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Europa al bivio, Urso spinge su industria e spazio: «Decisioni subito, non palliativi»

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Dicembre 2025
Di Giampiero Cinelli

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso insiste sul fatto che l’Europa sia arrivata al punto decisivo: «il futuro dell’Europa si decide in questi giorni ed è a un bivio tra declino inarrestabile e rilancio industriale». Dal palco dell’assemblea pubblica Anfia, riunita sotto il titolo Il futuro è adesso, Urso lega questo snodo al negoziato sul pacchetto automotive e siderurgico che Bruxelles presenterà il 16 dicembre. L’Italia, afferma, lavora a un’intesa con Berlino: «Mi auguro di poter presentare, tra poche ore, un documento congiunto di politica industriale italo-tedesco che indica la strada su cui noi chiediamo che la Commissione europea si incammini velocemente, su auto e siderurgia».

Per il ministro, l’asse Roma-Berlino deve poggiare sulle ragioni fondative dell’integrazione europea: «il principio della libertà, libertà della scienza, della tecnologia, dell’impresa e dei cittadini di scegliere quale veicolo adottare». La richiesta è una: «libertà tecnologica, cioè neutralità». Ed è in questa cornice che Urso considera il piano congiunto come «fondamentale», perché capace di restituire all’Europa margini di autonomia industriale mentre la revisione delle regole Ue sull’auto entra nel vivo.

I toni si irrigidiscono quando si arriva al Green Deal. «Non so fin dove si spingerà von der Leyen il 16», premette Urso, ma chiarisce che l’Italia non accetterà aggiustamenti marginali: «siamo determinati ad andare in fondo e non ci accontenteremo di palliativi, misure tampone e rinvii». Serve, dice, «una revisione radicale delle regole del Green Deal», perché il tempo delle decisioni è ora. Urso rivendica che la posizione italiana sull’automotive è stata condivisa da diversi Paesi europei: l’auto è, nella sua visione, il fulcro dell’autonomia strategica. «Se si ferma l’auto si ferma l’industria europea», sostiene, ricordando che in questo settore «vi è tutto quello che è necessario all’autonomia strategica europea».

La traiettoria industriale evocata dal ministro trova un secondo terreno di conferma nella Space Economy, che a Roma inaugura la nuova edizione del New Space Economy Expoforum 2025. L’Italia, secondo Urso, è «fra i protagonisti dello spazio a livello europeo» e il comparto gode di «buona salute», ma la crescita impone alle imprese di organizzarsi per reggere l’aumento della domanda e degli investimenti. Nel videomessaggio di apertura, il ministro definisce lo spazio «uno dei settori strategici in cui si gioca la capacità dell’Europa di essere competitiva, autonoma e sicura» e rivendica l’aumento dell’impegno italiano nell’Agenzia spaziale europea.

Sul ruolo dell’industria interviene anche Massimo Claudio Comparini, alla guida della divisione Spazio di Leonardo, che sottolinea come le grandi imprese italiane abbiano un peso determinante nelle catene del valore europee. Tuttavia, osserva Luca Del Monte, capo del dipartimento di Commercializzazione dell’Esa, la sfida sta nella capacità del sistema di assorbire la crescita: l’aumento degli investimenti, pari al 13% per l’Italia, impone una gestione più rigorosa delle risorse pubbliche e un rafforzamento industriale che eviti la dispersione dei fondi verso fornitori extra-europei. «Il rischio», avverte, «è che poi una parte venga investita per l’acquisto di prodotti o servizi offerti da aziende di Paesi stranieri».

Il panorama internazionale della Space Economy si allarga anche ad attori emergenti come l’Agenzia spaziale africana Afsa, nata nel 2023. «Oggi contiamo sulla partecipazione di 23 Paesi», spiega Tidiane Ouattara, indicando l’obiettivo di sostenere lo sviluppo del continente e, in prospettiva, avviare missioni scientifiche e programmi a uso civile.

Il filo che unisce automotive, siderurgia e spazio è, nelle parole di Urso, la necessità che l’Europa ritrovi una strategia industriale integrata e capace di decisioni rapide. Ed è proprio su questo terreno che si giocherà, già dai prossimi giorni, la possibilità di trasformare il bivio evocato dal ministro in una direzione definita.