è Barcellona, capitale della Catalogna, regione spagnola che non vede una goccia d’acqua cadere dal cielo da ben 32 mesi. Un’infinità di tempo che sta facendo boccheggiare non solo gli spagnoli e i turisti nella città amata da Gaudì, ma ormai anche aziende agricole, allevamenti e tutto l’ecosistema della zona. Abbiamo, quindi, chiesto all’IA di produrre un’immagine con il deserto alle porte di Barcellona, il risultato è quello in evidenza. Per ora solo immaginario, ma visti i dati delle ultime precipitazioni non troppo lontano da una possibile realtà, neanche troppo lontana nel tempo.

Siccità: problema ambientale, economico, politico

Se a questa situazione si aggiunge che in Andalusia, altra regione spagnola più a sud, si toccano già i 40 gradi al suolo e gli oltre 35 atmosferici di qualche giorno fa a Cordoba, nonché il fatto che non piove da inizio marzo, si comprende come ormai il fenomeno sia consolidato. L’allarme arriva già dalle confederazioni agricole che parlano di raccolti ormai da buttare per quanto riguarda cereali, ortaggi, olive, avocado, mango. Intere economie al rischio del collasso. È pressoché ovvia la correlazione tra la siccità in Catalogna e il cambiamento climatico: tutt’altro che una coincidenza. Con l’aumento della temperatura globale, la quantità di umidità nell’atmosfera aumenta, portando a siccità più frequenti e gravi. Ciò è causato dalla maggiore evaporazione dell’acqua dal terreno e dalle piante proprio a causa delle temperature più elevate. Tutto ciò, è pacifico, si traduce in una minore disponibilità di acqua per l’uso.

La mancanza di precipitazioni sta rendendo difficile per gli agricoltori coltivare i raccolti, portando a una diminuzione della produzione. La situazione sta colpendo anche il bestiame, poiché gli animali hanno bisogno di acqua per sopravvivere e mantenere stabile il proprio metabolismo. Ovviamente, però, non è a rischio solo ciò che è direttamente legato alle attività umane. La mancanza di acqua, infatti, sta portando a un declino della biodiversità e le probabili gravi conseguenze a lungo termine per l’ecosistema della regione potranno essere decisamente serie.

Un tema che in Spagna è entrato di diritto nella battaglia delle parole in campagna elettorale. In Spagna, infatti, si tornerà a votare nel 2023 e il governo in carica guidato dal socialista Pedro Sanchez è sempre più attaccato dalle opposizioni che lo accusano di non fare abbastanza per proporre sistematiche soluzioni a un problema che non può più attendere di essere studiato, ma a cui è imperativo trovare vie d’uscita percorribili. Nel frattempo, il governo a trazione socialista, forse quello che in Europa si sta già trovando a fronteggiare gli effetti più concreti e tangibili del cambiamento climatico, sta mettendo a disposizione soluzioni per il medio e lungo periodo, proprio perché, anche secondo Sanchez, «la siccità sarà uno dei temi su cui si focalizzerà il dibattito politico e territoriale nel nostro Paese nei prossimi anni».

Le misure anti-siccità in Spagna

Una delle prime azioni intraprese, comuni anche a quelle che vediamo in Italia, è l’istallazione di nuovi bacini idrici, così come nella manutenzione e ristrutturazione di quelli esistenti. Il beneficio diretto è l’aumento della capacità di stoccaggio dell’acqua della regione e l’assicurazione che l’acqua sia disponibile durante i periodi di siccità. Inoltre, in Catalogna si stanno promuovendo misure ad hoc come l’uso di sistemi di irrigazione efficienti dal punto di vista idrico, la raccolta dell’acqua piovana e il riciclaggio delle acque reflue. Accanto a queste indicazioni e azioni concrete, il governo sta fornendo sostegno finanziario agli agricoltori colpiti dalla siccità con sussidi per l’installazione di quei sistemi di irrigazione efficienti, ma anche forme di compensazione per le perdite dei raccolti.

Sarà necessaria, però,  un’azione di lungo periodo che sembra essere il mantra per le amministrazioni nazionali e locali a livello ormai globale: la diversificazione dell’economia della regione per ridurre la sua dipendenza da un settore che può subire gravi perdite a causa degli effetti del cambiamento climatico. È il caso dell’agricoltura in Catalogna, da cui il governo conta di concentrare gli sforzi sullo sviluppo di nuove industrie, come l’energia rinnovabile e la tecnologia, che consumano meno acqua. Infine, anche per compliance con i dettami della Commissione Ue, il governo sta adottando misure per ridurre le emissioni di gas serra, come la promozione delle energie rinnovabili e delle misure di efficienza energetica, nonché l’attuazione di politiche per ridurre le emissioni dei trasporti e dell’industria.

Troppo poca in Spagna, troppa tutta insieme in Italia

Come sempre, c’è sempre chi ha troppo e chi ha troppo poco. Questo caso, però, è peculiare in quanto nessuno dei due si trova in una situazione ottimale. Mentre in Spagna, appunto, si contano i mesi di siccità, in Italia stiamo facendo i conti con un’ondata di maltempo che ha già mietuto vittime in Emilia-Romagna, sia tra i suoi abitanti che tra le sue strade e le sue attività. Muri d’acqua di oltre quattro metri hanno colto di sorpresa migliaia di persone che si sono trovate di colpo senza casa o con un anno di raccolto da buttare via.

Secondo il meteorologo Lorenzo Tedici intervistato da SkyTg24 «l’origine è stata un fronte occluso lungo l’Adriatico, alimentato da un ciclone al Sud che martedì ha richiamato aria fredda da Est. Il problema è che questo fenomeno è stato un po’ sottostimato: erano attese piogge per 120-130 millimetri, invece in alcune aree sono caduti 200 mm in 24 ore, pari alla pioggia di due mesi». Oltre a questa causa, però, va considerato un altro fattore – anzi due – direttamente legato a ciò che sta accadendo in Catalogna. Anche l’Italia, infatti, con le regioni del Nordest in primis, sta subendo periodi di siccità prolungati, costringendo a i corsi d’acqua ad avere portate estive a fine inverno e primavera. Questo comporta, come in Spagna, che il terreno sia estremamente secco e non adatto ad accogliere enormi quantità d’acqua, per giunta tutta insieme. È come provare a versare un litro d’acqua dentro un vaso con una pianta che non viene annaffiata per settimane: uscirà tutta fuori.

Infine, va aggiunto che l’innalzamento delle temperature sta causando, ormai da anni, lo scioglimento dei ghiacciai. Infatti, e lo conferma lo stesso Tedici sempre a SkyTg24, «le piogge di maggio trovano talvolta ancora la neve sui monti, come si è verificato ora sull’Appennino. Poiché a fine aprile-inizio maggio non fa più così freddo, c’è stata l’azione combinata di forti piogge e dello scioglimento delle nevi». Un combinato disposto, questo, che aggiunto all’aridità dei terreni e, talvolta, dei letti dei torrenti, ha provocato che praticamente nulla dell’acqua caduta sia stata assorbita dal suolo, che invece l’ha fatta scorrere velocemente e ferocemente provocando i danni di cui siamo testimoni in questi giorni. Purtroppo, e questo è il dato forse più allarmante, neanche quest’immensa quantità d’acqua può risolvere il problema siccità nel Nordest italiano, anche se ha dato una piccola mano, al netto dei gravi ed esosi danni, a ridurla di circa il 30%.

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