Economia

I quattro modi di spendere i soldi secondo Milton Friedman

17
Marzo 2021
Di Daniele Capezzone

Pochi sanno che Milton Friedman, gigante della libertà (non solo della libertà economica) era anche uno straordinario polemista, divulgatore, uomo di comunicazione. Per lunghi anni, seppe “popolarizzare” e rendere fruibili le sue teorie, alternando un linguaggio tecnico e accademico a registri linguistici più facili, più accessibili, di immediata comprensibilità per tutti.

Resta memorabile la sua spiegazione sui quattro modi possibili di spendere il denaro: un piccolo gioiello dialettico che può aiutare tutti a capire le differenze tra pubblico e privato, tra accortezza nelle decisioni e spesa fuori controllo, tra come si gestisce una famiglia e come si governa, o talora si “sgoverna”, uno stato.

Il primo modo – spiegava – è quando spendi il tuo denaro, quindi i soldi tuoi, per comprare una cosa per te stesso. In questo caso, senza dubbio, starai attento sia alla qualità sia al prezzo della merce. Non vuoi certo rimediare una fregatura.

Il secondo modo è quando spendi ancora il tuo denaro, ma per qualcun altro, quindi per fare un regalo. Starai abbastanza attento anche in questo caso sia al prodotto sia al suo costo, perché non vuoi fare una brutta figura, né vuoi svenarti.

Il terzo modo è quando spendi il denaro di qualcun altro per te stesso. Qui starai bene attento alla qualità, ma un po’ meno ai prezzi: tanto non paghi tu… E, annotava perfidamente, è probabile che ci scappi un pranzo nel miglior ristorante della città.

Il quarto – e ultimo, e devastante modo! – è quando spendi il denaro di qualcun altro per qualcun altro. E’ la spesa pubblica, bellezza: nessun controllo di qualità, nessun limite, nessun argine agli sprechi.

Bastano queste quattro immagini per capire come funzioni (male) in troppi casi la gestione delle risorse pubbliche, e quanto grande sia il rischio che il denaro dei cittadini venga dissipato.

Anche perché, come ammoniva Margaret Thatcher rompendo un altro tabù, la nozione di “denaro pubblico” non esiste: esiste semmai il “denaro dei contribuenti”.

Siamo proprio sicuri, rileggendo queste righe, che la mano pubblica sia necessariamente più saggia nell’uso delle risorse, di una madre o di un padre di famiglia, o di un imprenditore, che devono far tornare i conti e non possono permettersi di sgarrare? Una ragione di più per – in generale – lasciare più spazio alle scelte e alle decisioni anche economiche individuali e private, e lasciarne meno alla sfera pubblica.

Photo Credits: venividivici.us