Economia
Italia a mezzo servizio: l’economia parallela delle ferie
Di Beatrice Telesio di Toritto
Ad agosto l’Italia rallenta. Le città si svuotano, gli uffici si svestono del consueto via vai, il traffico urbano si attenua. Le email automatiche annunciano rientri previsti per “lunedì 25 agosto” o “1 settembre”, mentre i palazzi chiusi e le serrande abbassate restituiscono l’immagine di un Paese in pausa. È una scena familiare, quasi rituale, che torna ogni anno con la stessa cadenza. Eppure, sotto questa superficie quieta, c’è un’Italia che continua a muoversi. Più lentamente, forse, ma senza davvero fermarsi.
Accanto alla macchina turistica che in agosto vive il suo massimo splendore, ci sono molte realtà produttive, commerciali e artigianali che restano attive. Alcune per scelta, altre per necessità. Non si tratta solo di chi “non può” chiudere, ma anche di chi trova in questo periodo un’occasione per offrire continuità a clienti, residenti, turisti. È un’Italia meno visibile, fatta di negozi di prossimità, servizi di assistenza, imprese piccole e medie che decidono di distribuire diversamente il proprio calendario, senza rinunciare al diritto al riposo, ma adattandolo alle proprie specificità.
I numeri confermano che il mese di agosto non coincide con un arresto. Secondo dati Istat, nell’agosto 2024 l’occupazione è cresciuta dello 0,2 per cento rispetto a luglio, superando i 24 milioni di lavoratori attivi. Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, l’aumento ha sfiorato il mezzo milione di unità. Anche il trimestre estivo ha registrato una tendenza positiva, confermata a maggio 2025, con una crescita dell’1,7 per cento su base annua. Sono cifre che raccontano un Paese che rallenta i ritmi, ma non si ferma del tutto.
La tradizione della chiusura agostana resta profondamente radicata, e non a caso. Agosto è ancora il mese in cui si concentra oltre il settanta per cento dei pernottamenti turistici in Italia. È un momento in cui molte famiglie programmano da tempo le ferie, approfittando della chiusura scolastica, delle condizioni climatiche favorevoli e di una consuetudine che fa parte della cultura condivisa. In questo senso, il tempo della pausa estiva resta un valore: non solo perché rigenera, ma perché crea uno spazio comune, diffuso e riconosciuto.
Negli ultimi anni, però, accanto a questo modello, stanno emergendo anche approcci diversi. Alcune imprese scelgono di diluire le ferie tra luglio e settembre, altre adottano formule più flessibili per garantire una copertura continua dei servizi, altre ancora sfruttano la tecnologia per offrire modalità di lavoro da remoto che permettono a chi lo desidera di gestire diversamente tempi e luoghi del lavoro. Non è una questione di efficienza contro benessere, ma di personalizzazione. Ogni realtà trova il proprio equilibrio tra le esigenze organizzative e il diritto al riposo.
All’estero, in molti Paesi europei, le ferie estive sono più distribuite lungo l’anno, e in alcuni casi il mese di agosto non ha il peso simbolico che ha in Italia. Ma anche questo confronto va contestualizzato. La struttura produttiva, la dimensione climatica, la geografia sociale ed economica dell’Italia hanno plasmato un modello che non può essere semplicemente replicato altrove. Piuttosto, ciò che emerge è la possibilità – per chi lo desidera – di sperimentare forme più elastiche, senza compromettere né la qualità del tempo libero né quella del lavoro.
L’Italia, in questo, è un Paese a più velocità. Non in senso negativo, ma nel senso di una pluralità di approcci che convivono. C’è chi si ferma, c’è chi resta attivo, c’è chi si muove a intermittenza. E forse è proprio questa diversità a rappresentare una ricchezza. In un mondo in cui i confini tra tempo personale e tempo produttivo sono sempre più sfumati, la possibilità di scegliere – e non subire – il ritmo della pausa estiva può diventare un segnale di maturità.
La vera questione, allora, non è se fermarsi ad agosto. Ma come farlo. Con quale ritmo, con quali strumenti, con quale libertà. Le ferie restano un diritto fondamentale, e il mese di agosto continua a essere, per molti, il momento migliore per viverle. Ma anche chi decide di fare scelte diverse merita spazio e legittimità. È in questa capacità di convivere, di lasciar spazio a soluzioni differenziate, che si misura una cultura del lavoro capace di stare al passo con i tempi, senza rinunciare a ciò che conta davvero: il tempo per sé, da gestire secondo ciò che ciascuno è e di cui ha bisogno.





