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Il digitale è il migliore alleato della sostenibilità, ma pochi lo sanno

19
Aprile 2024
Di Ilaria Donatio

Un cittadino su due – che vive nei piccoli centri – ignora o conosce poco il concetto di sostenibilità, mentre il 61% riconosce al digitale un ruolo importante nel promuovere lo sviluppo economico. Il dato interessante è che a fare la differenza in tema di digitale e sostenibilità non sia più lo storico divario nord-sud, ma quello tra piccoli e grandi centri abitati.

È quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio della Fondazione per la Sostenibilità Digitale “Cosa pensano gli italiani del rapporto tra sostenibilità e digitale?” realizzata in collaborazione con l’Istituto San Pio V e presentata oggi nel corso del convegno annuale della Fondazione, organizzato in occasione dellasettimana dell’Earth Day. I dati raccolti – la rilevazione dei dati è stata effettuata dall’Istituto Piepoli, che a Marzo 2024 ha raccolto 4000 interviste – sono poi stati successivamente analizzati utilizzando l’indice DiSITM (Digital Sustainability Index) ideato dalla stessa Fondazione e che misura il livello di consapevolezza dell’utente nell’uso delle tecnologie digitali quali strumenti di sostenibilità. 

Due Italie su sostenibilità digitale
“La particolarità della rilevazione di quest’anno è che abbiamo messo a confronto in ogni Regione le grandi città con i comuni più piccoli”, afferma Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. “Il nostro obiettivo è stato quello di analizzare il cambiamento nel modo in cui gli italiani che abitano nelle grandi città vivono le tecnologie digitali ed il concetto di sostenibilità rispetto a quanti invece si trovano nei comuni più piccoli: quelli sotto i 3.000 abitanti. Il risultato è che rispetto a questi temi ci troviamo di fronte a due Italie, ma non sono quella del nord e quella del sud, ma quella dei grandi comuni e quella dei piccoli comuni” a commento dei risultati della ricerca.

Intervista con il presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale Stefano Epifani

Un gap difficile da colmare
L’indagine evidenzia, ad esempio, come ben il 34% degli abitanti delle grandi città abbia una conoscenza limitata o nulla del concetto di sostenibilità: un italiano su tre. Ma questa percentuale sale di quasi 20 punti percentuali, al 53%, se i considerano i comuni con meno di 3000 abitanti. In altri termini un italiano su due che vive nei piccoli centri (e, lo ricordiamo, l’80% dei comuni italiani è al di sotto dei 3000 abitanti) non sa cosa sia la sostenibilità. Un gap difficile da colmare se prendiamo in considerazione gli obiettivi contenuti nella Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile di Benessere Italia, l’organo della Presidenza del Consiglio cui spetta il compito di coordinare, monitorare, misurare e migliorare le politiche di tutti i Ministeri nel segno del benessere dei cittadini. È quindi evidente come la necessità di aumentare la consapevolezza su questo tema rimanga una grande sfida sia per le aree urbane più grandi che per quelle più piccole ed un grande tema per le Istituzioni nell’elaborazione di nuove politiche territoriali, della realizzazione di nuovi modelli di sviluppo e della governance territoriale.

Servizi digitali più utili anche i più sconosciuti
Emerge anche un altro dato preoccupante dalla ricerca, ovvero una grande difficoltà da parte dei cittadini italiani nel guardare al digitale come strumento al servizio della sostenibilità, sia essa ambientale, economica o sociale. E anche in questo caso la difficoltà è inversamente proporzionale alla dimensione della zona di residenza. “Si arriva così al paradosso che quei servizi che dovrebbero e potrebbero essere più utili proprio agli abitanti dei comuni più piccoli sono meno conosciuti e meno utilizzati esattamente da questa fascia di popolazione: i casi più eclatanti sono quelli della pubblica amministrazione digitale e della sanità” – evidenzia ancora Epifani.  

In altri termini, la consapevolezza, la competenza e i conseguenti comportamenti degli italiani sono più simili sulla base delle dimensioni del Comune che della posizione geografica. Ne emerge una mappa dell’Italia che non differenzia tanto nord, centro e sud, quanto grande e piccolo. In altre parole, Roma assomiglia a Napoli, a Milano o a Palermo più di quanto non assomigli ad un piccolissimo comune del Lazio o comunque del Centro Italia. Ed il divario all’interno delle Regioni aumenta all’aumentare della forbice degli abitanti tra il centro più grande ed i comuni più piccoli. 

Intervista con il deputato di Italia Viva Mauro Del Barba

Sostenibilità ambientale ed economica
Per quanto riguarda, invece, la sostenibilità ambientale e quella economica, è stata riscontrata un’ampia accettazione della tecnologia digitale come strumento per promuovere sia la sostenibilità ambientale che economica, sebbene con leggere variazioni nelle percentuali di accordo tra i due contesti urbani. 

Paura e (pre)giudizi
Malgrado la maggior parte degli italiani dei grandi e dei piccoli centri ammetta che la tecnologia sia foriera di opportunità, approfondendo il tema emerge come in realtà sia chi vive nei grandi centri che chi vive nei piccoli contesti urbani ne abbia paura. La maggioranza degli intervistati – sia dei grandi che dei piccoli centri – concorda sul fatto che lo sviluppo tecnologico sia fonte di diseguaglianze, perdita di posti di lavoro e ingiustizia sociale. Nel complesso, il 65% dei residenti dei piccoli centri ne è convinto mentre questa percentuale scende al 58% nei grandi centri.

Strumenti di accesso alla P.A. disomogenei
L’indagine evidenzia anche come gli italiani stiano sempre più utilizzando i sistemi digitali messi a disposizione dalla Pubblica Amministrazione per accedere ai servizi pubblici, anche se c’è ancora molto da fare. Stiamo parlando di SPID, utilizzato dal 54% dei residenti dei Grandi Centri e dal 34,0% dei residenti dei Piccoli Centri; CIE/CNS (Carta d’Identità Elettronica / Carta Nazionale dei Servizi), utilizzato dal 34% dei residenti dei Grandi Centri e il 28% dei residenti dei Piccoli Centri; PagoPA, utilizzata dal 28% dei residenti dei Grandi Centri e il 23% dei residenti dei Piccoli Centri. I livelli di adozione sono differenti a seconda che si risieda in Grandi o Piccoli Centri, mentre sono omogenei per tutte le aree geografiche eccetto che per il Nord Est, dove si riscontrano livelli inferiori di diffusione degli strumenti informatici. 

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L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale
Se guardiamo invece all’adozione degli strumenti di intelligenza artificiale generativa (chatGPT, Gemini e Copilot), l’indagine rileva che, nonostante l’hype mediatico, la loro adozione reale è molto più bassa di quanto si possa ipotizzare

ChatGTP è lo strumento che registra percentuali maggiori di conoscenza (61%) e di utilizzo (24%). Vi è una differenza marcata nell’utilizzo regolare, con il 13% dei residenti dei Grandi Centri che le utilizza, rispetto al solo 4% nei Piccoli Centri. Per quanto riguarda invece Gemini e Copilot le percentuali di utilizzo sono molto basse, non superano il 4%.

La sfida, oggi, è una sfida per la consapevolezza. E questo sta definendo anche la linea d’azione della Fondazione, che dopo l’Academy dedicata ai giornalisti ha attivato – in collaborazione con l’intergruppo parlamentare per l’Innovazione – una iniziativa volta a supportare, con seminari e percorsi di approfondimento, quei parlamentari che vorranno comprendere meglio le dinamiche del digitale e della sostenibilità per legiferare più consapevolmente” – conclude Epifani.  

Fotografie, riprese e montaggio a cura di Simone Zivillica