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Meloni rilancia l’unità dell’Occidente: Roma al centro della ricostruzione dell’Ucraina

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Luglio 2025
Di Redazione

Da chi per mesi ha criticato la Presidente del Consiglio per il suo scarso europeismo, frutto di un’eccessiva vicinanza, al limite della sudditanza, con l’Amministrazione Trump II, ci saremmo aspettati un sussulto di obiettività nel raccontare l’esito della Conferenza internazionale per la ricostruzione dell’Ucraina. 

Abbiamo invece dovuto assistere a qualsiasi forma di fuoco d’artificio mediatico pur di distrarne l’attenzione, dalle conversazioni private relative al caso Almasri all’interno dello staff del Min. Nordio fino alle “rivelazioni shock” dei casi di cronaca da pomeriggio televisivo. Ci mancava solo una prima pagina sugli “ascolti boom” di Temptation Island e il quadro era completo. 

Effetti dell’informazione affetta da malattia del clickbaiting; conseguenze della scarsa maturità di parte dell’informazione rispetto alla complessità delle dinamiche internazionali e alla sfida di doverle tradurre per il pubblico. 

Diamo atto a La Repubblica, forse l’organo d’informazione più critico nei confronti del governo, di essere quello che meglio ha raccontato la Conferenza internazionale, evidenziandone il principale valore al fondo di tutto: la rinnovata unità dell’Occidente, Europa & Stati Uniti, di fronte al sostegno all’Ucraina. 

Se sarà un’unità di facciata lo diranno solamente i fatti, ma dopo mesi di dualismo Trump-Putin e ipotetici “Volenterosi” contrapposti all’interventismo USA, si torna ad assistere ad una dinamica più inclusiva nella gestione del conflitto Russia-Ucraina. Ed è successo a Roma. 

E’ successo a Roma perché Giorgia Meloni è riuscita a dare il meglio di sé in quell’ambito della leadership politica che finora ha assorbito gran parte del suo impegno: le relazioni internazionali. 

Presente ovviamente Volodymyr Zelensky, rimesso al centro della scena non in un contesto ristretto come quello dei “Volenterosi”, ma di fronte ad una platea che comprendeva anche Keith Kellogg, generale in pensione indicato da Donald Trump come suo inviato per l’Ucraina. Oltre a 70 nazioni partecipanti, 40 organizzazioni internazionali e centinaia, se non migliaia, di aziende. 

Presente Ursula von der Leyen nonostante i giorni della mozione di sfiducia al Parlamento UE, schivata brillantemente anche grazie all’astensione della delegazione di Fratelli d’Italia dentro ECR, messaggio politico di vicinanza più che fattore decisivo in termini numerici. 

Presente il Cancelliere Friedrich Merz, sempre più compreso nel ruolo di leader di una Germania che aspira a tornare sulla scena globale non solo per la sua forza economico-industriale, ma anche per il soft power di una leadership forte, stabile e profondamente europea, convinta di poter convincere gli USA a rinsaldare un asse occidentale a rischio di sfarinamento. 

Presenti, anche se solo in videocollegamento, i 2 leader dei Volenterosi, Emmanuel Macron e Keir Starmer, i quali non hanno potuto che prendere atto del successo dell’iniziativa italiana e di come Giorgia Meloni abbia confermato quel ruolo, praticamente unico in Europa, di costante “ponte” tra le due sponde dell’Atlantico. 

Presente, anche se non fisicamente, la NATO, che riprenderà ad inviare armi all’Ucraina dopo lo sblocco delle autorizzazioni da parte del Presidente Trump, prima volta dal momento del suo ritorno in carica. 

Tutti elementi diversi e distanti tra loro nello spazio e nel tempo ma che, come pezzi di puzzle, tendono ad avvicinarsi e incastrarsi in un quadro di reciproca vicinanza. 

Nelle settimane passate non abbiamo mancato di avanzare critiche ad un certo immobilismo di governo sul fronte interno, al punto da sentirci dire da un caro ed esperto amico, che la politica l’ha vissuta, “too much“. 

Stavolta, però, non si possono che rinnovare i complimenti alla Premier per la gestione perfetta dell’iniziativa di Roma. Aveva promesso da tempo che avrebbe messo tutte le sue energie per promuovere l’unità dell’Occidente di fronte alle grandi sfide globali, senza tenere troppo conto delle tempeste mediatiche del momento, e con la Conferenza sulla ricostruzione ha mantenuto anche stavolta l’impegno.