Ambiente

“Rinnovabili. Energie per la pace”, il nuovo Rapporto del WWF sulle fonti green in Italia

05
Aprile 2022
Di Daniele Bernardi

È da poco uscito il Rapporto del WWF sull’energie rinnovabili nel nostro paese. Il bilancio non è positivo, ma l’invito dell’organizzazione no profit è di puntare su un’energia più green per il nostro futuro. Perché? Per ragioni etiche, senza dubbio (e di credibilità estera, visti gli impegni presi), ma anche perché è più efficiente.

Partiamo dall’inizio però. Qual è lo stato delle cose in Italia per quanto riguarda le rinnovabili? Il Gestore dei Servizi Energetici mostra che il 18,2% dei consumi finali lordi degli italiani è stato coperto effettivamente da energie rinnovabili, ma non in tutti i settori è così. Infatti, se nel solo settore energetico, questa quota sale al 35%, di cui: 41% l’idroelettrico, 20% fotovoltaico, 17% per l’eolico e la biomassa e un 5% dal geotermico; nel settore dei trasporti, questo dato scende fino al 9%.

Il percorso italiano però non è sempre stato accidentato, anzi, tra il 2005 e il 2015 c’è stata una notevole crescita nell’utilizzo delle rinnovabili, dal 7,5% dei consumi al 17,5%, per poi sostanzialmente fermarsi. Il tutto mentre i costi delle fonti green si sono progressivamente abbassati: “nel 2008 un watt di pannello fotovoltaico costava 2€ circa, oggi costa 0,2€ e noi installiamo pochi pannelli” si legge nel Rapporto. Contestualmente, paesi come la Germania non hanno perso l’occasione di aumentare i propri investimenti in rinnovabili, nonostante, afferma il WWF, la radiazione solare sia mediamente inferiore che in Italia, valori rispettivamente di 1000 kWh/m2 contro una media compresa tra i 1200 e i 1300 kWh/m2tra Nord e Sud Italia.

Per cambiare però c’è ancora tempo e ha dichiarato Elettricità Futura, principale associazione delle imprese che operano nel settore elettrico italiano, di essere pronta ad installare ben 60 GW di rinnovabili nei prossimi tre anni, con un investimento di 85 miliardi di euro e la creazione di circa 80 mila nuovi posti di lavoro. Questo investimento sostituirebbe 15 miliardi di metri cubi di gas all’anno, circa il 20% di tutto quello importato.

Non è solo in termini di gas che si genererebbe un risparmio. Uno studio di IRENA (International Renewable Energy Agency) suggerisce che “800 GW della capacità esistente a carbone potrebbero essere economicamente rimpiazzati dalla capacità di nuove fonti rinnovabili, facendo risparmiare 32 miliardi di dollari all’anno nel sistema dell’elettricità e riducendo le emissioni di diossido di carbonio di oltre 3 miliardi di tonnellate”. Anche sul nucleare, molto discusso ultimamente in Italia, il WWF chiude affermando che, rispetto ai 3 anni dichiarati da Elettricità Futura per la realizzazione di impianti per fonti rinnovabili, i tempi per la costruzione di una centrale nucleare sono molto più lunghi, scrivono nel Rapporto che “l’espertissima Francia ha ancora in costruzione
il suo unico nuovo impianto: parliamo di Flamanville, con lavori iniziati nel 2007 e che, trionfalisticamente, dovevano terminare in 5 anni. Invece, di rinvio in rinvio, per problemi che si sono sommati ad altri problemi, siamo arrivati al 2022, e l’impianto ancora non è operativo. Quindi ricapitolando siamo già a 15 anni e i costi nel frattempo sono più che triplicati, passando dai 3,5 miliardi di euro preventivati a circa 12,7 attuali, e non è ancora finito.” Non va meglio in Finalndia dove l’impianto di Olkiluoto ha richiesto addirittura 17 anni per essere ultimato.  

Non si tratta solo di efficienza, si diceva, ma anche di giustizia climatica e di mantenere fede agli accordi siglati in sede UE e ONU: l’Unione europea dovrebbe raggiungere la neutralità climatica, dove per neutralità si intende un saldo pari a 0 tra emissioni e assorbimenti, entro il 2050. Per raggiungere quest’obiettivo, l’unione si è posta delle milestones durante il percorso: una prima tappa sarà ridurre le emissioni di CO2 del 55% entro il 2030 (oggi siamo solo a circa il 33%). Anche se gli obiettivi posti dalle istituzioni europee sono lodevoli, si legge nel Rapporto che “Per una traiettoria davvero in linea con le indicazioni della comunità scientifica, la UE dovrebbe arrivare alla neutralità climatica entro il 2040”. Questo significa per l’Italia rivedere il proprio Piano integrato energia e clima, che prevede già l’abbandono delle centrali a carbone entro il 2025, obiettivo reso ancora più difficile dalla mancanza di gas russo, alternativa al carbone nel breve periodo.

Ciononostante, ha affermato il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres: “Invece di frenare la decarbonizzazione dell’economia globale, ora è il momento di spingere il pedale al massimo verso un futuro di energia rinnovabile”.

Le soluzioni non mancano, l’Agenzia Internazionale per l’Energia ha proposto un piano per tagliare i consumi di petrolio di 2,7 milioni di barili al giorno: riducendo i limiti di velocità, attuando un maggior lavoro da casa, limitando il trasporto privato e potenziando i trasporti pubblici, soprattutto quando elettrici.

Da ultimo, il WWF, assieme a Legambiente, Greenpeace e altre associazioni ha avanzato una “Legge sul clima” che prevede l’istituzione di un Organismo Consultivo Indipendente che agisca da base e supporto per le scelte politiche, per esempio proponendo il budget di carbonio totale e quelli settoriali; ridurre le emissioni del 65% (anziché 55%) entro il 2030 e anticipare l’obiettivo di lungo periodo carbonio zero entro il 2040; infine, una riforma fiscale in senso ambientale (dalla tassa sul carbonio al carbon floor price).