Cultura

Totò e la sua Napoli: l’anima del Principe della risata in mostra a Palazzo Reale

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Novembre 2025
Di Alessandro Caruso

C’è un volto che Napoli non ha mai dimenticato, e che forse non potrà mai dimenticare. È quello asimmetrico, mobile e malinconico di Antonio de Curtis, in arte Totò: il Principe che fece della risata un’arte e della maschera un modo per dire la verità. Fino al 25 gennaio quel volto torna a illuminare la città nella mostra Totò e la sua Napoli, allestita a Palazzo Reale di Napoli. Un omaggio non solo a un artista, ma a un’identità collettiva. Perché Totò non è mai stato soltanto un attore comico: è stato, e resta, la sintesi di una città intera — la sua lingua, le sue contraddizioni, la sua ironia che sopravvive anche nella miseria. La mostra, curata da Alessandro Nicosia e Marino Niola, con la collaborazione degli eredi di Totò, Rai Teche e Archivio Storico Luce, nasce nell’ambito delle celebrazioni per i 2500 anni della fondazione di Napoli, un’occasione simbolica, quasi inevitabile: non si poteva raccontare la storia di Napoli senza raccontare anche quella del suo figlio più geniale.

Niola, antropologo e profondo conoscitore della cultura partenopea, spiega che Totò “riassume le mille identità di una Napoli che diventa teatro universale, grande metafora della condizione umana”, in effetti, Totò è stato la maschera perfetta per una città che vive di maschere. Come Pulcinella, come Scaramuccia, come tutte le figure che popolano il teatro e la strada. Solo che la sua era una maschera moderna: un viso rotto, un naso deviato, un corpo elastico che sapeva essere insieme aristocratico e plebeo. Totò era, al tempo stesso, il popolano e il principe. Lo snob e il povero diavolo. Il buffone serissimo che, come amava dire, “aveva proprio la faccia che serviva a Totò”. È in questa doppiezza — in questo continuo travestirsi e smascherarsi — che si annida la verità del suo genio.


La mostra accompagna il visitatore dentro questo universo mutevole attraverso fotografie, filmati, costumi, documenti, locandine e installazioni multimediali, che raccontano non solo la carriera di un attore ma l’evoluzione di un linguaggio. Le sezioni — Le origini, Il Rione Sanità, Il teatro, Il cinema, Le canzoni, Le poesie, Un maestro insostituibile, Totò e le bellezze della sua Napoli — compongono un ritratto corale, dove l’artista e la città finiscono per confondersi. Napoli, in fondo, è sempre stata il vero palcoscenico di Totò. Anche quando non la nominava, era lì: nei gesti, nelle pause, nella musicalità delle parole. In lui la città trova la sua caricatura e il suo riscatto. Non la Napoli da cartolina, ma quella che ride per non piangere, che deride il potere e sopravvive al dolore. Tra i momenti più intensi del percorso espositivo, c’è l’ascolto dell’orazione funebre che Nino Taranto pronunciò il 17 aprile 1967, davanti a centomila persone in piazza del Carmine. La voce rotta, il silenzio della folla, le lacrime di un popolo intero: Napoli che piangeva Totò, ma piangeva anche se stessa, come se stesse salutando un pezzo della propria anima.

Mostra “Totò e la sua Napoli” a Palazzo Reale. Foto: Stefano Renna

Totò è morto, ma non è mai andato via. Lo si incontra nei vicoli, nei bar, nei modi di dire, nelle battute che ogni napoletano ha pronunciato almeno una volta. La mostra lo restituisce vivo, con tutta la sua modernità. Perché, come ricordano i curatori, Totò ha modellato Napoli e Napoli ha modellato Totò: un legame di reciprocità che attraversa i decenni e i continenti, e che continuerà a vivere — anche nella prossima tappa a New York, nella primavera 2026, dove la mostra proseguirà il suo viaggio come ponte ideale tra Partenope e il mondo. Alla fine, di Totò resta soprattutto questo: un modo di guardare la realtà. Disincantato ma mai cinico. Capace di ridere della miseria e di nobilitare la povertà, come solo i veri poeti sanno fare. “Totò e la sua Napoli” è quindi un incontro tra due anime che si riconoscono. Tra una città che non smette di inventarsi e un uomo che, con un sorriso storto e una lacrima nascosta, ha saputo raccontarla come nessun altro.

Mostra “Totò e la sua Napoli” a Palazzo Reale. Foto: Stefano Renna