Innovazione
La sfida dei pagamenti digitali: regole, sovranità e fiducia nell’era dell’AI
Di Alessandro Caruso
(Articolo pubblicato per L’Economista, inserto de Il Riformista)
Al Salone dei Pagamenti 2025 a Milano, il linguaggio dell’innovazione è tornato a intrecciarsi con quello della responsabilità. Dalle parole di Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, e di Chiara Scotti, vice direttrice generale della Banca d’Italia, è emersa una riflessione comune: il progresso tecnologico nei pagamenti non può prescindere dalla certezza del diritto e dalla stabilità del sistema. La modernizzazione del denaro – nelle sue forme digitali, algoritmiche o pubbliche – è prima di tutto una questione di fiducia.
Patuelli ha richiamato la necessità di un equilibrio tra innovazione e legalità, ricordando come nella storia ogni evoluzione dei mezzi di pagamento sia stata accompagnata da una corsa normativa volta a ristabilire regole e garanzie. Dalle monete d’oro alterate ai falsi biglietti della fine dell’Ottocento, la difesa della moneta è sempre stata la difesa della fiducia collettiva. Oggi, nell’era dei sistemi digitali e delle piattaforme globali, quella sfida si ripropone con forza: la certezza del diritto diventa la condizione essenziale per evitare che la nuova finanza tecnologica si trasformi in un territorio di opacità o di rischio sistemico.
Nel suo intervento, il presidente dell’Abi ha posto l’accento su un punto chiave: la legalità come fondamento dell’efficienza. In un contesto in cui le innovazioni si muovono più rapidamente delle regole, Patuelli ha invitato a distinguere tra chi opera all’interno di un quadro pienamente vigilato e chi, ancora, ne resta ai margini. È un richiamo alla responsabilità, ma anche una visione politica della digitalizzazione: l’innovazione, per essere sostenibile, deve poggiare su regole condivise, sulla tutela dei risparmiatori e sulla trasparenza delle nuove infrastrutture di pagamento.
Dalla Banca d’Italia è arrivato un messaggio complementare. Chiara Scotti ha tracciato un quadro lucido dei rischi connessi alla rapida espansione delle nuove tecnologie: dalle stablecoin alle criptoattività prive di ancoraggio reale, fino all’uso dell’intelligenza artificiale nei sistemi di pagamento. Il suo intervento ha sottolineato come la stabilità finanziaria e monetaria possa essere messa in tensione se strumenti non interoperabili o non regolamentati si affermano sul mercato, creando frammentazione o arbitraggio normativo. Per questo, ha osservato, serve un’azione coordinata tra banche centrali, imprese e istituzioni, capace di anticipare le tendenze invece di inseguirle.
E poi c’è l’Europa: Scotti ha collocato l’euro digitale dentro una strategia più ampia, quella di un’Europa che vuole rafforzare la propria sovranità monetaria nel tempo delle piattaforme globali. L’idea non è quella di sostituire il contante, ma di affiancarlo con una moneta pubblica digitale, sicura e accessibile, in grado di garantire continuità e fiducia anche nell’economia dei dati. È una visione in cui la tecnologia diventa strumento di equilibrio, non di rottura, e in cui la sovranità non si misura solo sul piano geopolitico, ma anche nella capacità di governare infrastrutture comuni e regole condivise.
Il filo conduttore che unisce le due prospettive è la consapevolezza che la digitalizzazione dei pagamenti non è un processo neutrale. Essa ridefinisce rapporti di potere, modelli di business, forme di vigilanza. L’Italia, pur avendo compiuto progressi significativi, si trova oggi davanti a un bivio: continuare a innovare, ma con la forza di un sistema regolatorio capace di accompagnare e non di frenare. In questo senso, la “pienezza della legalità” evocata da Patuelli e la “stabilità integrata” richiamata da Scotti rappresentano due dimensioni della stessa sfida: costruire un ecosistema di pagamenti affidabile, inclusivo e sovrano.
Il Salone dei Pagamenti 2025 segna così una maturazione del dibattito. L’innovazione non è più celebrata come valore in sé, ma come parte di un equilibrio più ampio che coinvolge la trasparenza, la sicurezza e la cultura finanziaria dei cittadini. È su questo terreno che si giocherà la partita dei prossimi anni: non tanto sulla velocità delle tecnologie, quanto sulla capacità delle istituzioni e del mercato di generare fiducia duratura. Perché, come suggerisce la lezione dei due protagonisti, la moneta – qualunque forma assuma – resta prima di tutto un patto di credibilità tra chi paga e chi riceve.





