Ambiente

Fornitura di gas, perché l’Italia punta sull’Algeria. La missione di Draghi

11
Aprile 2022
Di Massimo Gentile

La missione del presidente del Consiglio Mario Draghi in Algeria ha un obiettivo molto chiaro: siglare un primo accordo per incrementare le forniture di gas dal paese che già oggi rappresenta il 31% del nostro import (secondo solo alla Russia). Un’intesa da rafforzare nel solco della visita istituzionale del Presidente della Repubblica ad Algeri a novembre scorso. Non a caso Draghi si è fatto accompagnare anche dal ministro degli Esteri Di Maio, da quello della Transizione ecologica Cingolani e dall’Ad di Eni Claudio Descalzi.

Draghi ha lavorato alla firma di un protocollo di intesa intergovernativa sull’energia e di un accordo tecnico tra Eni e Sonatrach, il gruppo energetico algerino. Il premier ha promosso anche un incontro nell’ambasciata italiana di Algeri con la comunità italiana: sono circa 200 le imprese con presenza stabile in Algeria, impegnate nel campo energetico ma anche nei settori delle infrastrutture e delle grandi opere.

Non è un caso che l’Italia abbia puntato sull’Algeria. L’Algeria, infatti, attualmente è il secondo Paese per import di gas che, secondo le ultime stime, a febbraio 2022 avrebbe già quasi sorpassato la Russia. Per arrivare in Italia, il gas algerino passa dal gasdotto Transmed, che parte dal deserto, attraversa la Tunisia, e poi il mar Mediterraneo fino a Mazara del Vallo, in Sicilia, e risale l’Italia arrivando a Minerbio, in provincia di Bologna. Può trasportare circa 30 miliardi di metri cubi in un anno: nel 2021 ne ha trasportati 21 miliardi, dunque c’è spazio per aumentare la fornitura.

COSA PREVEDE L’ACCORDO
L’Algeria ha dato disponibilità per fornire all’Italia gas aggiuntivo nel breve, medio e lungo termine. La società algerina Sonatrach ha esportato circa 21 miliardi di metri cubi in Italia tramite il gasdotto TransMed nel 2021, lasciando spazio a una capacità potenziale di ulteriori 9 miliardi di metri cubi. La cooperazione tra Italia e Algeria non si limita però solo al gas. Il Paese nordafricano, membro del Cartello petrolifero Opec, ha recentemente approvato una strategia nazionale che mira a promuovere le energie rinnovabili ed accelerare la transizione energetica nel Paese, che rimane molto dipendente dalle risorse fossili per la produzione di energia. Significative opportunità per le aziende italiane potrebbero pertanto derivare dalla gara per la costruzione di centrali solari fotovoltaiche nell’ambito del mega-progetto “Solar 1000 Mw”. 

GLI SCAMBI TRA ITALIA E ALGERIA
Nei primi undici mesi del 2021, il valore dell’interscambio Italia-Algeria è stato pari a 7,63 miliardi di euro, in aumento del 50,27 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020. È quanto emerge dai dati più aggiornati messi a disposizione dall’ufficio Ice di Algeri. Spicca, in particolare, il balzo del 92,5% nell’importazione in Italia dei prodotti delle miniere e delle cave algerine (da 2,62 miliardi di euro a 5,05 miliardi di euro) e del 42,9% coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio algerino (da 470 milioni a 672 milioni di euro). L’Italia, da parte sua, esporta in Algeria principalmente macchinari e apparecchiature (614,5 milioni di euro), prodotti chimici (139 milioni di euro), coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (129 milioni di euro), apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (126 milioni di euro), prodotti della metallurgia (118 milioni di euro, in calo del 38,9 per cento), Prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature (100 milioni di euro, in calo del 22,8 per cento) prodotti alimentari (93 milioni di euro, in aumento del 73,3 per cento). Il saldo è stato a favore dell’Algeria per 4,108 miliardi di euro.

L’onorevole Luca Squeri, responsabile energia del gruppo di Forza Italia alla Camera, ha commentato: «Da quando è stata intrapresa la strada delle sanzioni contro la Russia per la questione della Crimea, le importazioni di gas russo sono aumentate, non solo in Italia ma in tutta Europa. Il percorso di affrancamento dalla Russia, dunque, deve essere necessariamente accompagnato da un’azione convinta, concreta e determinata anche sul fronte della diversificazione delle fonti di provenienza del gas che importiamo. Ben vengano gli accordi in tal senso».