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USA 2024: – 196, processo a New York, udienza alla Corte Suprema, occhi su Johnson

22
Aprile 2024
Di Giampiero Gramaglia

Il processo a New York al candidato a USA 2024 Donald Trump entra oggi nella sua fase dibattimentale, con i discorsi d’apertura dell’accusa e della difesa e poi l’illustrazione dei capi d’accusa. La prima settimana è stata consumata per selezionare la giuria, che è stata completata venerdì (12 titolari e sei riserve).

Il processo riguarda il pagamento si 130 mila dollari in nero a una pornostar perché tacesse, durante la campagna elettorale per Usa 2016, su una relazione con il magnate risalente al 2006.

Ma gli occhi sono già puntati sull’udienza di domani a Washington della Corte Suprema, che ascolterà le posizioni delle parti sulla richiesta d’immunità per Trump per tutto quanto fatto quand’era presidente. Se la Corte Suprema. La cui sentenza è attesa prima dell’estate, dovesse avallare la tesi degli avvocati del magnate, verrebbero probabilmente meno tutti gli altri processi intentati all’ex presidente, che riguardano tutti reati compiuti quand’era ancora in funzione: il ruolo di istigazione svolto nella sommossa del 6 gennaio 2021, così come i tentativi di rovesciare l’esito del voto in Georgia. Incerto il destino del procedimento per avere portato via dalla Casa Bianca centinaia di documenti riservati, custoditi poi nella sua dimora di Mar-a-lago in Florida.

Ma l’attenzione della politica americana in queste ora è concentrata sullo speaker della Camera, Mike Johnson, 52 anni, deputato della Louisiana, divenuto quasi “un eroe” per avere fatto – osserva il New York Times – “solo il suo dovere”, cioè mettere ai voti una proposta della Casa Bianca. Così come accadde al vice di Trump Mike Pence, che il 6 gennaio 2021 si rifiutò di indurre il Congresso, riunito in sessione plenaria, a rovesciare l’esito delle elezioni del 2020.

Il destino di Johnson, repubblicano ‘trumpiano’ nel mirino dei repubblicani ‘ultra-trumpiani’, è ora nelle mani di Trump, cui Johnson avevo fatto visita una settimana prima del voto cruciale di sabato sugli aiuti all’Ucraina, ottenendone forse un qualche via libera o almeno la promessa di non mettersi troppo di traverso.

Su Truth il magnate, pur spronando l’Europa a fare di più, non invitava ad affondare gli aiuti a Kiev scrivendo che “la sopravvivenza e la resistenza dell’Ucraina dovrebbero essere molto più importanti per l’Europa che per noi, ma sono importanti anche per noi”. E, dopo il voto di sabato, ha osservato un anomalo silenzio, non sparando a zero su quanto avvenuto.

USA 2024: Mike Johnson, l’eroe che non t’aspetti (e che forse non lo è)
Di Mike Johnson, traccia un ritratto sull’ANSA Claudio Salvalaggio, che s’interroga se sia un eroe, un vero leader o un improbabile Churchill, che ha però dimostrato di essere “una figura molto più audace e di carattere di quanto credessero prima molti dei suoi critici repubblicani e democratici”.

Ringraziato personalmente da Joe Biden e da Volodymyr Zelensky, Johnson viene ora acclamato dopo essere riuscito a far approvare gli aiuti all’Ucraina in modo bipartisan, sfidando l’opposizione dell’ala ‘trumpiana’ del suo partito e il rischio, non ancora escluso, di esserne sfiduciato.

Oscuro deputato della Louisiana, avvocato costituzionalista, fervente evangelico anti abortista e anti-Lgbt, sostenitore della tesi delle elezioni rubate, Johnson era divenuto speaker quasi per caso l’ottobre scorso, dopo che la fronda ‘trumpiana’ aveva prima affondato Kevin McCarthy e poi bruciato diversi candidati alla sua successione.

Inizialmente si era allineato al magnate e si era schierato contro i nuovi aiuti all’Ucraina, rifiutando di mettere ai voti il pacchetto proposto dall’Amministrazione Biden e approvato dal Senato. Ma ha poi cambiato idea ed è riuscito a farlo passare, dimostrando un coraggio politico raro e formidabili capacità legislative.

Hanno contribuito alla sua evoluzione il pressing persuasivo della Casa Bianca, i briefing dell’intelligence e l’appoggio dei democratici. Ed è stata vincente l’idea di capovolgere il progetto dell’Amministrazione, separando gli aiuti all’Ucraina da quelli per Israele e Taiwan, consentendo così a tutti di esprimere il proprio dissenso sui singoli punti, ma incassando maggioranze bipartisan garantite dall’appoggio dei democratici – determinante -.

Convintosi della necessità di contrastare la Russia e l’asse con Cina e Iran, Johnson ha mollato l’ala dell’ ‘America first’ del suo partito e sposato quella più internazionalista di matrice reaganiana. Ma si è trovato con 112 repubblicani contro (la maggioranza del gruppo), inimicandosi la base populista più vicina a Putin che a Zelensky e contraria all’ interventismo americano.

A salvare il suo disegno sono stati i voti democratici. Resta la minaccia di una mozione di sfiducia preannunciata dalla deputata della Georgia ‘ultra-trumpiana’ Marjorie Taylor-Greene, ma non ancora presentata: forzare un voto di sfiducia creerebbe un altro caos nel partito repubblicano, che darebbe di sé un’immagine ingovernabile a pochi mesi dalle elezioni presidenziali e politiche. Se accadesse e se i democratici lanciassero un salvagente allo speaker, Johnson diventerebbe ancora più vulnerabile e non durerebbe a lungo.

USA 2024: Nancy Pelosi ha scritto le sue memorie, usciranno in estate
L’ex speaker della Camera Nancy Pelosi ha scritto un libro di memorie che uscirà quest’estate, dove ripercorre la sua lunga carriera politica. La deputata democratica, 84 anni, fu eletta la prima volta alla Camera nel 1986, divenne leader di minoranza nel 2003 e speaker quattro anni dopo. Nel 2023, si è dimessa dalla carica, ma è rimasta come deputata.

Nel libro, ‘The Art of Power’, Pelosi racconta, fra l’altro, i suoi rapporti con Donald Trump e fornisce il suo racconto del 6 gennaio 2021, quando i sostenitori dell’allora presidente fecero irruzione nel Congresso riunito in sessione plenaria per indurlo a rovesciare l’esito del voto. Pelosi, secondo le anticipazioni fornite dall’editore Simon & Schuster, racconta come cercò di fare affluire sul Campidoglio la Guardia Nazionale per contrastare l’insurrezione.