Economia

Finanziamento del Servizio sanitario nazionale: vincoli e disparità regionali

20
Aprile 2025
Di Tonino Aceti

Negli ultimi anni, il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è stato caratterizzato da un crescente divario tra le risorse disponibili e i fabbisogni reali del sistema.

Il criterio di riparto tra le Regioni, ancora oggi ancorato in larga parte a parametri definiti nel 2011, non tiene conto delle evoluzioni demografiche e tecnologiche, generando evidenti disparità territoriali.

Secondo l’ultimo rapporto CREA, il SSN avrebbe bisogno di un incremento di finanziamenti compreso tra i 20 e i 40 miliardi di euro, ma la cattiva ripartizione delle risorse già disponibili genera inefficienze e penalizza in modo particolare la sanità territoriale, finanziata in larga misura con quanto rimane a disposizione dopo il finanziamento degli ospedali.

Il recente studio del CREA Sanita, in collaborazione con Federsanità-ANCI e Salutequità, ha sottolineato l’importanza di un finanziamento equo e adeguato, indispensabile per garantire l’accesso universale alle prestazioni sanitarie. Il finanziamento non è solo un elemento di equità sociale, ma anche un meccanismo cruciale per incentivare l’efficienza delle strutture sanitarie, soprattutto nel contesto del federalismo fiscale introdotto dal 2001.

Tuttavia, le modalità di allocazione delle risorse mostrano profonde differenze tra livello nazionale e regionale, con alcuni territori che adottano criteri molto più dettagliati di ripartizione rispetto ad altri. Ad esempio, il Piemonte utilizza ben 27 parametri di allocazione, mentre l’Emilia-Romagna ne conta 13, evidenziando una disomogeneità nelle pratiche di distribuzione delle risorse.

L’analisi delle quote di finanziamento per l’assistenza distrettuale evidenzia ulteriori squilibri: alcune Regioni, come l’Emilia-Romagna e la Valle d’Aosta, ricevono percentuali inferiori alla media nazionale (50,5%), mentre altre, come Campania e Puglia, si attestano attorno al 51%. I criteri di suddivisione sono estremamente dettagliati e variano considerevolmente tra le diverse Regioni, contribuendo a una gestione frammentata delle risorse.

Un ulteriore elemento di criticità riguarda le quote premiali, che teoricamente dovrebbero incentivare le Regioni più virtuose, ma che in realtà vengono distribuite sulla base di accordi politici piuttosto che su parametri meritocratici.

In definitiva, la ricerca evidenzia come l’accountability delle Regioni nella gestione del finanziamento sanitario sia estremamente variabile e poco chiara, rendendo necessaria un’evoluzione del sistema di monitoraggio e controllo delle risorse.

Allo stesso modo innovazioni positive come la deprivazione rischiano di essere azzerate da criteri di riparto basato su accordi politici tra Regioni come, ad esempio, la “quota premiale”. Questo compromette il principio di efficienza, equità e riduce la trasparenza del sistema.

Le criticità relative alla trasparenza dei flussi finanziari delle Regioni impongono una maggiore accountability per garantire una distribuzione più equa ed efficace delle risorse sanitarie.

Per risolvere queste criticità, servirebbero nuovi algoritmi di riparto basati su dati aggiornati e criteri oggettivi, maggiore chiarezza nei processi di allocazione regionale delle risorse e investimenti mirati per riequilibrare il rapporto tra sanità ospedaliera e territoriale.

Solo con un approccio più razionale e trasparente sarà possibile garantire una distribuzione più equa delle risorse e una migliore risposta alle esigenze sanitarie della popolazione.

In tutto questo il principio di universalismo del SSN va tutelato garantendo equità nell’accesso alle cure.

Il finanziamento sanitario si basa su una fiscalità sostenuta principalmente dal 20% dei cittadini, concentrati nel Nord-Centro. La mancata coerenza tra vincoli di finanza pubblica e bisogni sanitari ha portato alla riduzione implicita dell’accesso ai LEA, aumentando le disuguaglianze.

Non si può affrontare la sostenibilità del sistema con un razionamento delle prestazioni, ma attraverso una revisione positiva dei LEA che elimini obsolescenze, introduca innovazioni e favorisca la telemedicina per migliorare l’accesso alle cure. Il SSN deve rispondere ai bisogni sanitari in modo tempestivo ed efficace, garantire i diritti dei pazienti e attrarre capitale umano.

La recente giurisprudenza costituzionale sottolinea che la spesa sanitaria è «costituzionalmente necessaria» e che i diritti fondamentali, come la salute, devono prevalere su altre voci di bilancio. Tuttavia, le risorse per i LEA rimangono invariate, nonostante i cambiamenti demografici e organizzativi.

Il finanziamento del SSN deve rientrare in una strategia pluriennale con un nuovo Piano Sanitario Nazionale. È necessario superare il modello di pagamento per prestazione e finanziare percorsi terapeutici basati sui risultati di salute, semplificare l’accesso ai fondi per l’edilizia sanitaria, incentivare ricerca e innovazione per rendere il SSN più efficace e sostenibile nel lungo termine.