Economia

Distribuzione moderna tra innovazione e prossimità: le imprese chiedono regole stabili per crescere, parla Buttarelli

20
Novembre 2025
Di Alessandro Caruso

(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto de Il Riformista)
Dopo la frenata dei fondi per Transizione 5.0 e in un contesto di consumi deboli, il settore della distribuzione moderna lancia un appello alla stabilità e alla visione di lungo periodo. Per Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione, le imprese del retail stanno investendo in innovazione, digitalizzazione e sostenibilità, ma hanno bisogno di certezze normative e di incentivi strutturali. «Il commercio moderno è una rete di prossimità che tiene unito il Paese: sostenere il settore significa sostenere la crescita, l’occupazione e la qualità della vita delle comunità locali».

Presidente, dopo lo stop ai fondi per Transizione 5.0 e l’esaurimento di Transizione 4.0, molte imprese chiedono stabilità e continuità negli incentivi. Qual è oggi la priorità per il settore della distribuzione moderna in materia di innovazione e investimenti digitali?
«Ci auguriamo, come ha sottolineato il ministro Urso, che gli investimenti vengano riaperti entro il 31 dicembre. Il blocco ha lasciato molte imprese in una situazione di incertezza e sospensione. Stiamo dialogando con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy per una revisione degli allegati tecnici e dei criteri di accesso, perché le versioni precedenti del piano erano fortemente orientate al comparto industriale e non consideravano adeguatamente le specificità del commercio. Le nostre aziende stanno investendo molto in tecnologie di automazione, nella digitalizzazione dei magazzini e dei punti vendita, nei sistemi di pagamento evoluti e nelle casse automatiche. Senza dimenticare i progetti di efficientamento energetico, dalle colonnine per la ricarica dei veicoli agli investimenti in software avanzati. Servono strumenti che riconoscano e valorizzino anche questa realtà di innovazione diffusa».

La legge di bilancio 2026 introduce misure fiscali e per il lavoro che avete accolto positivamente, ma anche elementi di criticità. Quali sono, a suo avviso, gli interventi strutturali davvero necessari per sostenere consumi e competitività nel medio periodo?
«Il giudizio è complessivamente positivo ma condizionato. È giusto mantenere l’equilibrio dei conti pubblici, ma ci sono aspetti migliorabili. Per esempio, la detassazione degli incrementi retributivi prevista per i rinnovi contrattuali del 2025-26 dovrebbe essere estesa anche alle tranche di aumenti derivanti dai contratti siglati nel 2024. Lo stesso vale per la detassazione del lavoro notturno e festivo: misure utili, ma troppo temporanee. Occorrono interventi strutturali e duraturi. Apprezziamo invece il rifinanziamento della ZES Unica, che sostiene molte delle nostre imprese, ma restano criticità sul fronte dell’energia. Il commercio è un settore ad alto consumo energetico, eppure non è riconosciuto tra quelli energivori: questo ci esclude da benefici e agevolazioni di cui dovremmo poter usufruire».

Federdistribuzione ha più volte evidenziato il ruolo del retail moderno come rete di prossimità e presidio sociale, soprattutto nei piccoli comuni. In che modo la distribuzione contribuisce oggi alla coesione dei territori e al contrasto della desertificazione commerciale?
«Negli ultimi anni le nostre imprese hanno sviluppato modelli di prossimità sempre più capillari, con una presenza che arriva anche nei piccoli centri. La distribuzione moderna in Italia è composta da aziende fortemente radicate sul territorio, che rappresentano un punto di riferimento sociale ed economico. Tuttavia, in molte città sono state introdotte norme che vincolano lo sviluppo delle attività commerciali nei centri storici. Comprendiamo l’esigenza di tutela, ma serve equilibrio: chiediamo che vengano introdotti strumenti di deroga che tengano conto della qualità dei progetti e dell’impatto positivo che i punti vendita possono avere sul tessuto urbano e sulla vita delle comunità».

Uno dei fronti aperti riguarda la molteplicità di norme regionali che regolano le aperture, le vendite promozionali e lo sviluppo delle strutture commerciali. Quanto pesano queste differenze territoriali sulla competitività del settore e quali correttivi proponete per favorire una maggiore uniformità normativa?
«Le differenze regionali pesano molto. Le nostre imprese operano a livello nazionale e hanno bisogno di un quadro regolatorio coerente, basato su principi comuni. Riteniamo che sarebbe utile definire un livello essenziale delle prestazioni in materia di commercio, che garantisca regole uniformi e procedure più semplici. Le regioni dovrebbero evitare di strutturare iter troppo articolati o divergenti, perché la frammentazione normativa genera incertezza e ostacola gli investimenti».

Dopo anni di inflazione e incertezza, i consumi delle famiglie restano deboli. Come stanno reagendo le imprese della distribuzione moderna e quali strumenti potrebbero aiutare a sostenere il potere d’acquisto e rilanciare la domanda interna?
«I consumi sono il vero motore dell’economia, e la loro debolezza deve essere una priorità per la politica economica. Negli ultimi mesi abbiamo registrato un rallentamento, con una riduzione delle quantità acquistate. Le nostre proposte vanno nella direzione di sostenere le famiglie e alleggerire la pressione fiscale: ad esempio, estendendo la riduzione dell’Irpef fino a 60mila euro di reddito. Abbiamo aderito anche alla carta “Dedicata a te”, offrendo sconti aggiuntivi del 15% per le fasce più fragili. Il ceto medio, oggi, è quello che soffre di più e deve essere aiutato. Serve anche un intervento di fiducia: il rilancio dei consumi passa dalla percezione di stabilità economica e da politiche sociali credibili. Le nostre imprese stanno facendo la loro parte con un’intensa attività promozionale, ma servono anche misure mirate, come la riduzione dell’Iva su alcuni beni essenziali, dai prodotti per l’infanzia all’abbigliamento. È il momento di sostenere la qualità dei consumi, non solo la quantità».

Nel prossimo Forum di Federdistribuzione la prossima settimana discuterete anche del ruolo del settore nel nuovo contesto economico. Quali temi affronterete?
«Il Forum sarà un momento di confronto aperto, non solo con le nostre imprese ma anche con Confindustria e le principali associazioni del commercio. Vogliamo discutere delle nuove sfide che derivano dallo scenario internazionale — dai dazi alle tensioni geopolitiche — e di come sta cambiando il comportamento dei consumatori. Dedicheremo un focus specifico alle opportunità offerte dall’intelligenza artificiale e ai nuovi modelli di relazione con i clienti. L’obiettivo è capire come la distribuzione moderna può continuare a evolversi, restando vicina alle persone e ai territori».