Ambiente

Preoccupa l’ultimo rapporto dell’IPCC sui cambiamenti climatici

29
Marzo 2023
Di Daniele Bernardi

Lo scorso 20 marzo, l’Intergovernemental Panel on Climate Change (IPCC) – l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa della valutazione della scienza relativa al cambiamento climatico – ha pubblicato il suo sesto rapporto AR6.

Dal ‘98, l’IPCC costituisce il principale faro nel mondo per la comprensione del surriscaldamento globale, degli effetti del climate change e dei pericoli in cui incapperemo se non porremo rimedio in tempo ed invertiremo le tendenze. Periodicamente, il Panel analizza i dati per comprendere scientificamente i rischi relativi al cambiamento climatico indotto dall’uomo e le opzioni di mitigazione e adattamento di cui disponiamo, rivedendo di volta in volta gli obiettivi fissati nell’Accordo sul Clima di Parigi.

Quest’anno, al rapporto, oltre ai tre documenti relativi alle basi fisico-scientifiche, agli impatti, adattamento e vulnerabilità e alla mitigazione dei cambiamenti climatici, sono stati aggiunti anche i risultati di tre rapporti speciali: quello sul riscaldamento globale a un grado e mezzo, quello sul Cambiamento climatico e il suo impatto sul suolo e quello sull’Oceano e la Criosfera. Un lavoro che è frutto della collaborazione di oltre 1.400 ricercatori provenienti da tutto il mondo.

Nel rapporto, l’IPCC ha nuovamente ricordato l’importanza di mantenere l’aumento di temperatura al di sotto di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Un avvertimento alla luce anche del +1,1°C raggiunto al termine dello scorso decennio. Già oggi, infatti, vengono registrate perdite irreversibili nell’ecosistema: danni agli ecosistemi marini, terresti e di acqua dolce, impatti negativi sull’agricoltura e sulle altre attività umane come la pesca e l’acquacoltura, disagio termico – forti ondate di calore nelle città – e il verificarsi di condizioni favorevoli allo scoppio di incendi. Con un ulteriore aumento delle temperature, gli scienziati hanno provato che molti ecosistemi e popolazioni non saranno più in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici.

L’IPCC ha identificato quattro categorie principali di rischio per il nostro Pianeta: ondate di calore sulla popolazione, con conseguente aumento dei decessi, rischi per la produzione agricola a causa di una combinazione di caldo e siccità, scarsità di risorse idriche e una maggiore frequenza e intensità di inondazioni costiere, straripamento dei fiumi e intense alluvioni.

La causa? Siamo a più di un secolo di combustione di combustibili fossili e di un uso insostenibile di consumo del suolo. Il cambiamento climatico è causato dall’attività dell’uomo, non c’è più alcun dubbio su questo. Ironia della sorte però, se a impattare maggiormente sono i paesi ricchi e in particolare l’Occidente, quelli che ne pagano le spese sono invece coloro che hanno contribuito meno al cambiamento climatico: i paesi più poveri e vulnerabili.

Viene inoltre spiegato che gli impegni presi con l’Accordo di Parigi sul clima non sono sufficienti: mantenendo, infatti, questo trend, si supererebbe l’aumento di un grado e mezzo molto presto – attorno al 2030 – fino a raggiungere i 3,5°C sopra i livelli preindustriali nel 2100. È quindi importante anticipare gli obiettivi, raggiungendo il picco di emissioni entro il 2025 e dimezzarle entro il 2030. Gli scienziati stanno valutando inoltre la possibilità di estendere il limite del +1,5°C a un +2°C, ma per far ciò necessiteremmo comunque di una riduzione immediata delle emissioni di gas a effetto serra.

Nel 2019 – anno delle ultime rilevazioni – le emissioni erano 12% più alte rispetto al 2010. Per mantenere il riscaldamento globale entro i 2 gradi, le emissioni di gas a effetto serra dovranno diminuire del 21% entro il 2030 e del 35% entro il 2035.

Non tutto è perduto comunque, l’IPCC presenta nel suo report un’ampia varietà di soluzioni, perseguibili con un aumento degli investimenti da tre a sei volte l’attuale ammontare, ma è richiesta la partecipazione di tutti: “ognuno di noi può fare la differenza”. C’è una finestra di opportunità che si restringe rapidamente, ma ci sono molteplici scelte e azioni che possono cambiare il percorso di sviluppo verso la sostenibilità: politiche coordinate e cooperazione internazionale, gestione efficace degli ecosistemi, governance inclusiva, diversità delle conoscenze, innovazione tecnica, un miglior accesso a risorse finanziarie adeguate.

«L’integrazione di un’azione climatica efficace ed equa non solo ridurrà le perdite e i danni per la natura e le persone, ma fornirà anche benefici più ampi», ha dichiarato il presidente dell’IPCC Hoesung Lee. «Questo Rapporto di sintesi sottolinea l’urgenza di intraprendere azioni più ambiziose e dimostra che, se agiamo ora, possiamo ancora garantire un futuro sostenibile e vivibile per tutti».

Fortunatamente, lo studio ha rilevato che le azioni per il clima stanno aumentando: gli obiettivi per raggiungere le 0 emissioni sono stati adottati in molti paesi, anche a livello locale, almeno 826 città e circa 103 regioni si sono impegnate ad abbattere le emissioni. Eppure, i contributi non sono ancora abbastanza.