Politica

Manovra economica: l’UE boccia l’Italia

23
Ottobre 2018
Di Redazione

 

L'attesa bocciatura alla fine è arrivata: la Commissione Ue ha deciso, per la prima volta dalla sua costituzione, di respingere il documento programmatico di bilancio italiano e di chiederne uno nuovo. L'Italia e Unione Europea continuano a giocare a carte scoperte, ognuna delle due forti di avere la mano buona per aggiudicarsi il confronto. Da una parte il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha sottoscritto il decreto legge fiscale inviato questa mattina da Palazzo Chigi al Quirinale e per il quale a questo punto, affinché arrivi la fatidica fumata bianca, manca solamente la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale. Dall’altra il pensiero della commissione dell’Unione Europea, che invece continua a considerare negativa la legge di bilancio italiana di cui il decreto fiscale fa parte. In mezzo la politica del governo che non è intenzionato a modificarla come spiegato più volte dal premier Giuseppe Conte, e dai due vice-presidenti del consiglio, Di Maio e Salvini.

Ma cosa ci sarebbe da bocciare in questa manovra? Quello che contesta Bruxelles sono l’aumento eccessivo della spesa per finanziare il reddito di cittadinanza e la riforma pensionistica. L'Ue contesta all'Italia una violazione plateale degli impegni di risanamento delle sue finanze. Per questo, fatto senza precedenti, ha bocciato formalmente la Manovra del governo Conte, che manca anche di una patente di affidabilità. Cos’è questa patente o bollino? La Manovra di un qualsiasi governo ha bisogno di un bollino di garanzia. Prima ancora di presentare un progetto di bilancio all'esame delle autorità europee, il governo deve ottenere l'approvazione di un "ente indipendente" nazionale. Questo passaggio, obbligatorio, è previsto dal Regolamento Ue numero 473 del 2013 (al comma 4 dell'articolo 4). Invece il governo Conte ha dribblato l'obbligo. Non solo. Quando il nostro Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB) ha bocciato la Manovra proprio in ragione delle sue credenziali di autonomia, il governo Conte si è voltato dall'altra parte. Ne consegue che la Manovra italiana manca adesso di una certificazione di qualità. Cosa che la Commissione Europea contesta.

C’è dell’altro, però, che riguarda i settori anche di istruzione e sanità. È vero che questi sono i settori chiave che lo Stato tiene in piedi per venire incontro alle necessità primarie delle famiglie ed è vero anche che si tratta di settori costosi nei quali lo Stato riversa gran parte delle sue risorse però, ecco il problema, l’Europa ammette che la spesa possa aumentare su questi fronti, ma limitatamente allo 0,1%. Invece la Manovra italiana annuncia "un tasso nominale di crescita della spesa pubblica primaria netta del 2,7%". Troppo, secondo Bruxelles. L'impatto sui conti nazionali sarebbe pari addirittura allo 0,8% del Pil, in violazione delle raccomandazioni comunitarie del luglio 2018. Insomma si andrebbe secondo troppo secondo l’Unione. In effetti la storia recente parla chiaro. Finora l'Italia ha sempre perseguito la riduzione del suo enorme debito, sia pure come obiettivo di medio termine. Le Manovre italiane, insomma, tracciavano la strada per ridimensionare gradualmente un debito che è pari al 130% della ricchezza nazionale. Ora – con la Manovra del governo Conte – questo impegno al taglio del debito viene a mancare. E la Commissione Europea ci contesta la rinuncia. Già nel 2017, l'Europa lamentava che il debito italiano fosse troppo lontano dal tetto ammesso del 60% rispetto al Pil. Ma considerava "fattore rilevante" la volontà di sforbiciare progressivamente il debito. Una volontà che rispettava gli impegni europei del Patto di Stabilità, in particolare le clausole "preventive". La Manovra Salvini-Di Maio non rispetta più queste clausole "preventive".

A questo punto che succede? L’Italia ha tre settimane di tempo per rimettere mano alla legge di Bilancio, nella quale dovrebbe modificare i punti contestati, poi l'opinione negativa potrebbe aprire le porte a una procedura sul debito. L'Europa può agitare sanzioni, ma tutto sommato limitate, i mercati e le agenzie di rating invece possono fare danni ben più gravi. Successivamente, alla fine di novembre (dopo le eventuali "non-modifiche" italiane), la Commissione darà il parere finale sul progetto di bilancio che è atteso per il 21 novembre, per essere discusso dal Consiglio a inizio dicembre. Qualora la Commissione – e l'Eurogruppo a ruota – certificassero una "deviazione eccessiva" (quella già anticipata nella lettera di Moscovici a Roma) confermando l'"opinione negativa" sulla Manovra, si aprirebbe la seconda gamba del problema con l'ingresso nel "braccio correttivo" del Patto. L'Italia andrebbe incontro con buona probabilità a una procedura per debito, che darebbe i suoi responsi verosimilmente nella primavera del 2019.

 

P.P.