Cultura

Rapporto SIAE 2024: l’industria dell’intrattenimento vale oltre 4 miliardi

18
Luglio 2025
Di Elisa Tortorolo

Altro che passatempo. La cultura è una macchina economica capace di macinare miliardi. A certificarlo, il Rapporto SIAE 2024, presentato a Roma in questi giorni: nel 2024 l’industria dell’intrattenimento ha generato un giro d’affari di 4,02 miliardi di euro, con cifre in crescita su tutti i settori. I dati parlano chiaro: tra concerti, cinema, teatro, sport e fiere, l’intrattenimento culturale ha smesso definitivamente di essere solo “tempo libero”, per trasformarsi in strumento di produzione di valore, occupazione e movimento.

Nel 2024 gli spettacoli realizzati sono stati 3,37 milioni, in crescita del 6,15%. Il pubblico totale ha raggiunto le 253,5 milioni di presenze, un +2,25% su base annua. Numeri importanti, che però raccontano anche un cambiamento strutturale: meno “eventoni”, più appuntamenti distribuiti sul territorio. La media per spettacolo si è abbassata (75 spettatori contro i 78 dell’anno prima): le persone partecipano a più eventi, più vicini, più accessibili. Un ecosistema meno concentrato e più vivo.

Il vero protagonista economico resta la musica dal vivo. I concerti sono solo il 2% del totale degli spettacoli, ma da soli portano a casa il 25% dell’intera spesa del pubblico. Stiamo parlando di un giro d’affari da quasi 1 un miliardo di euro (989,3 milioni), per 29 milioni di spettatori. L’evento dell’anno è stato il concerto degli AC/DC a Reggio Emilia, con oltre 102.000 presenze. Per un concerto, il pubblico spende mediamente 34 euro a testa, meno dell’anno scorso (-1,5%), ma restando questo il segmento con la più alta incidenza economica per singolo spettatore. E la stagione 2025 è già partita forte: nei primi cinque mesi, SIAE registra un +6,3% di pubblico e +11,3% di spesa rispetto allo stesso periodo del 2024. La musica non si ferma.

Il cinema domina per quantità. Il grande schermo, pur raccogliendo solo il 13% della spesa e il 29% del pubblico, costituisce l’81% degli spettacoli. La spesa media per biglietto è tra le più basse (7,34 euro), sebbene il pubblico totale resti elevato: 73,5 milioni di ingressi nell’anno passato, con picchi nei mesi invernali. Il titolo campione d’incassi è stato Inside Out 2, a sottolineare la tendenza di tanti i giovani e dei giovanissimi a occupare le sale (+31% per gli under 14, +13% per la fascia under 24 rispetto al 2023). Interessanti anche le anticipazioni relative all’andamento delle sale nel 2025, con un +8,8% di spettatori e una spesa in crescita del 10,6%. 

Bene, in proporzione, il teatro, che mette a segno la crescita maggiore di tutto il comparto: +4,5% di spettacoli, +7,2% di spettatori, +7% di spesa. Con 28,3 milioni di presenze e 578,6 milioni di euro di incassi, è il settore che più di tutti intercetta un pubblico trasversale, attento, e disposto a spendere.

Anche grazie a Jannik Sinner – fresco di vittoria di Wimbledon, ma che proprio nel 2024 ha vinto il suo primo Slam in Australia -, il panorama sportivo italiano resta vivace e altamente redditizio: pur rappresentando solo il 2% degli eventi, raccoglie 38,1 milioni di spettatori e il 21% della spesa totale. E’ di 474 persone il numero medio di pubblico a evento – un’enormità rispetto ad altri settori. Anche discoteche e sale da ballo fanno la loro parte: il 6% degli eventi attrae il 13% degli spettatori. 

Dopo anni di stop e incertezze, è il ritorno della socialità, del ballo, del divertimento notturno. E’ di questo avviso anche il Presidente SIAE, Salvo Nastasi, il quale ricorda che questo è un anno speciale: si festeggiano cento anni dalle prime rilevazioni statistiche sullo spettacolo in Italia. Un secolo di dati, ma soprattutto una lente preziosa per capire come cambia il Paese. Angela Tibaldi, vicepresidente di Ptsclas (partner nell’elaborazione del report), sottolinea il valore dell’approccio comparativo: «Analizzare i dati nel tempo, sul territorio e per categoria è fondamentale. Solo così possiamo leggere dove sta andando la cultura italiana». 

Insomma, lo spettacolo, oggi, è molto più di intrattenimento:  è economia reale, produzione di valore, motore sociale. E per un’Italia che cerca nuove strade di crescita, la cultura potrebbe essere – finalmente – una corsia preferenziale.