Lavoro
Le banche come leva di emancipazione: il Protocollo ABI–Sindacati per spezzare la violenza economica
Di Alessandro Caruso
(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto de Il Riformista)
La capacità delle donne di disporre delle proprie risorse economiche è uno dei fattori decisivi per uscire dai contesti di violenza e costruire percorsi di autonomia. In Italia solo il 30% delle donne possiede un conto corrente individuale, un dato che fotografa quanto la dipendenza finanziaria resti un vincolo strutturale che ostacola la libertà di scelta, la mobilità lavorativa e perfino la possibilità concreta di avviare un percorso di protezione. In questo scenario il ruolo del mondo bancario diventa cruciale, perché l’accesso al credito, la gestione del risparmio e la tutela contrattuale possono trasformarsi in leve capaci di sostenere chi decide di interrompere una relazione violenta. È dentro questa logica che l’Associazione bancaria italiana e le organizzazioni sindacali del settore hanno firmato un nuovo Protocollo d’intesa per rafforzare il supporto alle vittime, ampliando strumenti già esistenti come la sospensione della quota capitale dei mutui e dei crediti al consumo con relativo allungamento dei piani di ammortamento.
Il Protocollo introduce misure aggiuntive: ABI e Sindacati raccomandano alle impese di favorire il lavoro agile per tutta la durata del percorso di protezione, così da garantire continuità professionale e sicurezza personale; l’ABI promuoverà presso le banche associate iniziative occupazionali dedicate alle donne vittime di violenza e ai figli delle vittime di femminicidio, inserendo il tema nei piani di ricambio generazionale; ABI e sindacati si sono inoltre impegnati a chiedere alle Istituzioni modifiche normative che consentano alle vittime di accedere alla sospensione del mutuo senza il consenso dei cointestatari (che possono essere gli autori della violenza) e che le includano nelle quote di riserva del collocamento obbligatorio, colmando un vuoto che oggi impedisce di riconoscere questa condizione tra le categorie protette. «È un Protocollo fortemente innovativo, frutto di competenze e sensibilità diverse che hanno trovato un terreno comune per un obiettivo comune», osserva Ilaria Maria Dalla Riva, Presidente del Comitato Affari Sindacali e del Lavoro (CASL) dell’ABI, sottolineando come tutti i membri del CASL siano stati uniti nel rinnovare e valorizzare l’impegno congiunto di tutte le parti in un percorso di responsabilità condivisa. Dalla Riva evidenzia l’importanza delle misure che riguardano il lavoro: «La possibilità di continuare a svolgere il proprio ruolo professionale restituisce dignità, è quasi importante quanto la sospensione del mutuo. Lo smart working lungo tutto il periodo di protezione è un segnale forte».

La Presidente richiama poi l’urgenza di un investimento sulla cultura finanziaria: molte donne non dispongono di un conto autonomo, o lo condividono con il partner autore della violenza, condizione che rende ogni operazione delicata e spesso impossibile. «Dobbiamo iniziare dalle scuole – afferma – perché la prevenzione passa dalla consapevolezza economica delle ragazze, dalla capacità di riconoscere fin da subito i segnali di dipendenza». Il Protocollo prevede infatti anche un’intensa attività di comunicazione interna nelle banche, per rendere familiari procedure e diritti, costruendo un ecosistema più attento alle fragilità. L’iniziativa ha una portata significativa che vede gli istituti di credito impegnati in prima fila nelle politiche di contrasto alla violenza economica di genere. «È un impegno concreto per diffondere una cultura del rispetto e della dignità delle donne», conclude Dalla Riva, indicando una priorità che non riguarda più solo l’emergenza, ma la politica industriale del settore: usare la leva economica per spezzare il ciclo della violenza e sostenere l’emancipazione.





