Ambiente

Progetto Mer: coste mappate e ripulite dai rifiuti

08
Marzo 2024
Di Ilaria Donatio

Si chiama Progetto Mer ed è il più grande progetto sul mare finanziato nell’ambito del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. Ispra – l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – è il soggetto attuatore mentre il Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica è titolare del finanziamento di 400 milioni di euro per il 2022-2026.

Cosa prevede il progetto Mer
Il Mer prevede interventi per il ripristino e la protezione dei fondali e degli habitat marini, la mappatura degli habitat costieri e marini per la loro conservazione, l’acquisizione di una nuova nave oceanografica (dunque, concepita per condurre ricerche oceanografiche) dotata di apparecchiature altamente tecnologiche in grado di sondare i fondali fino a 4000 metri e con una strumentazione acustica ad altissima risoluzione.

Banchi di ostriche da proteggere
Tra le la ricostruzione di banchi di ostrica piatta europea (Ostrea edulis) in ben 5 regioni dell’Adriatico: Friuli Venezia-Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche e Abruzzo: a livello globale, si stima che l’85% dei banchi naturali di ostriche sia andato perduto, rendendo questo habitat uno dei più minacciati al mondo. Le ostriche hanno la capacità di costruire vere e proprie scogliere calcaree, l’equivalente – alle nostre latitudini – delle scogliere coralline tropicali, per questo sono chiamate “ingegneri ecosistemici”.

Mappatura delle coste
Altro elemento senza precedenti del Progetto è la mappatura degli habitat costieri di tutta la costa italiana. Le mappature di Posidonia oceanica erano state realizzate in passato nel corso di più anni; ora si prevede di cartografarla – dunque, di mapparla – in un unico lasso temporale. 

Saranno utilizzati sensori in grado di coprire 581 km quadrati di superficie da investigare, sensori da aereo e da satellite su una superficie pari a 10.200 km², la tecnologia Multibeam che utilizza la propagazione delle onde acustiche ed è la più utilizzata per gli studi batimetrici che misurano la profondità dei fondi marini e le caratteristiche fisico-chimiche delle acque oceaniche, su una superficie pari a 4000 km², infine, acquisizioni in situ mediante una sorta di drone subacqueo, per coprire 4000 km di costa lineari.

Boe d’altura per monitorare le onde
La realizzazione di una nuova rete nazionale di boe d’altura per il monitoraggio del moto ondoso, delle correnti marine e dei parametri meteo, che va ad aggiungersi alla già esistente Rete Ondametrica Nazionale (RON). Si prevede di installare a diverse miglia dalla costa, all’interno della futura Zona economica esclusiva (Zee) – area del mare, adiacente alle acque territoriali, in cui uno Stato costiero ha diritti sovrani per la gestione delle risorse naturali – almeno 6 stazioni di monitoraggio su fondali fino a 1.000 metri ed almeno 4 stazioni di monitoraggio su fondali fino a 3000 metri.

Monti sottomarini mappati da robot 
Per gli habitat profondi saranno mappati circa 90 monti sottomarini, localizzati nel Mar Ligure, l’Alto e il Basso Tirreno, il Mar di Sardegna, il Mar Ionio ed il Mare Adriatico meridionale, per una superficie stimata di circa 14000 km². Per farlo, si utilizzeranno robot sottomarini (ROV) in grado di registrare video in alta definizione e strumenti acustici ad alta risoluzione, con una unità navale che lavori tutto il giorno, per oltre 200 giori l’anno, nel periodo 2024-2025-2026.

Praterie di Posidonia da ripristinare
Il ripristino delle praterie di Posidonia oceanica, di coralligeno e foreste di Cystoseira (un genere di alghe brune) saranno affiancati da specifiche azioni di protezione delle aree, con l’obiettivo di promuovere ed accelerare il loro naturale recupero. Sono in corso di valutazione oltre 15 aree da ripristinare lungo tutta la penisola.

Reti abbandonate e rifiuti
Secondo i dati Ispra l’86,5 % dei rifiuti in mare è legato alle attività di pesca e il 94% di questi sono reti abbandonate. Il progetto Mer prevede l’individuazione ed il ripristino di almeno 15 aree dove sono presenti attrezzi da pesca e di acquacoltura abbandonati, preservando la fauna e flora locali.