Ambiente

Energia nucleare, l’accordo tra Italia e Francia per riportarla nel nostro Paese. Sfida grande

08
Marzo 2023
Di Giampiero Cinelli

L’Italia e la Francia hanno dato il via ad un’alleanza nata con il tentativo di reintrodurre l’energia nucleare nella penisola. aumentandone la diffusione nel resto d’Europa. Tra le parti dell’accordo figura il gruppo Ansaldo, in parte controllato dal Ministero dell’Economia italiano, l’azienda Edison e la francese Edf, società a controllo pubblico e primo produttore di energia nucleare al mondo. In particolare, la lettera d’intenti firmata dai contraenti ha l’obiettivo di «collaborare allo sviluppo del nuovo nucleare in Europa e favorirne la diffusione, in prospettiva, anche in Italia». Più nel dettaglio, i tre firmatari «si impegnano a verificare le potenzialità di sviluppo e di applicazione del nuovo nucleare in Italia, date le crescenti esigenze di sicurezza e indipendenza energetica del sistema elettrico italiano».

Obiettivo dell’accordo – spiegano le tre società – è di valorizzare nell’immediato le competenze della filiera nucleare italiana, di cui Ansaldo nucleare è capofila, a supporto dello sviluppo dei progetti di nuovo nucleare del gruppo Edf, e al contempo di avviare una riflessione sul possibile ruolo del nuovo nucleare nella transizione energetica in Italia».

Si intende dunque il cosiddetto “nucleare di nuova generazione”, rappresentato da tecnologie che in Europa si studiano da un po’. Ad esempio lo European pressurized water reactor (Epr) e gli Small modular reactor (Smr). Un impianto Epr è quello della centrale nucleare di Flamanville 3, un progetto sul suolo francese a cui Edf sta lavorando per concludere. Iniziato nel 2007 potrebbe essere pronto anche entro i prossimi due anni e dovrebbe infine costare 12,4 miliardi secondo Electricité de France (Edf). Secondo i calcoli della Corte dei Conti francese saranno invece 19,1 miliardi di euro.

Sappiamo tutti del nutrito dibattito sull’idea di tornare a investire nel nucleare. Opzione che, al di là della considerazione sui rischi e sullo stoccaggio, deve essere ben valutata in termini di tempi di realizzazione e costi. Poi le modalità. A seconda che si tratti di fissione nucleare o di fusione, c’è la questione delle materie necessarie al funzionamento, il cui approvvigionamento va assicurato nel lungo periodo. Per la fusione infatti servono gli isotopi deuterio e trizio. Il deuterio si può estrarre anche dall’acqua di mare, mentre il trizio è un isotopo radioattivo dell’idrogeno e risulta raro. Ma l’Europa non vuole scoraggiarsi e, recentemente, appunto, ha classificato l’idrogeno prodotto da energia elettrica o nucleare, dunque a basse emissioni o a rinnovabili, come prodotto non nocivo per l’ambiente. Puntando alle 10 milioni di tonnellate di produzione interna di idrogeno rinnovabile e 10 milioni di tonnellate importato entro il 2030.

Potrebbe dunque essere che quando l’Italia sarà di nuovo pronta per il nucleare la transizione energetica apparirà già in qualche modo sui binari giusti. Ma ciò non frena le istituzioni dal voler recuperare, e riabilitare, questa modalità di produzione energetica in ottica futura.

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