Ambiente

Green Deal e auto. Le elettriche ora se la giocano sul prezzo

01
Febbraio 2023
Di Giampiero Cinelli

La complicata fase macroeconomica sta innescando una guerra dei prezzi? Se guardiamo alla dicotomia Europa-Usa il quesito sorge spontaneo e il rischio sembra evidente soprattutto per quanto riguarda il mercato dell’auto. La domanda globale è calata, l’inflazione sta scendendo ma è ancora sostenuta. E a questo punto, per un settore come l’automotive chiaramente proiettato verso la transizione all’elettrico, i costi sono un problema e si possono aggirare solo con gli incentivi statali. Al momento sembra essere Washington quella più in grado di foraggiare i suoi produttori, ciò determina indirettamente un gap di concorrenza, potenzialmente difficile da colmare. C’è chi ne sta già approfittando.

Byd, la società cinese principale produttore al mondo di auto elettriche, sopra anche a Tesla, il 1° gennaio ha rialzato i prezzi dei suoi veicoli, a quanto pare a causa dell’impatto della riduzione dei sussidi pubblici per le macchine a nuova energia. I prezzi sono saliti di una cifra compresa tra i 2.000 yuan (circa 270 euro) e i 6.000 yuan per i suoi vari modelli. Se gli Stati cominceranno a contenere il sostegno all’acquisto delle auto elettriche la conseguenza duratura potrebbe essere quella del ritorno di prezzi più sconvenienti per i clienti, anche se il costo di alcuni modelli stava già scendendo. Il punto è proprio se l’Europa, a differenza delle altre due potenze, può permettersi questo adesso.

L’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares infatti ha messo avvertito sulla possibile necessità di «scelte impopolari», come la chiusura di altri impianti del settore automobilistico se i prezzi alti delle vetture elettriche manterranno il mercato dell’auto sotto i livelli pre-pandemia. Stellantis a dicembre ha annunciato che a fine febbraio chiuderà l’impianto di Belvidere, in Illinois. Per gli oltre 1.200 lavoratori sarà avviata una procedura di licenziamento, anche se l’azienda ha garantito la possibilità di un loro ricollocamento in altre posizioni. «L’industria automobilistica deve assorbire il 40% di costi più alti per l’elettrico. Se il mercato si contrae non abbiamo bisogno di così tanti impianti», ha affermato l’Ad.

La politica aggressiva di Elon Musk

Dall’altra parte Tesla non si pone limiti, arrivando ad abbassare il listino del 20% in tutto il mondo su Model 3 e la Model Y, due delle autovetture più diffuse e di grande pregio, destinate a un pubblico non di massa. Ciò nonostante il livello di produzione di Tesla sia ben lontano da quello di marchi storici ma più tradizionali come Audi o Bmw. Model Y in Europa è stata l’auto più venduta in assoluto a novembre e dicembre, in Italia è in cima alla classifica delle elettriche più vendute nell’ultimo trimestre del 2022. L’azienda di Musk ha anche rivisto alcuni processi, regionalizzando la produzione e le catene di fornitura. Modificata anche la strategia di distribuzione per renderla più uniforme, riducendo così i picchi logistici e di consegna. Non tutti però valutano positivamente le mosse di Tesla, che potrebbe finire per abbassare il valore generale del mercato e dei suoi stessi prodotti già in circolo. La tendenza preoccupa anche gli addetti ai lavori cinesi che hanno iniziato a protestare. Vedremo se adesso anche gli attori continentali decideranno di essere più competitivi sul prezzo, anche se in Europa questo non è mai successo per scelta deliberata, al di là dei processi spontanei che possano aver giovato ai consumatori. La Commissione Europea dovrebbe prendere seriamente in considerazione le dinamiche in atto e decidere se intervenire. Sono giorni di parecchio fermento e non è escluso che vedremo sviluppi. Altrimenti lo scenario per il mondo automobilistico resterà quello di un grande punto interrogativo.

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