Politica

La prova del potere

26
Luglio 2025
Di Alessandro Caruso

Il settimanale Time – edizione internazionale – ha scelto Giorgia Meloni per la copertina del numero pubblicato il 24 luglio 2025 con il titolo provocatorio “Where Giorgia Meloni Is Leading Europe, accompagnando il ritratto di una donna cresciuta nella Garbatella operaia e diventata la prima premier italiana con un trattato politico preciso: un nazionalismo identitario che convive con un saldo sostegno all’Unione europea, alla Nato e alla causa ucraina. L’immagine che ne emerge è quella di una leader pop partecipe dei timori globalisti ma al tempo stesso rassicurante per le cancellerie occidentali, tanto da guadagnarsi elogi da figure istituzionali trasversali, da Biden a von der Leyen. La sua affermazione secondo cui “dobbiamo difendere la nostra cultura, la nostra identità, la nostra civiltà” si intreccia nel profilo con richiami al suo passato politico nei Gabbiani del Msi e con le critiche mosse dai detrattori su derive autoritarie e inasprimento del controllo sui media e sulla magistratura.

Mentre il racconto internazionale amplifica questo ritratto di leader equilibrata ma ambiziosa, sul piano legislativo la maggioranza guidata da Meloni ha appena ottenuto una vittoria cruciale sul fronte interno: con 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astenuti il Senato ha approvato in seconda lettura la riforma costituzionale che introduce la separazione delle carriere tra pm e giudici, uno dei cavalli di battaglia del ministro Nordio che ambisce a una magistratura più efficiente e trasparente. Il testo tornerà ora alla Camera e in autunno sarà sottoposto nuovamente al Senato; se non raggiungerà i due terzi delle Camere, il provvedimento sarà sottoposto a referendum nella primavera del 2026. Le opposizioni hanno duramente contestato in aula, con cartelli e proteste che rovesciano copie della Costituzione, evocando i valori di Falcone e Borsellino, mentre da Palazzo Chigi la premier definisce il voto come un “passo verso una giustizia più equa e trasparente”.

Al tempo stesso, il campo del centrosinistra è scosso da nuove inchieste giudiziarie che coinvolgono figure di rilievo, rilanciando accuse di opacità interne: l’avviso di garanzia notificato a Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro e candidato del centrosinistra alle regionali nelle Marche, verte su presunti affidamenti diretti senza gara a associazioni culturali legate a eventi murales e installazioni pubbliche durante la sua amministrazione. Ricci ha dichiarato di essere “sereno ma amareggiato” e di essere estraneo ai fatti, mentre Conte – presidente del M5S – ha prodotto un appello affinché chiarisca al più presto la sua posizione davanti alla magistratura. Da parte sua, il capogruppo Pd e l’opposizione in generale ribadiscono la necessità di trasparenza, ma anche la volontà di evitare giudizi affrettati. L’episodio ha subito animato le agende della campagna elettorale regionale, trasformando una candidatura simbolica in un possibile boomerang politico per la coalizione progressista.

Sul piano internazionale resta alta l’attenzione sul fronte dei dazi, con l’amministrazione Trump che ha introdotto tariffe del 10‑20 % su Cina, Canada e Messico e una possibile escalation che potrebbe coinvolgere fino a 180 paesi, mentre l’Italia – insieme alla Germania – risulta particolarmente esposta per il peso delle esportazioni statunitensi e le filiere europee. Il presidente Mattarella ha ribadito che i dazi sono “inaccettabili” per gli interessi italiani, sottolineando che il confronto deve avvenire sulla base di regole condivise e che l’Unione europea ha la forza per negoziare con calma e autorevolezza. Sul piano politico l’esecutivo di Meloni è accusato dalle opposizioni di aver sottovalutato i rischi per l’occupazione e per le imprese esportatrici.

In definitiva la narrazione di Giorgia Meloni come leader europea di primo piano, ribadita dalla copertina del Time, si intreccia con una fase interna caratterizzata da riforme istituzionali decise, controversie giudiziarie che coinvolgono nomi del centrosinistra e tensioni sulle implicazioni economiche dei dazi globali. Il quadro appare complesso e polarizzato: da una parte un governo deciso a segnare il proprio profilo riformista e identitario, dall’altra una sinistra in difficoltà tra autoanalisi e necessità di rigore, il tutto sullo sfondo di un contesto internazionale dove le scelte commerciali statunitensi aumentano il grado di incertezza per il nostro export e la stabilità economica nazionale.