Esteri

Italia–Croazia, l’asse adriatico si rafforza

20
Novembre 2025
Di Alessandro Caruso

L’incontro tra la premier italiana Giorgia Meloni e il primo ministro croato Andrej Plenković, tenutosi a Roma il 19 novembre 2025 a Palazzo Chigi, conferma non tanto un semplice momento formale fra alleati, quanto un vero rilancio nelle relazioni fra l’Italia e la Croazia. Il vertice ha ribadito che i due Paesi, che condividono mare Adriatico, storia, minoranze nazionali e un intenso scambio economico, intendono trasformare quella che Meloni ha definito «relazione privilegiata» in un partenariato più strutturato e strategico. Plenković ha confermato che il commercio bilaterale si avvicina ai nove miliardi di euro, e che Roma è da anni – come ha dichiarato – «il primo o il secondo partner commerciale» di Zagabria. Ma più ancora dei numeri, ciò che emerge è l’intento di stabilire un’agenda comune che vada oltre l’economia: si è parlato di cooperazione in difesa – la transizione della Croazia verso tecnologia militare occidentale viene messa in parallelo con l’industria italiana – dell’energia, delle politiche migratorie e del futuro dell’allargamento europeo nei Balcani occidentali. In quell’occasione è stato annunciato che nel 2026 si terrà una sessione Governo-Governo italo-croata, in cui ministeri e dipartimenti saranno chiamati a confrontarsi per progettare insieme interventi concreti.

Il giorno prima, Plenković è stato ricevuto anche dal presidente italiano Sergio Mattarella al Quirinale, momento che incarna il carattere lieto e diplomatico della visita: la Croazia viene vista come un interlocutore chiave per l’Italia nel contesto della cooperazione regionale europea, e la frequentazione regolare fra i vertici di Stato contribuisce a dare solidità alle relazioni. Nel corso del colloquio tra Mattarella e Plenković si è ribadito come le relazioni Italia-Croazia non siano solo frutto di un buon vicinato, ma componente attiva della strategia europea, dal sostegno all’integrazione dei Paesi dei Balcani occidentali fino al rafforzamento della stabilità del Mediterraneo orientale.

Dietro queste due tappe – Palazzo Chigi e Quirinale – si disegna un disegno diplomatico ed economico che ha radici storiche profondamente intrecciate: l’Italia è fra i principali partner commerciali della Croazia, e la presenza di minoranze nazionali lungo il confine adriatico rappresenta un ponte culturale che va alimentato. Proprio per questo, il vertice fra premier e primo ministro va letto anche come un messaggio al tessuto economico e produttivo: rafforzare gli scambi, favorire gli investimenti italiani in Croazia e sfruttare la posizione strategica della Croazia come hub energetico e logistico nell’area del Nord Adriatico – temi esplicitamente menzionati da Plenković. Per l’Italia, la Croazia rappresenta anche una porta verso i Balcani e un alleato nella gestione dei flussi migratori e delle sfide di sicurezza che riguardano il confine sud-orientale dell’Unione Europea.

Da un punto di vista economico e sistemico, il valore della cooperazione oggi emerge come fondamentale: in un momento in cui l’Italia cerca di rilanciare la crescita, aumentare la produttività e contenere la spesa pubblica, avere accanto un partner affidabile con cui identificare sinergie in infrastrutture, transizione energetica e difesa può generare dividendi strategici. Al contempo, per la Croazia un rapporto più forte con l’Italia significa rafforzare la propria posizione nell’UE, incrementare gli investimenti, e partecipare in modo più incisivo alle iniziative comuni con Roma come la presidenza croata del gruppo MED-9 o altre piattaforme regionali. Non va però ignorato il contesto: l’Europa orientale e i Balcani occidentali sono ancora teatro di tensioni geopolitiche, la crisi ucraina, gli equilibri energetici e le migrazioni rappresentano sfide complesse. In questo scenario, Italia e Croazia cercano di giocare la loro partita comune non solo per interesse bilaterale, ma per contribuire a un ordine più ampio.

In definitiva, gli incontri di questi giorni tra Meloni e Plenković e fra Plenković e Mattarella vanno interpretati come qualcosa di più di protocolli e strette di mano. Segnano un salto in avanti: dall’amicizia di buon vicinato a una partnership progettuale, dove il dialogo economico, la politica europea e la sicurezza si intrecciano. Se sarà davvero così, resterà da vedere come i proclami si trasformeranno in accordi, investimenti e azioni concrete sul territorio.